Oggi avrei molte idee di cui scrivere ma per non pubblicare un pezzo troppo lungo mi limiterò a quella di maggiore attualità: l’inizio della “fase 2”.
A inizio aprile scrissi il pezzo Libertà e salute da cui copio e incollo qui di seguito: «…
Probabilmente io sarei per concedere più libertà, e quindi responsabilità, ai cittadini. Vuoi andare a trovare la fidanzata o i genitori che vivono altrove? Va bene: purché si sia pienamente consapevoli, da ambo le parti, dei rischi: ovvero se tu o loro avete avuto sintomi influenzali anche lievi nelle ultime due settimane potreste essere infetti e mettere quindi a rischio la salute dei rispettivi nuclei familiari. Ma se tu, la fidanzata e i genitori (e i rispettivi nuclei familiari) ne siete consapevoli allora ci dovrebbe essere la libertà di incontrarsi.
È evidente che, per leggerezza o errori di valutazioni, avremmo dei contagi e anche morti in più ma personalmente lo riterrei un prezzo equo per il valore della libertà.
...»
Da oggi, 4 maggio, è possibile visitare parenti e affetti stretti, tradotto dal burocratese, genitori e fidanzati/e.
Finalmente quindi anch’io sono d’accordo con la decisione del governo Conte?
In realtà nì.
Nel frammento del mio pezzo riportato qui sopra mettevo l’accento sulla consapevolezza dei cittadini dei rischi: una persona infetta, magari con sintomi lievi o asintomatica, può infettare i propri cari oggi come un mese fa; vice versa chi era sano un mese fa non poteva infettare nessuno allora come adesso.
La differenza è che oggi sappiamo che la percentuale di infetti è molto (?) diminuita e quindi statisticamente i contagi saranno meno numerosi.
Mi pare però che si sia mancato di trasmettere il concetto della prudenza, che ogni cittadino deve essere responsabile per se stesso e i propri cari e valutare bene le proprie condizioni e stile di vita (ovvero quanti contatti ha con sconosciuti). In base alla sua valutazione dovrà decidere se visitare i propri cari o no.
La sensazione è che invece sia passato il concetto che per legge, anzi per DPCM, non ci sia nessun rischio a visitare parenti o fidanzati/e. Semplicemente non è così.
Ovviamente il cittadino andrebbe aiutato a esercitare il proprio buon senso: chi ha anche sintomi lievi dovrebbe poter fare immediatamente il tampone per sapere se è sano oppure no e poter quindi agire di conseguenza tutelando la salute degli altri, se malato, oppure la propria libertà in caso contrario.
Da questo punto di vista invece siamo rimasti fermi al palo: non ci siamo attrezzati, e questo avrebbe dovuto essere compito del governo, per poter fare un numero sufficiente di campioni soprattutto ai paucisintomatici.
Poi, lo ripeto anche se l’ho già scritto in passato, un problema di fondo è che la gestione del governo di questa emergenza non è dettata da una strategia ma dall’assenza di essa. Si è insistito fino ad adesso sulla quarantena generalizzata pura e semplice, non mirata cioè a isolare solo chi è realmente infetto, solo perché si è stati incapaci di organizzare maggiori controlli.
Discorso simile per l’inizio della “fase 2”: il governo non ha dati epidemiologici certi su cui basare le proprie decisioni: ancora non si sa se i malati attualmente siano 100.000, un milione o 10 milioni! Con questa incertezza la decisione del governo è una vera e propria scommessa: probabilmente si è deciso di ripartire perché così hanno iniziato a fare altrove, magari in condizioni totalmente diverse dalle nostre.
Se ho letto bene da oggi dovrebbero iniziare degli esami sierologici a campione in tutta Italia per capire finalmente quale sia, almeno statisticamente, la situazione: il governo avrebbe dovuto aspettare l’esito di questa ricerca per decidere il da farsi ma, evidentemente, le pressioni sono state troppo forti.
Conclusione: esprimere una previsione in assenza di dati è semplicemente una scommessa: l’ho già spiegato nell’aggiornamento del 22/4 di Speciale Coronavirus 14: aspetterò quindi i risultati dell’indagine epidemiologica per esprimermi con un minimo di cognizione di causa. La mia sensazione è però negativa: da una parte non mi pare che il cittadino sia stato adeguatamente responsabilizzato e da un’altra non gli si fornirà gli strumenti per prendere decisioni corrette (la possibilità di fare tamponi in caso di pochi sintomi): temo quindi che l’epidemia tornerà a crescere: c’è solo da sperare sull’efficacia delle mascherine e del distanziamento sociale che però, considerando la lentezza con cui sono calati i contagi in questi due mesi, sembra essere piuttosto scarsa.
la mia generazione
1 ora fa
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