Ieri ho poi avuto la lezione ravvicinata che avevamo deciso di fare qualche giorno fa (v. Lezione XCIII).
In pratica il maestro mi ha ascoltato suonare e abbiamo riguardato dei punti rimasti in sospeso nell'elenco delle mie domande.
Le domande rimaste senza risposta erano:
[1] Sweet: Tonalità maggiore D o G ?
[2] Topgun Anthem: quale tonalità?
[3] Patomica: bene se conosco la musica e se mi piace; altrimenti fatico... è normale?
[4] Sincr.: problemi di velocità già in esercizi 3 e 4; soprattutto con mignolo.
[5] Chariot: Verificare abbellimenti.
{1} Di questo vecchio “brano” (sarebbe più esatto chiamarlo frammento visto che si tratta appena di quattro battute!) le note della melodia sono compatibili sia con una tonalità maggiore di D che di G. Ho quindi chiesto al maestro se in questo caso c'era la maniera per risolvere la questione: ovviamente avendo le note degli altri strumenti si può considerare anche quelle viste che saranno nella stessa tonalità. In questo caso però il maestro mi ha risposto senza esitazione che si tratta di una tonalità maggiore di G: onestamente non ricordo come ci sia arrivato ma, mi pare, dalla predominanza della nota SOL.
{2} Prima ho provato a suonargli il frammento che conosco ma, non senza imbarazzo, mi sono accorto di non ricordarmelo assolutamente: ormai da qualche settimana l'avevo tolto dal repertorio!
Fortunatamente, dopo pochi secondi, sentendolo suonare da lui, le mie dita se lo sono ricordato da sole...
La cosa interessante di questo pezzo è che la sequenza di note della prima parte si ripete esattamente traslata di sei tasti lungo il manico: ora, se si trattasse di 12 tasti, sarebbe un cambiamento di ottava ma, in questo caso, è un cambiamento di tonalità.
Ho quindi chiesto al maestro se c'era un motivo per cui la traslazione fosse esattamente di 6 note e non, ad esempio, 5, 7 o 2.
Il maestro mi ha quindi introdotto il concetto delle “tonalità parallele” (*1): da una stessa nota tonale iniziano due scale, quella maggiore e quella minore. Queste avranno note in comune e note diverse: l'idea è quindi quella di fare un cambiamento di tonalità (da maggiore a minore o viceversa) in maniera tale da evidenziare al primo accordo tale cambiamento.
Adesso in realtà questo principio, almeno applicato al brano in questione, non mi torna più!
Nel seguente grafico ho infatti messo a confronto le note di una scala maggiore con una minore che abbiano la stessa tonale evidenziando con “U” le note condivise e con “D” quelle diverse (nell'ipotesi che si passi da una maggiore a una minore: in caso contrario le “U” rimarrebbero le stesse mentre cambierebbero le “D”).
Come si vede, una traslazione di 6 note porta a una tonalità che ha solo due note in comune con quella di partenza: quindi sicuramente sarà molto diversa da quella di partenza ma avrà anche poco in comune con la tonalità “parallela” così come me l'ha definita il maestro...
A dire il vero il maestro mi aveva fatto l'esempio con una traslazione di 3 tasti che, come si vede, avrebbe invece senso...
Però... bo... inizio a essere un po' confuso: dovrò ragionarci ulteriormente per venirne a capo!
{3} Rimandato...
{4} Il maestro mi ha ascoltato e mi ha detto che vado bene anche se non raggiungo la velocità indicata dal libro: semplicemente gli esercizi sono stati “tarati” per chitarristi molto più esperti di me. Se raggiungo circa il 70% della velocità indicata va già bene: più o meno credo di esserci. Vediamo: in uno 70bpm invece di 90 (77%), e in un altro 120bpm invece di 140 (85%): sul secondo mi esercito da molto più tempo che sul primo...
