[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.4.0 "Versailles").
Sto riguardando le mie note sul Manifesto del partito comunista di Karl Marx e Friedrich Engels, (E.) Feltrinelli, 2017, trad. Enrico Donaggio e Peter Kammerer.
Mi sto appuntando diverse frasi potenzialmente utili come epigrafi per la mia Epitome: come ho già scritto in passato le intuizioni corrette di Marx ed Engels (*1) con cui mi trovo d’accordo sono numerose…
Per il momento non credo che le nuovi frasi scalzeranno quelle esistenti: ma le metto “da parte” nel caso in cui mi decida ad aggiungere epigrafi anche ai vari sottocapitoli (o a un sottoinsieme di questi). Per adesso mi sono segnato materiale su morale (creata dal comportamento e a giustificazione di questo), legge (tutta a favore dei poteri dominanti), cultura dominante (epomiti, cultura e potere) e paradosso dell’epoca ([E] 6: ho notato che qualsiasi pensatore decente arriva alle mie stesse conclusioni).
Mi sto rendendo conto che per capire questo libretto bisogna inquadrarlo nel contesto storico.
La rivoluzione francese del 1789 è lontana ma non remota: più o meno come per noi è la seconda guerra mondiale. Napoleone, dopo aver sconvolto l’Europa, è morto nel 1821: una generazione prima. L’industrializzazione si sta diffondendo: il lavoro minorile nelle fabbriche è la norma e le donne sono anch’esse sfruttate là dove serve minore forza (Marx scrive che sono considerate semplici “strumenti di produzione”). Soprattutto l’aristocrazia è al tramonto mentre la borghesia è in ascesa: è naturale pensare che anche questa seguirà lo stesso percorso, perdendo il potere a favore di una nuova classe sociale, il proletariato.
Interessante l’osservazione che, nella prima metà del XIX secolo, l’aristocrazia in declino prende le parti del proletariato contro la borghesia che ne ha usurpato il potere: Marx lo chiama “socialismo feudale” e, ovviamente, ne prende le distanze ridicolizzandolo: alla fine l’ideologia di questo socialismo è un sostanziale ritorno al passato (e quindi ritorno al potere della nobiltà). Per Marx, emerge in numerosi passaggi, è impossibile opporsi all’evoluzione della storia e, in particolare, tornare indietro e fermarla. Mi pare un rigurgito di illuminismo, così come la grande fiducia nella scienza.
Un altro concetto interessante è che una nuova ideologia può essere accolta dalla società solo quando questa è matura per capirla e farla propria.
Credo abbia ragione: immodestamente questo è uno dei motivi per cui non mi preoccupo troppo del totale insuccesso della mia Epitome: è troppo satura di nuove idee e concetti: pochissime persone sarebbero comunque in grado di apprezzarne il valore potenziale; la maggior parte dei lettori invece, al massimo, mi concederebbe un “idee interessanti ma...” e dopo il “ma” una vuota banalità che sta per “le pensi solo tu così, ergo non valgono nulla”.
Altra grande intuizione: del PD (*2), ma vale anche per la “sinistra” europea in genere, «fanno parte: economisti, filantropi, umanitari, miglioratori della condizione delle classi lavoratrici, organizzazioni di beneficenza, quelli che porranno fine alla sofferenza degli animali, fondatori di società di temperanza, riformatori al dettaglio di ogni forma e colore.»
Ironicamente Marx spiega che il socialismo borghese è tutto a favore del liberismo ma “per il bene del proletariato”.
E infatti…
Ricorre spesso il concetto/frase «il venire meno della contrapposizione di classe» come panacea per tutti i mali della società: l’idea di Marx è che se si riformano i “mezzi di produzione” in senso comunista allora la borghesia sparirà e, con essa, lo scontro sociale.
Si tratta di un errore molto interessante: non c’è bisogno di analizzare le argomentazione di Marx che portano dalla riforma dei mezzi di produzione alla sparizione della borghesia. Basta invece ricordare la legge della persistenza ([E] 5.4) che afferma «Un potere, se svolge una funzione utile alla società, potrà essere ridimensionato ma non eliminato del tutto.» dove, al posto di “potere” si può leggere “classe sociale” o borghesia. Aveva una funzione utile utile la borghesia? Sì: la gestione dell'economia.
Cos’è accaduto in Russia? La borghesia che amministrava e guidava l’industria è stata sostituita da burocrati: indipendentemente dalle migliore o peggiori capacità di questi ultimi, quello che si è ottenuto è stata una nuova classe sociale di funzionari ben distinta dal proletariato. Si è modificato il nome e i suoi membri originari sono stati sostituiti ma il risultato finale è che è cambiato ben poco: se non in peggio per scarsa efficienza e capacità. Si è cambiato tutto per non cambiare nulla.
Infine una previsione azzeccatissima dal 1848: dove avverrà la prima rivoluzione comunista? Ovviamente là dove la società, anzi il suo proletariato, sarà più matura ovvero in Germania. Forse intendeva i “nazional socialisti” ma, comunque, in Russia hanno fatto prima!
Aggiungo che adesso mi sono chiari le elucubrazioni di Gramsci sulla rivoluzione russa e sul fatto che tale società fosse particolarmente arretrata: alla fine Gramsci si era convinto che non vi era nulla di male in ciò: semplicemente si era saltata la fase storica in cui la borghesia si sostituisce al potere dell’aristocrazia per passare direttamente al governo del proletariato.
Per la serie fischi per fiaschi…
Conclusione: l’ho già scritto: il comunismo è la soluzione sbagliata a un problema reale.
Nota (*1): da qui poi mi riferirò solo a Marx intendendo però anche Engels: non voglio ripetere di continuo entrambi i nomi!
Nota (*2): in realtà Marx definisce così il “socialismo conservatore o borghese”.
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