L'incontro fra Grillo e Renzi è avvenuto ormai diversi giorni fa ma se ne continua ancora a discutere. In particolare, a distanza di poche ore, mi sono imbattuto in due tesi che spiegano come mai Grillo abbia fatto bene a non lasciar parlare Renzi per poi demolirne le argomentazioni.
Ovviamente discutere i pregi e difetti di un confronto tenuto in una maniera diversa da come si è effettivamente svolto è una fatica fine a se stessa mancando infatti la possibilità della riprova dei fatti. Però, sentendomi “leggermente” tirato in ballo in quanto, anche secondo me, quella sarebbe stata la strategia migliore, mi sento spinto a difendere la “mia” opinione.
Le due tesi a cui mi riferisco sono un'intervista a Massimo Fini (v. Oltre i con-Fini) su www.lintellettualedissidente.it e un editoriale di Marco Venturini sul www.ilfattoquotidiano.it.
Consiglio di leggere l'articolo di Venturini e ascoltare l'intervista a Fini perché essi spiegano il proprio pensiero molto meglio di quanto possa fare io!
L'argomentazione di Venturini è quasi filosofica, anzi dialettica. Cita infatti Schopenhauer e dà una spiegazione molto tecnica del perché sarebbe stato sbagliato far parlare Renzi.
Egli spiega che in una discussione per trovare un accordo si mettono sul piatto delle obiezioni che non sono quelle reali ma solo delle scuse perché la verità, politicamente, sarebbe sconveniente. Se l'altra parte cerca di smantellare queste scuse perde solo tempo perché il problema reale è la verità inespressa: anche se una scusa viene smontata ne viene subito inventata un'altra ancora più assurda col rischio per l'interlocutore (in questo caso Grillo) di impantanarsi o, addirittura, di far sembrare giuste le posizioni dell'avversario.
La mia obiezione principale è che il confronto Renzi-Grillo non avrebbe avuto motivo di svolgersi nella maniera indicata da Venturini: lo scopo di Grillo non era trovare un accordo con Renzi! In particolare non aveva nessun bisogno di argomentare e spiegare le ragioni per cui dissentiva. Avrebbe semplicemente potuto dire “XXX è una cazzata perché l'avreste potuta fare dieci anni fa e non l'avete fatta, YYY non serve ai giovani ma solo alle banche e ZZZ affosserà ancor di più l'economia” e poi avrebbe potuto continuare col suo monologo e andarsene.
Cioè lo “smontare” le tesi dell'avversario avrebbe potuto semplicemente limitarsi a un muro contro muro, a un “questo è falso”, detto però alla Grillo!
Comunque c'è anche da aggiungere che se Grillo fosse stato bravo a smontare l'argomentazione di Renzi sarebbe apparso evidente a tutti che si trattava solo di una scusa, ovvero di chiacchiere, e che la verità non detta era un'altra.
L'argomentazione di Massimo Fini è più di principio. Renzi è il sottoprodotto di un sistema politico ormai completamente marcio. La sua novità è solo apparenza. Non ci si può confrontare con queste persone perché vivono in un altro mondo e i loro scopi sono completamente diversi da quelli del M5S. Vecchi partiti e M5S hanno posizioni incommensurabili e per questo non ha senso confrontarsi.
Dal mio punto di vista non contesto la totale diversità fra M5S e vecchi partiti: per me il fine del dialogo con Renzi non era quello di trovare un accordo. Era però una ghiotta occasione di propaganda e il suo scopo sarebbe dovuto essere quello di portare il maggior numero possibile di persone neutrali dalla parte del M5S. Per farlo avrebbe avuto molto più successo un approccio morbido, che non si prestasse a essere così facilmente attaccabile dai media.
In altre parole chiedevo a Grillo un po' di cinismo politico ma, come ho spiegato in Grillo vs Renzi (2/2), egli è un ottimo statista ma un pessimo politico.
In conclusione rimango della mia idea: il confronto Renzi-Grillo premierà il M5S solo nel periodo medio lungo mentre, impostandolo in maniera lievemente diversa, sarebbe potuto essere vincente fin da subito.
lunedì 24 febbraio 2014
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