Leggendo la Teogonia di Esiodo, Ed. Rizzoli, 1959, trad. Francesco Gargiulo ho avuto una sorpresa inaspettata ma molto gradita: la spiegazione scientifica, corredata da prove, dell'origine della malvagità femminile!
Esiodo con la sua profonda spiegazione ha aperto gli occhi al povero innocente KGB sempre vittima dell'infingardo fascino femminile.
L'autore della Teogonia narra infatti che Prometeo rubò il fuoco a Zeus per donarlo all'uomo. Il Cronide si arrabbiò moltissimo col buon titano e lo punì duramente. Contemporaneamente decise di riequilibrare la sorte degli uomini, troppo favoriti dalla prodigalità di Prometeo, facendo loro a sua volta un dono che gli adducesse infiniti problemi e tormenti.
Fu così (vv. 571-612) che Zeus, con l'aiuto di Efesto e di Atena, creò l'affascinante Pandora, “disgrazia di bella apparenza”, e la mandò fra gli uomini.
Appena questi la videro, incolpevoli, caddero nella trappola e rimasero estasiati, privi di fiato, al suo cospetto. Pandora infatti era un “raffinatissimo inganno” dal quale Zeus non aveva lasciato scampo: “da quella fanciulla deriva infatti il sesso più debole delle donne; da essa appunto discende la razza delle femmine, funesta genia, che vivono fra gli uomini mortali costituendo per essi una terribile calamità, incapaci come sono di adattarsi alla virile sobrietà, ma sempre assetate di lusso.”
Ecco quindi la prima grande verità di Esiodo: le donne sempre concupiscono la ricchezza e mai ne sono sazie. Nessun dono, nessun monile per quanto splendido, placa per più di un attimo la loro sete: subito le scellerate, incapaci di accontentarsi e apprezzare ciò che hanno, volgono i loro iniqui desideri ad altri e nuovi beni.
Ed esse, nella loro brama di possedere, distolgono i buoni uomini dalla ricerca del bene e della conoscenza e li spingono a dedicarsi, senza tregua né sollievo, al giogo perverso del vile denaro e alla sterile schiavitù dell'oro.
Infatti Esiodo prosegue così la sua spiegazione: “Alla stessa maniera che nei ben protetti alveari le api nutrono i fuchi buoni a nulla e, mentre esse per tutta la giornata e fino al tramonto del sole, dalla mattina alla sera, si affannano a riempire i bianchi favi, quelli invece, rimanendosene dentro al riparo delle cellette, si rimpinzano lì il ventre con le fatiche altrui: non altrimenti, a rovina degli uomini mortali, Zeus altitonante pose le donne che arrecano danno soltanto; e diede così, per controbilanciare un bene [il fuoco], un nuovo malanno.”
E questo spiega perché, appena sposate, le donne tendano a ingrassare: mangiano tutto il miele faticosamente portato a casa dai mariti...
Zeus da questa piaga non ha lasciato scampo: il matrimonio è sì una rovina ma a nulla giova rimanere scapoli. Vediamone scientificamente il perché: “Chi, fuggendo il matrimonio e con esso le male arti delle femmine, fa a meno di ammogliarsi e giunge però alla funesta vecchiaia senza il sostegno di un figliuolo: in vita – è vero – non corre il rischio che gli manchi il necessario, ma alla sua morte le sostanze se le dividono i parenti”.
Aggiungo che, al giorno d'oggi, è molto probabile che una perfida donna, vuoi per gelida malizia che per biliosa invidia, investa con la propria auto il buon scapolo impedendogli così di arrivare a una degna e veneranda età. E se anche egli, sfuggendo agli agguati stradali, giungesse a una sapiente vecchiaia ecco che la badante è di nuovo una prava femmina: oggi non c'è scampo all'ingordigia femminile e, quando la morte infine sopraggiunge, spesso affrettata da colei che di lui cura avrebbe dovuto prendersi, agli affranti parenti non resta nulla da spartire.
“Quello che invece si sposa, ammesso pure che gli capiti una moglie brava e di buoni sentimenti, [sicuramente, con la mia solita fortuna, non sarebbe questo il mio caso] tuttavia, tirate le somme, deve alla fine riconoscere che nella sua esistenza a tanto bene corrisponde altrettanto male;”
Ma il 99,9% delle volte l'uomo non è così fortunato: “ma chi poi incappa addirittura in un ceppo maligno [e sì, sicuramente a me toccherebbe una ceppa maligna e bella dura...] è costretto a vivere in una perpetua afflizione che gli rode l'anima e il cuore: e non vi è rimedio che valga.”
Lo sventurato infatti non potrà in alcun modo addolcire la propria esistenza perché, come già spiegato, la moglie gli mangerà tutto il miele che egli avrà faticosamente portato a casa...
Modificato 8/6/2015: ieri ho terminato di leggere la Teogonia e fra le note ho scoperto che già nel 1959 il povero Esiodo era sospettato possedere una lieve vena di misoginia. Strano perché a me era parso piuttosto equilibrato nella sua analisi sul genere femminile... ma... immagino che probabilmente sarà stata colpa di quella sua invettiva contro i fuchi...
Conclusione: povero KGB! Ecco spiegata l'origine della sua solitudine: morigerato, austero e frugale non attrae, ma anzi respinge, le vane femmine solo di lusso assettate. Il tapino è fortunato, ma stoltamente, nella sua fortuna, sogna la sfortuna...
lunedì 8 giugno 2015
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