In una delle precedenti lezioni del corso sulla mitologia greca e romana l'insegnante si avventurato in un disastroso tentativo di spiegare l'interpretazione strutturalista del mito basata sulla teoria di Lévi-Strauss.
A mio parere ha fatto una gran confusione e, leggendo sul forum del corso, mi sembra infatti che ogni studente abbia capito qualcosa di diverso...
Per chiarirmi le idee ho cercato in rete (basandomi molto su questo articolo) e partendo dagli appunti del corso e quanto letto nel forum ho preso delle note.
Siccome l'argomento mi sembrava interessante ho deciso di riscriverle in un italiano (appena) decente e di farne un pezzo...
Premessa: la mente umana funziona in tutti alla stessa maniera: in particolare, fin dall'infanzia, struttura la conoscenza secondo categorie binarie di opposti. Ad esempio: bene/male, cibo/non cibo, uomo/donna, astratto/concreto etc...
Le conoscenze più elaborate si basano comunque su questo substrato a cui sono aggiunti ulteriori strati binari che permettono di definirle in maniera più accurata. Ad esempio il concetto di libertà si baserà comunque sulle dicotomie basilari e, via via, su altre più specifiche: libertà = bene, non cibo, astratto etc...
Più ci si allontana dalle dicotomie basilari e più la conoscenza diventa complessa e individuale.
Queste dicotomie sono inconsce e non ci rendiamo conto di applicarle.
Tutte le menti umane funzionano su questo schema binario ma non è detto che le dicotomie fondamentali, sulle quali tutto il resto della conoscenza è costruito, siano uguali per tutti!
In particolare culture diverse hanno dicotomie basilari diverse.
Ora questa forma mentale, sulla quale la cultura di una popolazione è plasmata, si riflette anche nelle opere della civiltà stessa e, in particolare, nei suoi miti. Dalla struttura mentale infatti dipende la struttura sociale di una determinata cultura.
Analizzando quindi un mito sarà possibile catalogarne ogni elemento individuando le categorie, ovvero le dicotomie, che caratterizzano la cultura che lo ha prodotto. Più una categoria è pervasiva e ripetuta e più tale categoria era basilare per la sua cultura. Non è infatti importante la singola dicotomia perché è il loro complesso che definisce gli elementi significativi di una cultura. Da questo punto di vista l'elemento temporale è irrilevante.
Analizzando il mito si individuano quindi le dicotomie basilari che si mappano nella società e nella cultura di una specifica popolazione.
Nell'Odissea è ad esempio presente in quasi tutti gli episodi la dicotomia cibo/non cibo che, di conseguenza, ci porta a pensare che essa fosse basilare per la cultura greca: ovvero che in tale civiltà la ritualizzazione del cibo fosse fondamentale.
Caratteristica delle dicotomie presenti nel mito è che, per essere tali, non devono mai arrivare a una loro conciliazione: al contrario, quando un elemento del mito non è chiaramente definibile in una dicotomia basilare della cultura allora si crea ansietà nel lettore: il racconto del mito cercherà di risolvere tale ansietà.
Sempre nell'Odissea un esempio di questa tensione è la situazione di Penelope: da una parte, nell'assenza del marito, la moglie deve restargli fedele, sorvegliare la casa e prendersi cura dei figli, se però il marito è morto ci si aspetta che ella si risposi. Il dramma di Penelope è che non sa se Ulisse sia vivo o morto: in caso contrario la sua scelta sarebbe facile...
Conclusione: beh... è una teoria interessante e senz'altro c'è del vero in essa. Ci sono però degli aspetti che non mi convincono pienamente: ho la sensazione che un modello più realistico della mente preveda che ogni singolo elemento sia raggiungibile attraverso più catene di dicotomie (perché poi solo dicotomie?) e non mi sembra, da quel poco che ho letto, che questa possibile sovrapposizione e combinazione di dicotomie sia presa in considerazione nella teoria generale.
Mi pare, tenendo conto anche degli aspetti di neurobiologia appresi nel corso Learn to learning (v. Corso per imparare a imparare), che la mente umana non sia organizzata come un unico grande albero binario ma, piuttosto, come una giungla di alberi dai rami aggrovigliati e intrecciati fra loro...
sabato 6 giugno 2015
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