Ripensavo a quale sia il mio primo ricordo dello zio Gip.
Stranamente è molto vecchio: dovevo avere fra i 3 e 5 anni. È interessante perché sono sicuro che non sia un falso ricordo, di quelli magari immaginati intorno a una foto o che mischiano immagini recenti a fatti sentiti dire, etc...
Il ricordo è questo: credo si festeggiasse il mio compleanno e c'erano vari invitati fra cui i nonni paterni e, appunto, lo zio. La festa si svolgeva in una saletta separata della casa a cui si accedeva passando dall'esterno. Ricordo che all'entrata di essa subito sulla destra c'era lo zio seduto a un tavolino impegnato con uno dei miei giochi.
Si trattava di un gioco che mi ha sempre affascinato: una specie di solitario/rompicapo in cui bisognava riempire una griglia colorata con tessere di animali. La regola era che lo sfondo della tessera corrispondesse a quella del piano di gioco e col vincolo aggiuntivo che sulla stessa riga e colonna non ci fossero due animali uguali (*1).
Lo zio mi dovette aver rivolto la parola perché mi fermai a guardarlo giocare ammirato per come procedeva (suppongo che all'epoca il gioco fosse un po' difficile per me) speditamente.
Dopo poco passo mio padre e io gli dissi qualcosa tipo «Hai visto come lo zio è bravo?!».
E il babbo rispose, più rivolto allo zio che a me, «Sta barando, così è più facile: avrebbe dovuto partire dal centro...».
La risposta di mio padre mi lasciò perplesso: in effetti il gioco prevedeva di inserire le tessere dal centro e poi lungo una spirale disegnata sul piano di gioco però non capivo perché dovesse essere più difficile che partire dall'angolo in alto a sinistra e scendere riga dopo riga. Bo, in realtà non so se feci questa riflessione (vero è che mi è rimasta in mente e quindi, probabilmente, ci ho riflettuto!) sicuramente però mi colpì il tono di voce provocatorio di mio padre e l'espressione dello zio che non rispose nulla ma parve mordersi la lingua...
All'epoca la mia capacità di concentrazione era molto scarsa e quindi me ne andai alla ricerca di qualche altro divertimento.
Però questo episodio mi è sempre rimasto in mente perché evidentemente mi colpì molto (*2). Sono altrettanto sicuro che non mi sia stato raccontato dai due protagonisti e, non essendoci altre persone nelle immediate vicinanze, non può essermi stato riferito (e che scopo poi?) da terzi...
Crescendo capii che mio padre e lo zio (suo fratello maggiore) avevano litigato e io, per tutta l'infanzia, mi sentii in imbarazzo non sapendo bene quali dovessero essere i miei rapporti con lui.
Stranamente non so niente di questa famigerata lite: mi chiedo se fosse avvenuta proprio al mio compleanno... Questo spiegherebbe la presenza dello zio: se avesse già litigato col babbo non sarebbe venuto, credo...
Conclusione: perché improvvisamente ho ripensato allo zio? Lo saprete con la prossima prima puntata del Fattaccio!
Nota (*1): in seguito questo gioco fu “trasferito” a casa dei nonni e per molti anni ho continuato a giocarci. Ricordo che un paio di tessere erano andate perse e mio padre, che disegna molto bene, le aveva rifatte a mano: erano una mucca e un papero!
Nota (*2): già da piccolino ero già un KGB: se vedevo qualcosa che non capivo mi rimaneva impressa fino a quando, magari dopo una decina d'anni, non ne capivo il significato!
giovedì 16 maggio 2013
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