Probabilmente chi mi segue l’avrà già capito ma, effettivamente, sono una persona che ama la teoria, i problemi astratti, la matematica, certe questioni filosofiche e via discorrendo.
Sfortunatamente la vita, di tanto in tanto, mi propone dei problemi pratici che odio e temo: in questo caso si tratta della manutenzione del tetto di casa.
In genere me la cavo sostituendo qualche tegola, niente di difficile in questi casi. Quest’anno però mi sono deciso a sostituire le tegole che sono sotto le quattro diagonali del tetto (immaginatevi una casa a base quadrata dove il tetto è una piramide con quattro spigoli: questi sono quelli che io chiamo le “diagonali”). In questo caso la situazione è più complicata perché devo smurare, sostituire e rimurare.
Come al solito sono partito qualche giorno fa affrontando quella che mi pareva la “sostituzione” più semplice: l’idea è che così facendo ho modo di riprendere confidenza con la calce e con il tetto. Non ci furono intoppi e, così, ieri passai alla seconda “sostituzione” più facile.
Stavolta si trattava di un paio di coppi in un punto del tetto dove era relativamente facile lavorare: in teoria niente di complicato.
Quando però ho iniziato a metterci le mani, togliendo del muschio che cresceva su una tegola, mi sono accorto che anche un embrice era spaccato: il problema è che con un embrice rotto avrei dovuto smurare molto di più. Inoltre avrei dovuto sostituire l’embrice, a causa della particolare posizione sotto la diagonale, non con uno nuovo intero ma con solo una sezione di esso.
Lo conoscete il mio motto: “quando odi una tegola aspettati una zebra”. Non mi sono quindi fatto prendere dal panico ma, con mente aperta, ho affrontato il nuovo problema: come “tagliare” in maniera corretta un embrice?
È troppo complicato descrivere come ho fatto scrivendolo: basti dire che mi sono sentito come Willy Coyote che prepara una trappola per Beep Beep…
Ho utilizzato un cartone, della sabbia, delle grosse pietre e, ovviamente, un martello. Risultato? Insomma… L’idea era buona ma andava realizzata meglio, e poi ho usato un embrice vecchio, consumato al centro (parte che tanto avrei eliminato) e che quindi aveva una fragilità accentuata e disomogenea…
Alla fine do al mio lavoro un 5/10: sono andato storto e ho perso la pendenza giusta: dovrò rimetterci le mani per sistemarla ulteriormente: un muratore probabilmente mi darebbe 2, massimo 3, su 10…
Però mi diverto a pensare cosa avrebbero combinato al mio posto i miei amici ingegneri e non: probabilmente la metà di loro sarebbe caduta dal tetto facendo così automaticamente peggio di me! Qualche esempio...
Amico ingegnere meccanico, dirigente d’azienda: me lo immagino perplesso, abbarbicato a un comignolo, che cerca di usare la logica: “Se la tegola fosse una lampadina e il tetto una lampada, come potrei svitarla?”
Amico avvocato (ex alpino): partendo dal fondo del tetto sarebbe stato inesorabilmente attratto, come fosse un'audace capretta, verso la cima da dove però, non sapendo riscendere, avrebbe chiamato un elicottero per farsi salvare.
Amico logico: dove io odo una zebra lui usa il rasoio. Ma chiaramente usare un rasoio per tagliare un embrice non è molto funzionale visto che quest’ultimo non ha la barba…
Altro amico ingegnere elettronico: in realtà questo ha una certa manualità e una precisione maniacale: probabilmente non gli piacerebbe il resto della “costola” e me la smurerebbe tutta per rifarla “per bene”. Squalificato.
Amico ingegnere informatico: uhm… ce lo vedo poco: però mi assomiglia abbastanza: molto teorico e anche molto più paziente e metodico di me. Potrebbe fare bene ma ho la sensazione che sarebbe fra quelli che cascano subito dal tetto…
E poi ci sarebbero i chitarristi: ma con le loro manine delicate: sarebbero più attenti a non farsi male che a fare un bel lavoro. Certo avrebbero il vantaggio di un certo estro artistico: ma questo è un lavoro pratico che non deve essere elegante o fantasioso ma funzionale. Temo che per fare un lavoro “bello” userebbero poca calcina e tutto crollerebbe in pochi giorni.
Pensando ai parenti mi viene in mente un cugino ingegnere meccanico: lui in effetti so che fece una buona esperienza come muratore amatoriale rimettendo a posto una casa insieme a mio zio. Però è anche lui un perfezionista (apparentemente un disagio mentale comune fra gli ingegneri) e farebbe le cose in grande: la mia malta non gli andrebbe bene e vorrebbe fare lui il giusto dosaggio fra cemento e sabbia, vorrebbe tutta una serie di strumenti particolari, porterebbe l’embrice a tagliare a 100Km di distanza dove hanno una sega al vanadio-titanio di precisione laser e roba così. Lavoro ottimo ma mi farebbe spendere un sacco di soldi e ci metterebbe una settimana…
Sempre in tema di parenti ho anche un cugino mezzo chitarrista e mezzo ingegnere: estro e razionalità insieme. Sembrerebbe una combinazione promettente ma sfortunatamente è anche molto alto → quindi poco equilibrio → quindi cadrebbe immediatamente dal tetto…
Ah! poi ci sarebbe un amico che ho ritrovato grazie a FB: fa il fotografo. Sì, di professione per mangiare fa il fotografo: infatti è molto magro e dimostra almeno 10 anni meno di quanti non ne abbia. Temo però che si porterebbe la macchina fotografica: sul tetto si distrarrebbe scattando macro ai vari dettagli, oppure agli animali o magari al panorama intorno: inutile dire che, inevitabilmente, cadrebbe dal tetto e che si farebbe particolarmente male nel tentativo di proteggere la macchina fotografica da ogni urto...
Poi ci sarebbero delle mie amiche: ma quelle che si vantano di avere manualità per i “lavoretti domestici” in realtà intendono dire che riescono a cambiare una lampadina o, nei casi migliori, a montare un aggeggio Ikea formato da tre pezzi buttando via tutte le parti “in più” avanzate…
Si vestirebbero da muratrici molto eleganti e accessoriate poi però, alla prova del dunque, mi direbbero: “Come? Per andare sul tetto devo salire per questa scala?! Allora non me la sento… ho i tacchi alti...”
Vabbè: magari qualcuno se la caverebbe meglio di me però è molto più difficile fare che criticare soprattutto quando poi si è costretti a improvvisare senza avere un’esperienza pratica di quello che si sta facendo…
Conclusione: oggi non ho voglia di rimettere le mani sul tetto ma voglio potare un alloro cresciuto a dismisura e che fa da autostrada per le formiche!
Il post sentenza
49 minuti fa
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