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domenica 2 febbraio 2014

Ospedale?

La scorsa settimana mi è capitato di dover frequentare uno dei “nuovi” ospedali della regione Toscana e l'esperienza mi ha lasciato perplesso e preoccupato. Premetto che medici e infermieri, almeno quelli con cui ho avuto a che fare, si sono dimostrati sempre educati e capaci: la sensazione negativa non è assolutamente dipesa da loro!

È stato l'ambiente in sé, la concezione stessa dell'ospedale, che mi ha colpito. Provo a descriverlo: l'ingresso è un unico vasto spazio dove, appena entrati, ci si trova davanti a un vasto banco per le informazioni; sulla destra si vedono invece vari sportelli e numerose panchine dove il pubblico può aspettare il proprio turno, qualcosa di analogo a sinistra: cambiano solo le numerose (e talvolta criptiche) sigle sopra gli sportelli. A randa di una parete c'è una mezza dozzina di parallelepipedi metallici rossi: sembrano dei bancomat ma servono invece per pagare. In un angolo c'è una stanza dove si possono ritirare le varie analisi: ovviamente per poter ritirare qualcosa bisogna premunirsi di bollettini e altre scartoffie. Sullo sfondo ci sono invece delle scale mobili che permettono di accedere al primo piano dove si riesce a intravedere un giornalaio, un ristorante e altre attività non proprio mediche...
Infine le persone che brulicano per queste sale, correndo da una fila all'altra, non sono malate (i malati sono ai piani superiori) ma hanno le mani pieni di ricette, bollettini per pagare e biglietti per le file...

Sfortunatamente non sono bravo nelle descrizioni ma, per capirci, l'impatto complessivo che ne ho ricevuto non è stato quella di trovarmi in un ospedale quanto piuttosto in un misto fra una banca e un supermercato...
Ovviamente si è trattato di una sensazione superficiale ma comunque molto significativa: è infatti evidente dalla stessa concezione architettonica dell'edificio, ai modelli a cui l'architetto si è ispirato, che la salute è vista solo come un prodotto commerciale che deve essere acquistato da chi lo vuole possedere.

Inutile dire che la sensazione è molto brutta per chi, come me, vorrebbe che la salute restasse un diritto per tutti come, con i suoi pregi e difetti, era in passato. E invece il pubblico, a forza di ticket e idiozie burocratiche, sta trasformandosi in qualcosa di diverso in cui l'unico elemento certo è che bisognerà pagare, e sempre di più, e per sempre di meno...

Sicuramente è vero che il peso della sanità nel bilancio regionale è altissimo (mi pare sull'80% ma potrebbe essere di più) ma perché, invece di trasferire questo costo sulla popolazione, non si tagliano gli sprechi (*1) a partire dal poltronificio dirigenziale?

O, magari, mi si potrebbe obiettare che comunque le prestazioni salvavita sono ancora gratuite: questo è vero ma cosa dire di tutte le persone (*2) che preferiscono rinunciare a fare delle analisi, magari non ritenendole essenziali, perché non si possono permettere il ticket?
Anche da un punto di vista economico non sono sicuro che per le nostre ASL sia un bene che parte della popolazione non faccia prevenzione perché poi, se viene ricoverata in ospedale, i costi saranno molto più alti: come dice il proverbio “prevenire è meglio che curare”: non solo per il singolo individuo ma anche, economicamente, per la comunità...

Conclusione: come al solito sono pessimista. Vedo un'Italia che sta scivolando (*3) in una direzione contraria agli interessi della maggior parte della popolazione (non parlo solo della sanità ma anche dell'economia, della libertà etc...) e questo, paradossalmente, nella sostanziale (*4) indifferenza collettiva...

Nota (*1): numerosissimi (materiali, macchinari inutili o sottoutilizzati, scarsa organizzazione...): basta parlare con chi è al di dentro e ci si mette le mani nei capelli...
Nota (*2): non me lo sto inventando io: mi è capitato di leggere questa notizia più volte in diversi articoli...
Nota (*3): imitando forse, consapevolmente o meno, gli aspetti peggiori (gli unici facili da copiare!) della dominante cultura americana...
Nota (*4): con l'esclusione del M5S che però, stando ai dati delle ultime elezioni, rappresenta solo il 14,77% dell'intera popolazione italiana (compreso quindi chi non ha diritto al voto)...

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