Articolo: "Movida maleducata": l'Amministrazione decide la chiusura anticipata dei locali del centro di Monica Campani su ValdarnoPost.it
Cronaca locale, anzi localissima, ma significativa di una tendenza sempre più comune sia ad alto livello (governo) che basso: non aggredire la causa ma l’effetto e scaricare le responsabilità (e nel nostro esempio anche i costi) su altri.
La storia (ella) è semplice: nella piazza principale del paese i giovani fanno confusione anche la sera tardi. La logica vorrebbe che, se il comune decide di intervenire, si mandino i vigili a zittire i giovani che urlano troppo: io credo che non ci sarebbe bisogno neppure di fare multe, basterebbero degli avvisi verbali per una settimana e tutto sarebbe risolto. Stiamo parlando infatti di un piccolo paese: il problema è quella piazza e basta, tutt’intorno è il deserto…
Invece no: troppo complicato ed educativo insegnare ai giovani a non eccedere e a rispettare i residenti che vivono appetto alla piazza e, magari, vorrebbero poter dormire con le finestre aperte. Più facile scaricare la responsabilità sel rumore sui commercianti della piazza...
Mi sono preso la briga di segnalare questo articolo (apparso sulla mia pagina FB mentre bevevo il tè del mattino) perché mi ha ricordato una conversazione avuta il giorno prima con un amico.
Non che si faccia chissà quali conversazioni politiche, del resto la mia Epitome mi ha messo un po’ contro tutti, ma dopo giochi, famiglia e salute l’argomento covid-19 è salito alla ribalta. Lui che segue abbastanza questo ghiribizzo si ricordava di un mio pezzo (Speciale Coronavirus 21) dove mi dicevo particolarmente preoccupato del focolaio che aveva colpito il corriere Bartolini e così mi ha dato qualche informazione ulteriore: con le nuove norme post-covid (“post” per modo di dire vista la tendenza) il lavoratore che ha un minimo di febbre dovrebbe rimanersene a casa. Il problema è che i trasportatori Bartolini sono una cooperativa: chi non lavora non guadagna. Inevitabilmente chi ha una linea di febbre invece di perdere la giornata o settimana (non so come sono organizzati) di entrate preferisce prendere della tachipirina (nel caso vi fossero dei controlli sulla temperatura alla sede, non ne ho idea) e andare a lavoro. Il 99,9% delle volte non succede niente ma lo 0,1% si diffonde il virus a colleghi e, temo, clienti (percentuali messe a casaccio per rendere l’idea).
In questo caso lo stato dovrebbe: 1. sostenere economicamente il lavoratore che non va a lavoro perché potrebbe avere il covid-19; 2. fare l’esame col tampone per verificare immediatamente se si tratti di covid-19 o no.
Invece lo stato delega ai lavoratori e magari alle aziende il compito di certificare la propria salute ovviamente con costi diretti e indiretti a carico di lavoratori e aziende.
Qualcosa di analogo accadrà con la scuola: lo stesso amico mi ha spiegato che col prossimo anno scolastico i genitori per portare i figli a scuola dovranno certificarne la salute. La laurea in medicina non serve, basta avere uno o più figli in età scolare. Lui obiettava che se i genitori lavorano entrambi, non potendo lasciare il bambino solo a casa, nell’ipotesi spesso corretta che abbia poco o nulla, lo mandano comunque a scuola. Certo si tratta di un comportamento errato, seppure comprensibile (di nuovo pensiamo a una coppia dove chi non lavora non guadagna), ma la scelta dello Stato è addirittura peggiore.
Di nuovo lo scarica barile: centralizzare i controlli nelle scuole, sanificare spesso gli ambienti, applicare un vero distanziamento nelle classi e simili, sarebbe troppo costoso (pagamento straordinari, costi aggiuntivi per la sanificazione e l’acquisto di barriere, etc..) e, temo, inutile (visto che gli studenti comunque si frequenteranno come se niente fosse all’entrata e all’uscita della scuola).
Ma, insomma, invece di trovare delle alternative accettabili lo Stato decide di giocare a fare lo scaricabarile: ai genitori la responsabilità di evitare i contagi nelle scuole…
La paura di questo mio amico è che un lavoratore della sua azienda si ammali e la stessa venga quindi bloccata in quarantena per due settimane se non un mese. Ovviamente senza nessun aiuto da parte dello Stato per coprire le spese impreviste.
Ah, sì, per la sanificazione obbligatoria, lo Stato aveva messo a disposizione dei fondi: per richiederli via Internet era stata data una settimana di tempo e si poteva ottenere circa 500€ per dipendente. Chiaramente il mio amico (che aveva sostenuto spese di sanificazione per varie migliaia di euro) ne aveva fatto richiesta nell’arco di detta settimana.
Ebbene i fondi sono andati esauriti immediatamente e per immediatamente, stando ai log che il mio amico ancora conserva, si intende nel primo decimo di secondo dall’inizio dell’accettazione delle domande!
Anche qui vi vedo una forma di scarica barile da parte dello Stato: viene messa a disposizione una quantità di denaro evidentemente irrisoria e ridicola per le necessità del paese in maniera da poter dire di aver fatto qualcosa e si prendono in giro il 99,9% delle aziende…
Che poi se si sapeva che i fondi erano insufficienti allora si poteva distribuirli divisi per fasce di quantità e/o mediante una lotteria invece che premiare i più veloci in quella che poi NON era stata presentata come una gara di velocità (*1).
Ma perché tutta questa fissazione sul rimpallarsi le responsabilità?
Perché lo notai il 10 febbraio 2020 nel pezzo Lo scarica virus: io ero già in grande allarme per il covid-19 mentre il governo, ben più saggio di me e coadiuvato da esperti ben più esperti di me, affrontava il problema con distaccata superficialità. Ecco, già allora, notai la tendenza della politica a scaricare le responsabilità su altri, nel caso specifico sulle ASL che, con fantomatici controlli, avrebbero individuato con facilità il virus nella remota eventualità che questo apparisse anche da noi…
Mi chiedo quindi se questa tendenza a coprirsi le parti basse e posteriori, di solito usando un’autocertificazione, sia il fastigio politico del solo nostro primo ministro o se sia una caratteristica degli avvocati in genere che confondono insieme legge, certificati, dichiarazioni e realtà.
Conclusione: vabbè, ho un po’ vagolato qua e là ma sostanzialmente sempre intorno al concetto dello “scarica barile”. Concetto che presuppone una visione della politica come apparenza: non si cerca di fare il bene comune (spesso troppo difficile da realizzare o contrario agli interessi politici di parte) ma qualcosa che possa venire dichiarato essere il bene potendone poi dare la colpa ad altri quando, passate settimane o mesi, inevitabilmente si dimostra non esserlo.
Nota (*1): secondo me, ma lo sapete che io sono sospettoso e paranoico, gli amici degli amici erano stati avvisati di far presto per richiedere i fondi… oppure le richieste sono state inserite “informaticamente” al momento opportuno… ma sono solo io che, chissà perché, non mi fido di uno Stato che aderge lo scarica barile a dottrina politica...
alla prima stazione
1 ora fa
Nessun commento:
Posta un commento