Confesso che quando nei miei pezzi uso la locuzione “poteri forti” mi sento un po' in imbarazzo: si tratta infatti di una definizione abusata, ambigua e tipica dei complottisti...
Proprio a causa del loro uso variegato e del significato indefinito, tali parole vengono usate con significati diversi e spesso non chiari.
Personalmente una definizione implicita l'avevo già dato in le Leggi del potere e, più esplicita, nella seconda parte di Democrazia 3a/3 ma anche in Oltre i con-fini...
Ma forse è l'ora che io definisca chiaramente cosa intendo quando parlo di “poteri forti” (PF).
I PF sono tutte quelle forze sociali in grado di influenzare una società: a seconda quindi della società presa in esame potremo enumerare diversi PF che magari non lo sono rispetto a una società più estesa. Ad esempio, se la nostra società di riferimento è un piccolo paesino di montagna, sia il parroco che il farmacista locali possono essere considerati PF; se però consideriamo come società di riferimento la provincia di cui fa parte il paesino di montagna allora il parroco e il farmacista non sono più dei PF!
In altre parole il significato di PF varia in base al contesto ovvero alla società a cui ci riferiamo.
Alcuni esempi di PF riferiti all'Italia: i vari partiti, il governo, il Presidente della Repubblica, i sindacati, la confindustria, i gruppi finanziari, i gruppi industriali, i gruppi editoriali, la magistratura, etc...
Invece, a livello Europeo, alcuni PF possono essere: la commissione europea, il governo tedesco, inglese e francese, i gruppi finanziari, i gruppi industriali e i gruppi editoriali. Dei PF “italiani” nessuno ha un livello europeo e, al massimo, i nostri gruppi economici hanno una rappresentanza minoritaria all'interno delle rispettive rappresentanze europee.
Mi si potrebbe contestare il fatto che i gruppi finanziari e industriali siano in grado di influenzare il governo. L'argomentazione potrebbe essere del tipo: il governo è eletto dal popolo e quindi fa ciò che è meglio per la popolazione e non certo per i poteri forti economici.
A mia volta potrei replicare che non bisogna essere ingenui, che la democrazia attuale non funziona, che ci sono vari controesempi di governo contro il popolo, etc... Però tutte queste mie spiegazioni resterebbero nella sfera dell'opinabilità e nulla vieterebbe al mio ipotetico interlocutore di rimanere della propria idea: ovvero che i gruppi economici NON influenzano sostanzialmente i governi...
Fortunatamente il “solito” professor Harari (v. Il trisnonno di neanderthal) mi viene in soccorso con la sua analisi storica del capitalismo.
Nella lezione che sto affrontando Harari spiega come la ricerca scientifica, il capitalismo e il moderno imperialismo europeo siano strettamente interconnessi: senza uno solo di questi componenti non avremmo potuto avere neanche gli altri due.
Ma veniamo al nocciolo della questione: per finanziare le costose spedizioni di conquista oltreoceano, stati come Francia Inghilterra e Olanda, non ricorsero a pesanti tasse ma raccolsero il denaro tramite apposite società di investimento. In altre parole vennero fondate delle società che raccoglievano il denaro dai privati per restituire poi, se tutto andava bene, un grosso guadagno.
Una di queste società più famose era la VOC olandese (la Società per le Indie Orientali) che fu fondata nel 1601. Inizialmente i suoi scopi furono limitati: mandare navi in oriente a comprare merci da rivendere poi in Europa, progressivamente però iniziò a militarizzarsi per proteggere le proprie flotte dai pirati e dai concorrenti (inglesi e francesi): per questo furono create basi di appoggio su varie isole dell'arcipelago indonesiano e assoldati mercenari europei, giapponesi, indiani e indonesiani. Infine la VOC conquisto l'Indonesia pezzo per pezzo (era divisa in centinaia di piccoli regni) e l'amministrò direttamente per circa due secoli. Solo all'inizio del 1800 l'Indonesia passò allo Stato olandese.
Ma la VOC non fu l'unico esempio di questo tipo: tutte le prime colonie in America del nord furono fondate e governate da società costituite per l'occasione!
Infine la Compagnia Inglese per le Indie Orientali conquistò progressivamente l'intera India e la governò direttamente per circa un secolo (mantenendo un esercito privato di 350.000 uomini!) fino a quando, nel 1858, fu il governo inglese ad assumerne direttamente il controllo.
L'elemento saliente è il passaggio di “proprietà” dell'Indonesia e dell'India da società private ai rispettivi governi: come dobbiamo interpretarlo? Dobbiamo pensare che l'influenza e importanza delle società private a metà del XIX secolo fosse diminuita?
“Assolutamente no” spiega Harari!
Al contrario in Europa c'era stato un avvicendamento nelle elite dominanti: la nobiltà era stata definitivamente soppiantata dai grandi finanzieri e industriali. Gli stessi governi europei, dice Harari, erano in mano a questi gruppi economici (che io chiamo PF) e che pertanto promuovevano e facilitavano i loro interessi. È di Carl Marx la definizione “I governi occidentali sono i sindacati dei capitalisti” nel senso appunto che ne difendevano gli interessi.
In questo senso è emblematica la guerra dell'oppio in Cina.
All'inizio del 1800 gli inglesi vendevano l'oppio alla Cina con immensi guadagni: i tossicodipendenti cinesi divennero circa 14 milioni con grave danno sia economico che sociale per la nazione orientale. Per questo motivo nel 1830 le autorità cinesi vietarono il commercio delle droghe ma le compagnie inglesi si limitarono a ignorare tale divieto. Per questo la polizia cinese iniziò a fermare le navi inglesi e a sequestrarne e distruggerne il carico. I profitti delle compagnie inglesi iniziarono a diminuire e quindi queste iniziarono a fare pressioni sul governo (molti parlamentari avevano interessi diretti nelle rispettive società) che, nel 1840, dichiarò guerra alla Cina in nome della libertà di commercio (e, in verità, della libertà di vendere droga!). La guerra con la Cina si concluse con una facile vittoria dell'Inghilterra che come condizioni di pace richiese: la libertà di vendita dell'oppio, il risarcimento per l'oppio sequestrato e distrutto dalla polizia cinese negli anni precedenti e il controllo del porto di Hong Kong da dove le navi inglesi potevano facilmente scaricare e smerciare la droga in tutto il paese...
Tornando ai nostri tempi: qualcuno pensa ancora che l'influenza di questi poteri forti economici non influenzi le decisioni dei governi? Che le lobby abbiano solo un influenza marginale e si limitino a chiedere “piccoli favori”?
Non è così: come ho spiegato in le Leggi del potere i PF si alleano continuamente fra loro per massimizzare il proprio potere e i governi (democratici o no) sono una delle leve che usano. Ovviamente l'indipendenza di un governo rispetto ai vari gruppi di pressione varia da paese a paese: in molti stati democratici i governi non oseranno andare apertamente contro l'opinione e l'interesse pubblico; in altri, e sfortunatamente l'Italia (vedi Monti e Letta) è uno di questi, le pressioni saranno talmente forti e i politici talmente deboli che l'azione del governo sarà espressamente contro lo stesso popolo che amministra con l'ulteriore beffa che il tutto viene fatto a beneficio di PF sovranazionali e quindi senza ricadute positive di alcun genere, seppure indirette, sulla popolazione locale.
Conclusione: quello che amo di Harari è che sta fornendo solide basi storiche alle mie intuizioni!
martedì 11 febbraio 2014
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