Oggi parto da un’intuizione psicologica e ci rifletto a “voce alta”...
Mi sto rendendo conto che la gente crede quello che vuole credere.
E in genere vuole credere di:
1- essere la persona migliore che esista sul pianeta.
2- che il futuro sia sereno e senza pericoli per sé e per la propria famiglia.
3- che il futuro sia sereno e senza pericoli per la propria società.
4- che ciò che si è sempre creduto sia corretto.
5- poter evitare fatica o compito sgradito.
6- avere la stima e il rispetto dei propri conoscenti/famiglia.
7- avere la stima e il rispetto della società.
6b- essere amato.
7b- avere potere.
Non so: ho scritto queste 5 possibilità di getto ed è quindi possibile che esistano altri fattori che su due piedi non mi sono venuti in mente. Intanto ragioniamo su questi, poi eventualmente ne aggiungeremo altri.
Comunque mi pare che gran parte dei limiti umani si possa far derivare da questa lista. Soprattutto i punti 1 e 2 sono decisivi: già i punti seguenti sembrano delle versioni più specifiche dei primi.
Per esempio il punto 3 sembra derivare dal punto 2: se infatti la società ha dei gravi problemi è probabile che anche la famiglia ne soffra (per esempio mancanza di lavoro, criminalità, salute etc.).
Il punto 4 deriva invece dal punto 1: ammettere un proprio errore equivale ad ammettere di non essere super perfetti.
Ecco, il punto 5, potrebbe essere altrettanto basilare come i primi 2 e, segreto del dietro le quinte, mentre scrivevo questi pochi paragrafi ho sostituito la versione precedente (“che se c’è un problema la colpa e la responsabilità di risolverlo sia di altri”) con la variante più generale che vedete…
Ho aggiunto i punti 6 e 7.
Anche il punto 6 è un caso particolare del punto 1: se siamo super perfetti le persone che ci stanno vicine e a cui siamo emotivamente legati automaticamente lo riconosceranno: se non lo fanno allora non siamo super perfetti.
Il punto 7 è un’estensione del 6. In genere se la società ci apprezza (siamo famosi o semplicemente abbiamo un lavoro “importante” etc.) anche la nostra famiglia lo farà. Il contrario è più spesso vero.
Ho voluto comunque distinguere questi due punti fra loro perché ho intuitivamente individuato uno schema, una specie di gerarchia: io → famiglia → proprio gruppo/società.
Ciò che vale per il singolo promana poi verso tutto ciò che lo circonda.
L’uomo ha una visione egocentrica del mondo: una prospettiva diversa, più oggettiva, richiede uno sforzo e capacità che non tutti hanno. La capacità di proiettare le proprie emozioni negli altri: non pensarli come oggetti di sfondo ma come esseri altrettanto egoistici: con quindi i propri obiettivi, credenze e aspirazioni.
Al momento la teoria di questa gerarchia è solo un’intuizione: proverò poi a verificarla almeno per quello che so di teoria psicosociale.
Mi chiedo se il punto 6 possa essere sostituito da “essere amato dai propri conoscenti/famiglia”.
In altre parole se “essere amati” e “avere il rispetto” siano equivalenti.
Io credo di no. Soprattutto quando si passa il confine fra famiglia e società: quante volte si sente dire nella storia che “è meglio essere temuti che amati”, ovvero è meglio essere rispettati.
Ho la sensazione che alla fine, soprattutto per la società, la vera ambizione sia “avere potere”.
Forse solo alcune personalità molto narcisistiche, incentrate molto sul proprio sé, dalla propria famiglia preferiscono non l’amore ma il rispetto o il potere su di essa.
Inizio a intravedere una nuova dimensione: la capacità del singolo di immedesimarsi negli altri.
Ho capito, ho scoperchiato un calderone: probabilmente ci tornerò per sistemare il tutto teoricamente (*). In realtà percepisco l’esistenza di un’altra dimensione che, unità alla precedente, permetterebbe di individuare la particolare morale dei singoli come se fosse su un piano cartesiano.
Quello che volevo dire inizialmente è però molto più semplice: l’uomo vuole credere nei vari fattori sullodati (indipendentemente da quali siano di preciso) e per farlo è pronto a ignorare la logica più cogente e i dati più solidi e, vice versa, a credere facilmente a paralogismi o a informazioni non accertate.
E su questa debolezza psicologica che l'ingiustizia e la bugia prosperano.
Banalmente si potrebbe considerare questo comportamento come semplice “stupidità” ma io credo che la ragione profonda non dipenda dall’intelligenza ma dalla psicologia individuale: da queste dimensioni che ho appena intuito ma non ancora individuato.
Chiaro che poi ci sarà una ragione evoluzionistica per spiegare la coesistenza di queste due tipiche nature umane: da una parte gli egoisti e dall’altra i, bo, cooperazionisti (?).
Il vantaggio per gli egoisti è personale: il proprio successo garantisce più figli.
Il vantaggio dei cooperazionisti va a beneficio della società: e le società di maggior successo crescono più di quelle divise.
È facile immaginare però come in una società di successo il numero di egoisti tenda a crescere in proporzione maggiore di quello dei cooperazionisti: quando la percentuale di egoisti supererà una soglia critica ecco che la società smetterà di essere di successo e crollerà travolgendo tutti i suoi membri.
E la cultura?
Beh, sicuramente è importante e tramite i propri principi può favorire oppure deprimere queste due diverse tendenze. La società liberale occidentale premia gli egoisti (essenzialmente, tramite il principio della meritocrazia, afferma che hanno diritto ai vantaggi accumulati), quella orientale favorisce (*2) invece i cooperazionisti.
Conclusione: con la creatività odierna avrei dovuto lavorare all’epitome!
No, vabbè, la conclusione più importante è che esiste una triade che è alla base delle motivazioni del singolo. Ovvero il voler credere:
1. di essere una persona super perfetta.
2. in un futuro prospero e sicuro.
3. di potere evitare fatiche.
Dove, come visto, ognuna di queste voci ha numerosissime implicazioni...
Nota (*1): è nella natura degli INTP astrarre, inferire e teorizzare: ma in questo caso molto complesso avrei bisogno di un aiutarmi con un pezzo di carta da riempire con i miei diagrammi!
Nota (*2): esattamente quanto mi è impossibile stabilirlo perché, semplicemente, non ne so abbastanza.
alla prima stazione
1 ora fa
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