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martedì 21 gennaio 2020

tre sfatti

Stamani ero da mio padre: dovevo accompagnarlo dal dottore e, sfortunatamente, non avevo tempo per scrivere con calma: la prima pagina de IlFattoQuotidiano.it mi aveva infatti dato molti spunti di riflessione. Così, sia per ricordarmi di scriverne che come riferimento, mi sono spedito delle schermate della prima pagina (*0) del quotidiano in linea.

Le notizie che mi erano parse interessanti erano proprio le prime tre.

La prima era sugli emendamenti inseriti da Italia Viva (Renzi) nel “Milleproroghe” (*1).
In sintesi (dal titolo): concessioni autostradali con penali a carico dello Stato, prescrizione e tasse “verdi”.
Che dire? Il mettersi di Italia Viva così apertamente al servizio delle lobbi mi fa quasi tenerezza: l’implosione politica di Renzi è davvero tragicomica: il rottamatore che non rottamava si prepara a rottamarsi da solo. C’è chi ancora paragona Renzi a un figlioccio ideale di Berlusconi ma è evidente che la proporzione fra i due, anche solo a livello politico (quando il Berlusca era nei suoi cenci), è più simile a quella fra il Trota e Bossi.

La seconda notizia è quella politicamente più importante: “La Lega esegue l’ordine di Salvini: sì al processo”. E le forze della maggioranza che per mesi hanno chiesto il processo adesso, non capisco bene le loro argomentazioni, si indignano…
Come al solito aveva ragione Nimzowitsch, uno scacchista dell’inizio del XX secolo, il quale diceva “La minaccia è più forte della sua attuazione”.
Lo stesso vale per il processo a Salvini. Va premesso che solo gli gli elettori più irrazionali di Salvini possono pensare che il processo per le decisioni prese da ministro dell’interno sia motivato: parlo di “elettori” perché tutti i politici, sia del PD che pure quelli meno esperti del M5S, sanno benissimo che è un’accusa infondata e puramente politica (*2).
Però a PD e M5S faceva comodo presentare Salvini come il capo politico che sfugge ai processi: per quanti mesi, nella completa mancanza di argomenti concreti, è stato ripetuto che “Salvini evita la giustizia”, magari alludendo a un parallelo con Berlusconi?
Invece Salvini, come al solito con ottima scelta dei tempi, ha chiamato il bluff della maggioranza e ha fatto votare sì ai propri uomini. Del resto paga più attaccare che difendersi: in tribunale farebbe un ottimo spettacolo: sarebbe facilissimo per lui mostrare come le sue fossero decisioni politiche…
Non so se poi questo processo ci sarà davvero ma sono convinto che, nel caso ci fosse, si trasformerebbe in un boomerang per gli avversari di Salvini invece che per quest’ultimo: indipendentemente dalla sentenza.

La terza notizia riguarda la prima puntata di uno spettacolo televisivo (o forse un telegiornale, non so) di Peter Gomez sulla Nove andato in onda ieri alle 20:00.
Per chi non lo conoscesse Peter Gomez è il direttore de IlFattoQuotidiano.it: per anni il quotidiano ha cercato di essere una voce indipendente nel panorama dell’informazione italiana ma, ho notato, dalle ultime elezioni si è schierato abbastanza apertamente dalla parte del M5S.
Ero quindi curioso di vedere la nuova trasmissione ma, ovviamente, me ne sono completamente dimenticato.
Il titolo dell’articolo de IlFattoQuotidiano.it rimedia ampiamente alla mia mancanza: «Sono le Venti, il premier Conte sul Nove: “Sardine, nessun invito, non voglio metterci il cappello. Ma pronto a incontrarle”».
Evidentemente non mi sono perso assolutamente nulla!
Sono anzi contento di essermi risparmiato le vuote banalità di Conte e la pantomima sulle sardine le quali, almeno quelle in buona fede, vanno convinte a turarsi il naso e a votare PD ma senza dirglielo in maniera sfacciata.

Conclusione: sono le 14:33 e l’articolo su Salvini è passato in fondo alla seconda pagina (*0). Come detto tale notizia è favorevole a Salvini e mette in imbarazzo la maggioranza: per questo motivo i media sistemici la nasconderanno il prima possibile.

Nota (*0): È difficile definire cosa sia la “prima pagina” di un quotidiano in linea ma, almeno ne IlFattoQuotidiano.it, graficamente c’è una barra orizzontale (con articoli e video) che pare marcarne la fine.
Nota (*1): solo in Italia si poteva usare un nome così cretino ma che evidenzia benissimo il paradosso del periodico ricorrere di una legge che rende consuetudine l’eccezionalità che dovrebbe invece essere nella natura di una proroga.
Nota (*2): del resto le infiltrazioni del PD nella magistratura, anche ai suoi massimi livelli, sono ormai note e questo toglie ulteriore credibilità alle toghe: anche a scapito dalla stragrande maggioranza dei magistrati onesti che compiono scrupolosamente il proprio dovere.

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