In questi giorni il mondo scacchistico è stato colpito da un terremoto.
Il comitato organizzatore norvegese delle olimpiadi (degli scacchi) ha proibito la partecipazione a tutte le squadre che si siano registrate in ritardo.
Apparentemente niente di strano: qualcuno potrebbe sostenere che “le regole sono regole” e che la decisione del comitato organizzatore è perfettamente legittima. Faccio notare che, a differenza di altri sport, gli scacchi non richiedono grandi e specifici impianti sportivi: se si ha una squadra in più basta trovare un albergo con una decina di posti letto disponibili e aggiungere un tavolino con scacchiera e orologio nel salone dove si svolgono le partite, tutto qui: nessuna complicazione organizzativa...
Ma sapete quale squadra non potrà partecipare perché si è registrata il 16 giugno invece che il primo di giugno? La squadra femminile russa vincitrice delle due ultime edizioni!
Da un punto di vista sportivo, senza la presenza delle russe, queste olimpiadi rischiano di perdere uno dei principali motivi di interesse...
Riassumendo, per un insignificante dettaglio burocratico che non comporterebbe nessun problema organizzativo, si è deciso di condizionare pesantemente il risultato della competizione femminile.
È quindi naturale chiedersi il perché di questa decisione assurda: l'unica risposta possibile è che ci siano state delle pesanti pressioni politiche (*1) derivate dalla tensione fra Russia e USA sulla questione ucraina.
Non entro nel merito dei fatti ucraini, che non ho assolutamente seguito, però al di là di chi abbia torto o ragione mi chiedo: ma non ci raccontano sempre che le olimpiadi dovrebbero essere occasione di pace e di riconciliazione che aiutino a superare le divisioni politiche?
Certamente! Ma solo a parole e quando fa comodo: agli ipocriti infatti fa difetto anche la coerenza...
Conclusione: mi auspico che se questa follia del comitato organizzatore dovesse andare avanti allora altre squadre decidano di ritirarsi per solidarietà. Le probabilità sono minime perché anche le varie federazioni nazionali sono politicizzate e, come tali, rifuggono da correttezza, onestà e giustizia. Eppure ho qualche speranza nel buon senso e nell'onestà dei singoli scacchisti che potrebbero decidere di ritirarsi anche a costo di opporsi alla propria federazione. Un sogno: e se Magnus Carlsen, il campione del mondo norvegese e beniamino locale, decidesse di non prendervi parte?
Nota (*1): il mio sospettato numero uno sono naturalmente gli USA che sembrano avere un filo diretto con il governo norvegese: vedi la ridicola assegnazione del nobel per la pace a Obama...
L'esempio di Benjamin Franklin
3 ore fa
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