Colpevolmente, lo so, non seguo più i media: né alla tivvù né in rete.
Come (mi pare) spiegai tempo fa non mi va di farmi cattivo sangue sentendo cantare la peana all'operato del governo o di assere aggiornato sugli intrighi, fini a se stessi, dei mestatori di palazzo. Oramai l'operato del governo lo si può giudicare più accuratamente guardando la realtà sociale che ci circonda piuttosto che ascoltando le dichiarazioni boriose del bimbotto di Rignano...
Certo mi perdo notizie divertenti come il bollettino degli arresti quotidiani in casa PD-PDL o magari degli strascichi processuali di Berlusconi ma, insomma, il gioco comunque non varrebbe la candela.
La vera controindicazione è che talvolta mi perdo anche degli eventi di cronaca, anche discretamente importanti, fino a quando, magari con diversi giorni di ritardo, non mi imbatto in qualche commento o articolo condiviso su FB.
Ad esempio non so praticamente niente dell'Isis, né della crisi in Ucraina, né dei clandestini che bivaccano ai confini (*1) né di tanti altri argomenti probabilmente sulla bocca di tutti. Quando poi magari ne vengo a conoscenza l'argomento è già “freddo” e, spesso, è tardi per scriverci un commento interessante.
Eppure, pur non conoscendone i dettagli, voglio dire la mia sulla situazione in Grecia.
Il motivo è che non è necessario conoscerne i particolari: le richieste dell'Europa, la controproposta greca, il numero dei miliardi, la situazione sociale del paese...
Tutti questi elementi sono infatti irrilevanti.
L'unico fattore determinante è che la Grecia non ha la possibilità economica di ripagare il proprio debito che, per questo, è solo destinato ad accrescersi.
Le varie “ricette” provenienti da Bruxelles sono solo indicazioni su come pagare gli interessi sul debito e soddisfare temporaneamente i creditori. Non risolverebbero nulla nel medio/lungo termine e, anzi, affonderebbero ancora di più l'economia e la società greca.
Il debito greco, lo ripeto, è fuori controllo e non è possibile estinguerlo: le strade percorribili dal governo greco sono pertanto solo due: o seguire le istruzioni di Bruxelles massacrando i propri cittadini per ritrovarsi poi, dopo sei mesi, al punto di partenza oppure dire “Signori ci dispiace ma questo debito non siamo in grado di pagarlo: che facciamo?”
Un governo che voglia essere dalla parte dei cittadini ha in realtà un'unica possibilità: la seconda. Dire “no” allo strozzinaggio delle banche che vorrebbe condannare la Grecia a una perenne schiavitù economica.
Questa scelta avrà delle ripercussioni economiche negative anche sull'Italia e l'Europa?
Non lo so, è probabile di sì, ma rimane il fatto che il governo greco, se vuole fare l'interesse dei propri concittadini, non può fare diversamente.
Ricordo poi che la situazione del debito greco è analoga, anche se in scala più ridotta, a quella del debito pubblico italiano. Anche il debito pubblico italiano ormai non è più estinguibile.
I tassi sono artificialmente mantenuti bassi solo perché i governi da Monti in poi hanno diligentemente eseguito ogni folle richiesta di Bruxelles. Ma non siamo in una situazione di equilibrio e, anzi, il debito in questi anni ha continuato a crescere senza controllo.
Non posso che rimandare a quanto scrissi nel maggio del 2012 in Speranza greca: spero cioè che la Grecia mostri quale sia l'unica strada percorribile anche all'Italia.
Conclusione: considerando quanto la cronaca attuale mi faccia presagire del terribile futuro prossimo che ci aspetta è così strano che io preferisca non seguirla?
Nota (*1): su questo un rapido commento lo voglio comunque fare. Ad aprile scrissi 20+ (che oltretutto ha un'introduzione molto simile all'odierna) dove spiegavo quale, secondo me, fosse il “piano” per la gestione dell'emergenza immigrati. Mi cito: “Cosa vuole ottenere quindi il governo Renzi disperdendo gli immigrati su tutto il territorio nazionale? Io credo che si tratti della solita “furbizia” italiana: l'Italia per le leggi internazionali ed europee dovrebbe farsi carico dell'emergenza ma per incapacità politica e limiti economici non ne è in grado. La soluzione pensata è quella di dare la possibilità ai singoli immigrati di far perdere le proprie tracce e raggiungere gli altri paesi il più presto possibile. Una volta all'estero sarà nell'interesse dell'immigrato cercare di non tornare in Italia: per questo mi chiedevo quanto bene siano stati identificati gli immigrati: non mi stupirei se fosse stato dato ordine di identificarli nella maniera più approssimativa e superficiale possibile...”
Ma l'astuzia del furbetto di Rignano, che io stesso avevo subito compresa, è stata inevitabilmente capita anche dai nostri paesi confinanti col risultato del blocco delle frontiere...
lunedì 29 giugno 2015
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