Questo pezzo era da moltissimo tempo che mi ripromettevo di scriverlo ma non mi ero mai trovato nell'umore giusto per farlo...
Non so quante siano le persone che seguono attentamente il mio viario, quante persone cioè leggano tutti o quasi i miei pezzi: probabilmente zero o poco più...
Io (!) comunque lo faccio e sono quindi consapevole di una chiara anomalia: ho scritto relativamente molti pezzi sulla mia esperienza scolastica, dalle elementari al liceo, ma niente sull'università. In quei pezzi ho spiegato, o almeno ho lasciato intuire, che nonostante non aprissi libro avevo risultati dal sufficiente all'ottimo in base alla materia. La ragione per cui non avevo bisogno di studiare a casa era che mi ricordavo senza sforzo tutto quanto l'insegnante spiegava in classe.
Come ho detto non ho ancora mai scritto della mia esperienza universitaria ma l'ipotetico (quanto inesistente!) lettore che abbia seguito tutti i miei pezzi potrebbe essere indotto a pensare che all'università, essendo io maturato e avendo scelto un indirizzo di mio gradimento, non abbia avuto problemi.
In realtà non è andata così: ho impiegato molto tempo a laurearmi, mi pare 8 anni invece dei 4 previsti, con un voto finale piuttosto modesto, mi pare intorno a 100.
Ecco, è qui che entra in scena un'altra tendenza che i lettori indefessi di questo viario avranno forse notato: si tratta della mia particolare attenzione a due argomenti, “memoria” e "insonnia", nella mia esperienza strettamente legati insieme...
La memoria, anzi la sua mancanza, fu infatti il motivo delle mie difficoltà universitarie.
La serie di circostanze e di coincidenze che portarono alla sua scomparsa è notevole: i lettori potranno giudicare quanto, e se, io ne sia stato responsabile.
Fin da quando ero bambino ho avuto problemi di insonnia ma questi problemi peggiorarono improvvisamente durante il primo anno di università.
Negli ultimi anni del liceo il matrimonio dei miei genitori entrò in una crisi acuta. Dal mio punto di vista l'agonia era già iniziata al tempo delle elementari ma, negli ultimi anni del liceo, c'era in casa una tensione continua e i miei genitori non si rivolgevano la parola se non per litigare.
Forse fu anche per questo motivo che non scelsi una facoltà presente nella mia città natale e optai invece per “Scienze dell'Informazione” (cioè informatica) che mi avrebbe costretto a trasferirmi a studiare a un'università a poco meno di un centinaio di chilometri da casa. In tale città infatti abitavano dei miei zii che si offrirono con grande entusiasmo di ospitarmi durante la settimana.
Si trattava dei miei zii preferiti e la zia era la sorella di mio padre. Li frequentavamo poco perché in genere passavamo più tempo con i parenti di mia madre ma io mi ci trovavo benissimo sia per la mentalità più affine alla mia ma anche, a un livello più profondo, per l'armonia famigliare che si respirava e che a me, probabilmente, era sempre un po' mancata.
Mia madre era fortemente contraria a questa mia scelta ma all'epoca ero, se possibile, ancora più pertinace di adesso e così feci come avevo deciso...
Comunque la distanza non era proibitiva e ogni fine settimana tornavo a casa sfruttando il passaggio in macchina che mi dava un amico.
Dai miei zii mi trovavo benissimo: era un sogno andare a “scuola” a piedi e poi tornare a casa e chiacchierare con mia zia (v. Nostalgie varie) raccontandole del più e del meno per poi ricominciare da capo ripetendomi quando avevo finito, io che di solito stavo sempre zitto...
Eppure la mia insonnia peggiorò: dormivo sempre meno, poche ore a notte. Solo nel fine settimana, quando tornavo a casa, la mamma mi faceva la camomilla e io facevo delle dormite incredibili...
Poiché ho già capito che questo pezzo mi verrà piuttosto lungo preferisco interromperlo qui e proseguire un'altra volta!
L'esempio di Benjamin Franklin
3 ore fa
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