[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.4.0 "Versailles").
Evidentemente sto ancora digerendo Gramsci e Marx.
È impressionante come i problemi e le degenerazioni del capitalismo fossero state, già allora, perfettamente comprese. Sfortunatamente la soluzione proposta, il comunismo/socialismo, non era corretta, non poteva funzionare e, infatti, non ha funzionato.
L’illusione iniziale del suo successo, con la nascita dell’URSS, ha però completamente confuso e distratto gli intellettuali di “sinistra” facendogli credere che l’utopia potesse funzionare.
Questo ha bloccato lo sviluppo e l’evoluzione del pensiero di “sinistra”: la soluzione c’era già, bastava applicarla a tutto il mondo, non c’era bisogno di trovare alternative che tenessero conto dell’evoluzione tecnica/industriale e sociale del mondo.
Probabilmente il comunismo inizialmente, quando cioè gli ideali erano ancora vivi, ha funzionato migliorando le condizioni di vita degli abitanti dell’URSS. Una delle tante teorie fondamentali dell’Epitome è la legge della rappresentatività ([E] 5.8): un potere delegato fa l’interesse del rappresentato fin quando non si realizzano le cinque “condizioni della rappresentatività imperfetta” ([E] 5.8) di cui quella forse più importante è la condivisione degli ideali. Come regole approssimativa scrivo che ci vuole una “generazione” (circa 25 anni) affinché i principi si annacquino e vengano più o meno dimenticati. Partendo dalla rivoluzione del 1917 si arriverebbe al 1942 ma la vittoria nella seconda guerra mondiale avrà poi rilanciato gli stessi ideali dandogli altri 10-15 anni di vita: ecco che così si arriva ai primi anni ‘60. Più o meno in quel periodo dovrebbe essere iniziato il declino dell’URSS che, negli anni ‘70, avrebbe dovuto apparire palese a chi non avesse gli occhi foderati di prosciutto.
Eppure l’uomo, e quindi anche l’intellettuale di “sinistra”, ama illudersi: chi avesse osservato oggettivamente l’URSS negli anni ‘70 avrebbe dovuto rendersi conto del suo fallimento ma, probabilmente, si preferiva guardare dall’altra parte magari concentrandosi su ciò che ancora funzionava (*1)...
Poi, negli anni ‘90, l’URSS è improvvisamente crollata su se stessa trascinando con sé, nella polvere, comunismo e socialismo. Eppure il problema di giustizia sociale causato dal capitalismo è rimasto e, anzi, il liberismo, che ne è l’espressione ideologica, è dilagato incontrollato: il liberismo è apparso (e appare) corretto, non perché lo sia veramente ma solo perché l’ideologia che vi si contrapponeva era a sua volta ancora più sbagliata. Ma il fatto che una teoria si dimostri sbagliata non certifica che un’altra sia corretta: si è però creata questa illusione perché, nel mondo diviso in due blocchi, comunismo e capitalismo erano a loro volta percepite in totale opposizione fra loro.
Settant’anni di URSS hanno così impedito che si sviluppasse un’alternativa ideologica al comunismo che tutelasse i più deboli (cioè i più poveri) dallo strapotere del denaro.
E ora siamo in un periodo di vuoto ideologico: al liberismo non si oppone niente. Certo i problemi iniziano a emergere e a divenire sempre più palpabili. Diversi intellettuali iniziano a notare e a sottolineare le degenerazioni ogni giorno più palesi.
Manca però la visione del quadro d’insieme e le soluzioni proposte sono solo dei palliativi obbligatoriamente limitati e incompleti (*2).
Non so quanto tempo occorrerà ancora per avere una reazione sociale da parte della popolazione che porti a una nuova ideologia: personalmente ho perfino il timore che con la globalizzazione, con la tecnologia, col pensiero unico dominante ciò possa addirittura non essere più possibile.
In altre parole che la forbice dell’ingiustizia sociale sia ormai sfuggita a ogni controllo e che essa si allargherà sempre di più senza che i deboli abbiano la possibilità di reagire.
È ovvio infatti che, perfino nelle democrazie occidentali, il controllo che il popolo ha sul proprio governo è poco più che nullo: gli interessi del potere politico sono totalmente separati da quelli dei governati. Pensate ad esempio che qualcuno in Europa voglia la guerra con l’Iran? Eppure se gli USA “chiameranno” allora l’UE risponderà obbediente.
Conclusione: probabilmente dovrei riorientare la mia Epitome proprio in questo senso, dandogli un’impostazione che serva a riempire il vuoto ideologico che adesso avverto così chiaramente.
Nota (*1): Ricordo un mio professore del liceo che, nella seconda metà degli anni ‘80, ci fece notare a lezione come nell’URSS non ci fossero conflitti nazionalistici/etnici. Infatti: per esempio, nel 1991, l’Azerbaigian ottenne l’indipendenza e l’anno dopo iniziò la guerra per il Nagorno Karabakh.
Nota (*2): Immodestamente un’analisi ampia, certamente ancora non completa ma enormemente superiore a quanto viene attualmente teorizzato, è presente nella mia Epitome: la sua diffusione è però sfortunatamente ancora pari a zero...
martedì 7 gennaio 2020
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