[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.6.0 "BW").
Già da qualche giorno ho voglia di scrivere ma non ho avuto tempo così oggi, anche se non particolarmente ispirato, ho deciso di buttare giù qualcosa.
Voglio evitare temi troppo complessi e ho pensato quindi di limitarmi a commentare un nuova scoperta dal corso sulla rivoluzione americana: volendo avrei potuto farci semplicemente un corto perché alla fine si tratta di un concetto piuttosto semplice ma preferisco scrivere rilassato, senza preoccuparmi di dover essere conciso.
Proprio ieri ho seguito la lezione 9 (sui lealisti fedeli alla corona) ma il materiale di cui voglio scrivere proviene dalla precedente, la 8 (la logica della resistenza).
In questa lezione la professoressa ha cercato di descrivere quale fosse l’atmosfera culturale in cui erano inseriti i protagonisti delle colonie: come ho scritto in passato il livello di istruzione dei coloni era buono per l’epoca e logicamente, spesso, le figure guida delle colonie erano ancora più istruite.
Le università di Yale e Harvard erano già in piena attività (come altre, quasi altrettanto famose, che nel tempo hanno cambiato nome).
Comprensibilmente la temperie culturale era sostanzialmente illuministica: gli idoli di Thomas Jefferson erano per esempio Bacone, Locke e Newton.
Così la professoressa ha accennato a quali fossero, soprattutto in chiave politica, i concetti cardine dell’illuminsimo.
Grazie alla ragione si possono “illuminare” i misteri del mondo: in particolare dalla storia è possibile trarre lezioni riapplicabili anche alle vicende quotidiane (*1).
Osservando la storia gli illuministi erano giunti alle seguenti conclusioni che i coloni avevano ben chiari in mente quando valutavano gli eventi che vivevano ma che a me sembrano interessanti di per sé.
Le lezioni storiche elencate dalla professoressa sono le seguenti:
1. Il potere arbitrario è l’estrema minaccia al buon governo.
2. Le libertà politiche sono fragili: difficili da conquistare e facili a perdersi.
3. I principi costituzionali devono evitare la formazione di poteri arbitrari.
4. Per nature il potere tende a crescere e, facendolo, erode la libertà della società.
Per i coloni il potere arbitrario era quello del Parlamento inglese e le libertà politiche minacciate quelle delle colonie: per questo si lambiccavano il cervello su cosa fare per difendere la propria libertà pur rimanendo fedeli alla corona.
Io, come al solito, amo confrontare questi concetti con la teoria della mia Epitome.
Il primo punto mi richiama due teorie dell’Epitome: la situazione ottimale per la popolazione ([E] 7.6) si ha quando la forza dei parapoteri ([E] 4.1) è il più distribuita possibile; il potere egemone ([E] 5.10) che, proprio a causa della propria forza, diviene arbitrario.
Riguardo il punto 2 non ho scritto niente nella mia Epitome ma si tratta di un concetto per me ovvio e che ho ripetuto più e più volte su questo ghiribizzo. Sfortunatamente sembra che, almeno in Italia, la gente non abbia in mente la prospettiva storica degli eventi: si fermano all’analisi del presente, alla ragionevolezza dei provvedimenti che ne diminuiscono la libertà e non si preoccupano per il futuro. Ma del resto l’illuminismo è terminato da un pezzo (*2).
Comunque il problema della diminuzione delle libertà individuali, pur nella grande illusione autoreferenziale dell’“abbiamo la democrazia” che dovrebbe spiegare e giustificare tutto, è attualissimo.
Il punto 3 sembra una banalità ma non lo è: avevo già incontrato lo stesso concetto nella Democrazia americana di Tocqueville scritta un paio di generazioni dopo gli eventi che sto studiando adesso. Egli considera le istituzioni politiche americane e spiega che il potere è distribuito e limitato: per esempio un qualunque giudice americano può dichiarare incostituzionale una legge federale; la limitazione è che la legge deve essere attinente al processo che il giudice sta trattando. Capite? Grande potere ma limitato e diffuso (fra tutti i giudici americani).
In Italia cosa abbiamo invece? Abbiamo un organo ad hoc: la Corte Costituzionale composta da anziani sonnacchiosi e con infiltrazioni politiche: il risultato è che entra in azione con una decina di anni di ritardo dopo la promulgazione di una legge. Considerate la terribile legge elettorale (in questo caso sono bastati "appena" 9 anni: v. Legge Calderoli) che attribuiva un abnorme premio di maggioranza a chi vinceva e che è costata all’Italia dei governi terribili che hanno potuto far di tutto senza che l’opposizione potesse intervenire.
Inoltre trovo che il concetto di costruire una società tenendo sempre ben presente il pericolo di evitare i malfunzionamenti portati dagli accentramenti di potere sia affine a una mia teoria: quella che la macchina sociale andrebbe costruita tenendo presente quali sono i limiti dell’uomo ([E] 15).
Ma è l’ultimo punto che mi ha fatto sciogliere in un brodo di giuggiole!
Che il potere, nella mia terminologia i parapoteri, continui a crescere e a rinforzarsi sempre di più è un elemento cardine della mia teoria.
Ogni potere vorrebbe crescere ([E] 5.2) ma solo quelli più forti hanno sufficiente libertà d’azione per scegliere le opzioni migliori per rafforzarsi ulteriormente a discapito della popolazione ([E] 5.9). Questo problema, da sempre presente, si è accresciuto di un ordine di magnitudine con la recente globalizzazione in cui praticamente tutte le nazioni, eccetto le più forti (USA, Cina, forse Russia), subiscono le ingerenze politiche dei grandi poteri economici. E i grandi poteri economici non hanno a cuore il bene dell’umanità ma solo i propri profitti: ecco perché, in breve, il mondo sta andando a rotoli…
Tutto qui…
Alla fine mi è venuto un pezzo di lunghezza più che dignitosa: bene, sono soddisfatto!
Conclusione: che io sia un illuminista? È possibile: indagherò...
Nota (*1): un delegato al primo congresso continentale del 1774 decise per esempio di studiare tutte le forme di governo della storia per prendere il meglio da ciascuna di esse e inserirle in un progetto politico a cui stava lavorando!
Nota (*2): giusto: nel XVIII secolo abbiamo avuto l’illuminismo, nel XIX il romanticismo e nel XX?
Io credo che il XX secolo debba essere diviso in due fasi: la prima metà la chiamerei il “nazionalismo” la seconda l’ “americanismo” o la “globalizzazione”. È presto per dare un nome al XXI secolo data l’accelerazione dell’evoluzione della cultura: di nuovo “globalizzazione” potrebbe essere un buon nome, ma forse anche “orientalismo” o magari “retismo” o “computerismo”… chissà...Temo niente di buono comunque…
martedì 7 luglio 2020
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