[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.4.0 "Versailles").
Dopo due giorni, almeno stamani, non ho più febbre: sono fiducioso di guarire del tutto nei prossimi giorni…
Comunque questa malattia ha avuto anche degli aspetti positivi: in particolare ho letto più del solito e ho finito La banalità del male. Sicuramente ci scriverò un pezzo sopra ma oggi non me la sento perché sarebbe troppo impegnativo…
Invece volevo tornare sull’introduzione di Le radici psicologiche della diseguaglianza di Chiara Volpato, (E.) Laterza, 2019. Tempo fa avevo accennato con entusiasmo ai numerosi spunti e punti di contatto che sembrano esserci con la teoria della mia Epitome e oggi voglio scendere un po’ più nei dettagli.
In realtà ci sarebbero da scrivere 4-5 commenti per ogni pagina che, per cinque pagine di introduzione, porterebbero a un pezzo lunghissimo, troppo faticoso da scrivere per me e, forse, non troppo interessante neppure per i lettori.
Voglio quindi tentare una via di mezzo: riportare tutte le mie glosse (in maniera da rendere l’idea della ricchezza del materiale) ma mi soffermerò solo su quei due-tre concetti che mi sembrano più importanti e interessanti.
- La minore forbice di diseguaglianza si è avuta nei trent’anni successivi alla seconda guerra mondiale, più o meno fino alla metà degli anni ‘70. [Dato estremamente compatibile con la mia teoria]
- Situazione attuale: i ricchi divengono più ricchi, i poveri più poveri e la classe media si assottiglia. [Nella mia teoria spiego perché]
- La disparità aumenta il razzismo e diminuisce la coesione sociale. [Sul secondo punto avevo in programma di scrivere nuovo materiale già per la versione 1.5.0 dell’Epitome]
- Considerazione: per comprendere la disparità è necessario un approccio multidisciplinare. [Io credo che per comprendere qualsiasi aspetto della società sia necessario usare più strumenti diversi: l’ho scritto nella mia Introduzione all’Epitome: «La forza di questa opera è l'unione di tante teorie provenienti da diversi campi di studio: non si tratta infatti di un'accozzaglia sincretistica ma di una rielaborazione delle stesse in un'unica grande struttura teorica.»]
- Considerazione: tutti i processi che coinvolgono l’uomo hanno una base psicologica da cui si deve partire. [E infatti il mio capitolo 1, sui limiti umani, è alla base del resto dell’Epitome: è le fondamenta della mia teoria.]
- “sostenere acriticamente lo status quo. [Ho evidenziato questo frammento perché nella mia Epitome ricorre spesso la stessa locuzione latina: in genere io scrivo “mantenere lo status quo”]
- Le diseguaglianze necessitano di miti per essere create e mantenute. [I miei protomiti che, in questo significato, si sovrappongono talvolta con gli equimiti: le diseguaglianze possono essere sostenute infatti solo se c’è la pace sociale mantenuta appunto dagli equimiti.]
- Si accenna a “gruppi”. [Il mio capitolo 2!]
- Relazione fra crisi economica e contrasti sociali: in particolare la crisi incrementa, fra gli altri, la discriminazione verso i più deboli. [Ecco, questo è per me un concetto nuovo: certamente compatibile con la mia teoria ma ancora non inserito in essa. Ho scritto compatibile perché comunque ho già un capitolo dove mostro la relazione fra crisi economica e morale ([E] 5.3): probabilmente finirò per ampliarlo]
- Concetto che crisi cercano capro espiatorio. [In realtà avevo in mente una teoria molto più ampia di cui questo del “capro espiatorio” mi pare corrisponda solo a un caso particolare: pensavo di aggiungerla già alla nuova revisione dell’Epitome…]
- Concetto: aumento dei pregiudizi etnici dovuti alla crisi: verso immigrati, ebrei e orientali. [Di nuovo questo fa parte anche di una mia idea più ampia che vedrò di aggiungere all’Epitome prossimamente]
- Due prospettive: come i potenti e i deboli giustificano le disparità e come mai esse sono tollerate. [Mi pare interessantissimo! Sono curioso di vedere come reggerà la mia teoria, in particolare la legge delle diseguaglianze ([E] 7.2), che tratta esattamente lo stesso argomento! Qui nell’introduzione l’autrice non anticipa niente: si limite a indicare che l’argomento sarà trattato nel suo libro]
- «Tutti i gruppi, poveri e ricchi, dominanti e dominati, concorrono al mantenimento della diseguaglianza.» (*1). [in [E] 7.1 scrivo: «Nel capitolo 5 abbiamo visto come la prima legge di ogni potere sia quella di non diminuire la propria forza. Anche il potere più debole ha il timore di perdere la poca influenza che ha e di ridimensionarsi ulteriormente.
La conseguenza è che ogni potere, indipendentemente dalla propria forza, cercherà di mantenere lo status quo esistente.». Tenendo presente che nella mia teoria “potere” è quasi sempre equivalente a “gruppo” e che mantenere lo status quo equivale a conservare le disparità, mi pare che la similitudine di pensiero sia evidente!]
- Tutto un passaggio in cui l’autrice accenna agli stereotipi e ai pregiudizi (meritocrazia, mobilità sociale, legittimità sistema...) che si rafforzano durante le crisi. [Sono curioso di imparare! Chiaramente stereotipi e pregiudizi avranno il ruolo dei miei protomiti ed equimiti: in particolare saranno fuorvianti ([E] 2.6)…]
- Sull’unica ideologia attuale: il liberismo. [Stesso concetto l’ho recentemente espresso in Emergono vuoti e da lì è già presente nella nuova versione (nella 1.5.0 che ancora non ho pubblicato) dell’Epitome in una nuova appendice tutta per sé!]
- Accenno al fatto che i vari processi psicologici sono applicabili a più livelli e gruppi: cambiando il livello anche i ruoli di un gruppo possono cambiare. [Stesso concetto nella mia Epitome con le leggi del Potere e il livello di dettaglio: immagino quindi che questi processi psicologici possono essere visti come leggi che si applicano a gruppi: nuovo materiale per l’Epitome?]
Insomma, alla fine non mi sono dilungato troppo su nessun punto: mi è sembrato meglio fare così e, contemporaneamente, sono ancora leggermente febbricitante (stamani stavo benino ma adesso è sera) e non ho voglia di disquisire troppo su sottigliezze…
Mi sembra però evidente che i punti di contatto fra questo saggio e l’Epitome siano moltissimi: sia come tematiche che come valutazioni (al di là della terminologia).
Mi stupisco poi di come, pur senza sapere niente di sociologia, sono comunque riuscito a inquadrare perfettamente tutta una serie di fenomeni e, soprattutto, li ho inseriti all'interno di una teoria di riferimento più ampia e completa.
La diseguaglianza è infatti uno dei temi fondamentali della mia opera: il capitolo [E] 4.5 è infatti intitolato “Il paradosso della disparità”. Inizialmente era, mi sembra nel capitolo 7, ma poi, data la sua importanza, l’ho spostato nella prima parte, più teorica e basilare, dell’Epitome…
Davvero sono impaziente di leggere questo saggio ma da un lato ho anche un po’ paura: paura dei nuovi orizzonti di conoscenza che mi si apriranno. Temo di esserne sommerso: buffo, eh?
Conclusione: se dopo cena non sono troppo cotto quasi quasi l’inizio a leggerlo!
Nota (*1): tratto da Le radici psicologiche della diseguaglianza di Chiara Volpato, (E.) Laterza, 2019, pag. XII
L'esempio di Benjamin Franklin
8 ore fa
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