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martedì 5 maggio 2020

Historielline

Come ho spiegato in qualche pezzo qua e là ultimamente sono decisamente apatico e sto leggendo solo “Insomnia” di Stephen King: oltretutto nonostante lo abbia quasi finito non sto accelerando per togliermelo di torno perché, invece di essere curioso per il finale, mi piace sempre meno.

Del resto non voglio leggere altri libri prima di finire questo mattone e così rimango bloccato. Allora ieri sera ho pescato una rivista Historia a casaccio: il numero 280 del giugno del 1981.

La copertina è dedicata a Sant’Antonio (era il 750° anniversario della morte) e mi ispirava pochissimo ma del resto l’articolo principale è solo uno dei tanti.

Me lo sono gustato, sfogliando le varie pagine lentamente e gustando la sensazione tattile della carta sottile e l’odore dei fogli…

La prima perplessità riguarda una rara pubblicità dove viene venduto “lo stemma e la storia della vostra famiglia” seguito da due colonne di cognomi e relativo costo (dalle 20.000 alle 40.000 lire). La cosa che mi ha stupito e che i vari cognomi non sono in ordine alfabetico!
Mi viene il dubbio che la cosa fosse voluta: ipotizzo che il lettore, alla ricerca del proprio cognome, si imbattesse in altri nomi noti e decidesse di acquistare il relativo stemma per regalarlo…

Poi ho letto un articoletto di due pagine di Riccardo Pazzaglia “Il vino buono Alboino se lo serviva in testa”: non mi è piaciuto. Avrebbe voluto essere divertente ma mi è parso solo banale.

Poi c’era una delle mie rubriche preferite: le domande dei lettori e le relativa risposta.
Ho letto “Il perché della rivolta giacobita” visto che qualche anno fa guardavo una serie su Sky ambientata proprio all’epoca. In realtà il “perché” non viene affrontato ma viene descritto il “come”.
Poi ho letto “Origini della colubrina”. La “colubrina” è infatti una delle parole che ho studiato su Anki ma non mi era chiarissima la differenza con la “spingarda”. Però la risposta, non accennando alla spingarda, non ha risolto i miei dubbi.
Poi ho letto “L’eteria”: altra parola che ho studiato su Anki. Nella risposta viene descritto il movimento rivoluzionario greco che prese tale nome nel XIX secolo. Probabilmente sarei stato maggiormente interessato ai significati antichi…
Poi ho letto “Il telegrafo ottico”: niente di che. Segnalazioni luminose da postazione in postazione da Parigi a Lilla nel 1794: meccanismo presto imitato dalle altre nazioni europee. Semmai stupisce che si sia pensato a questa soluzione così semplice solo alla fine del XVIII secolo…

L’articolo politico “Quel giorno che Turati allungò dieci lire a un crumiro”, che credo riguardasse una polemica del tempo su uno sciopero, l’ho saltato. In una vignetta però la caricatura di Turati ricorda molto Salvini! (ma in foto sono molto diversi).

La seconda parte di un articolo sulla seconda guerra mondiale (“Sull’Amba Alagi rantola l’aquila imperiale”) l’ho saltato. Però ho guardato bene le vecchie foto talvolta più interessanti di molte parole. Mi ha colpito la foto del duca Amedeo d’Aosta che, dopo essersi arreso, passa in rassegno le truppe sudafricane che gli rendono l’onore delle armi: è un omone, alto e magro, ovviamente serio ma anche estremamente dignitoso nella sconfitta.
Così oggi (ero andato in bagno!) ne ho letto una breve trafiletto che ne tracciava la biografia. Ne è venuto fuori il ritratto di una persona estremamente in gamba e coraggiosa: non un nobile raccomandato. Non mi voglio dilungare troppo ma riporto solo questo: nato nel 1898, a 16 anni, nel 1915 chiede di partire volontario per il fronte: il permesso gli viene accordato direttamente da re Vittorio Emanuele III; come soldato semplice in un reparto di artiglieria a cavallo riceve per atti di coraggio due medaglie d’argento e una di bronzo al valore militare.

Infine ho letto, in un’altra delle mie rubriche preferite (“Prime donne”) la parte riguardante una tale Serao Matilde nata a Patrasso nel 1856 e morta a Napoli nel 1927. Mi aveva colpito la foto dove si vede il busto di questa signora di mezz’età: uno sguardo intelligente, attento, non privo di umorismo e con qualcosa di mascolino. Mi ha ricordato una mia nonna!
Anche in questo caso non voglio dilungarmi troppo ma questa donna, di buona famiglia ma non particolarmente ricca, ha fondato e diretto il “Corriere di Roma”, il “Corriere di Napoli” e “Il Mattino”: pensate all’epoca in cui visse e il suo spessore appare chiaro.
Inoltre ha scritto “Il ventre di Napoli” che, da vaghi ricordi liceali, doveva essere ispirato a “Il ventre di Parigi” ma comunque un libro importante…

E questo leggendo un terzo della rivista prima di spegnare la luce e provare a dormire…

Conclusione: il libro di King scorre bene, si sente che riesce a trasformare le immagini in parole senza alcuno sforzo. Va giù bene come fosse una Coca Cola eppure, dopo averne letto 654 pagine, non ho ancora trovato un’idea che mi abbia colpito: al contrario, spigolando un quarto d’ora in una quarantina di pagine, vi ho trovato almeno un paio di storie che hanno impressionato la mia fantasia.
Se, così come il nostro corpo diviene ciò che mangiamo, anche la nostra mente diviene ciò che leggiamo allora King è l’equivalente dell’hamburger del Mac Donald!

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