{5} Le note sono semplici (anche se non è facilissimo andare a tempo perché è molto lento) e il maestro mi aveva aggiunto allo spartito scritto a mano degli abbellimenti (slide, hammer on, pull off, bending e vibrato). Io avevo studiato le note ma non gli abbellimenti (che ovviamente rendono il tutto più complicato). Così abbiamo riguardato il tutto e il maestro si è accorto che non riesco a fare il bending (di un tono, andata e ritorno) e contemporaneamente il vibrato: io proverò a fare un po' di pratica ma, eventualmente, è pronta l'alternativa: slide, andata e ritorno, di un tono...
Infine ho fatto ascoltare al maestro la mia esecuzione di “Vodka”, dove sono andato piuttosto bene, e di “She is my sin”.
Per “Vodka” mi ero scordato di portarmi il brano equalizzato per evidenziare la chitarra (e con cui mi trovo molto meglio) e quindi, come al solito, sono andato per conto mio: anzi siccome c'era una zanzara che mi molestava ronzandomi intorno (e che seguivo con la coda dell'occhio), sono andato parecchio veloce...
Il maestro non aveva particolari annotazioni da farmi e quindi mi ha suggerito un cambiamento nell'impugnatura del plettro: difficile spiegarla a parole ma, in pratica, dovrei tenere la mano destra chiusa a pugno invece che aperta come faccio adesso perché nelle parti veloci sarebbe più stabile; l'indice, rispetto alle altre dita chiuse, dovrebbe avere la nocca non allineata con le altre in maniere che queste non rischino di sfiorare le corde.
Bo, ci proverò nei pezzi “facili”, poi vedremo: non è niente di essenziale...
Anche con “She is my sin” sono andato relativamente bene (*2): visto che l'ho suonata proprio negli ultimi cinque minuti ed ero quindi un minimo riscaldato. Onestamente non ricordo se mi abbia dato dei consigli particolari perché avevo sforato di qualche minuto l'ora della lezione e, mentre mi parlava, stavo mettendo via in fretta e furia la mia roba (*3)... ma credo di no!
In mezzo alla lezione ho poi fatto vedere al maestro un mio foglio di calcolo (di cui l'immagine pubblicata sopra è solo un minuscolo frammento) in cui tengo aggiornata la mia teoria musicale “parallela” a quella ufficiale. Il maestro era molto perplesso ma non è riuscito a trovare nessuna debolezza teorica nella mia rielaborazione se non per il problema di comunicazione fra me e il resto del mondo musicale: ad esempio la 1° nota in una tonalità maggiore nel mio sistema corrisponde a quella rossa, la 3° (che se diviene tonale dà una tonalità minore) è la verde oppure la sensibile (o 7°) per me è la nota arancione...
Probabilmente ci abbiamo perso un quarto d'ora in maniera non troppo produttiva ma ci siamo divertiti!
Conclusione: avendo consumato molto tempo suonando di fronte al maestro gli è rimasto meno spazio per imbottirmi di teoria ma credo che sia stata una buona idea perché così si è reso conto del mio livello attuale e ha potuto verificare che tutto procedesse bene. Ad esempio, in Chariot of fire, si è subito reso conto che non riuscivo a fare il bending e, contemporaneamente, il vibrato: io dubito che da solo me ne sarei accorto (perché poi è un bending di un tono e, quindi, molto accentuato: non basta piegare appena appena la corda...).
Se tutto va bene penso che faremo la prossima lezione a luglio: così avrò avuto modo di valutare se l'esercizio (che ho battezzato “battito”) per abituarmi ai diversi ritmi della musica avrà funzionato...
Nota (*1): non so se è un termine “tecnico” o se lo ha inventato sul momento!
Nota (*2): relativamente bene rispetto al mio solito col maestro ma comunque sempre peggio che a casa!
Nota (*3): sono molto preciso col tempo: odio che mi si rubi qualche minuto ma, contemporaneamente, non voglio approfittarmene...
lunedì 11 giugno 2018
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