In parallelo con le Elleniche sto leggendo qualcosa di più leggero: L'abbazia di Northanger di Jane Austen, Grandi Tascabili Economici Newton, 2011, traduzione di Elena Grillo.
Della stessa autrice avevo già letto un altro libro (non ricordo se Ragione e sentimento oppure Orgoglio e pregiudizio...) che mi era piaciuto abbastanza: in particolare avevo apprezzato il suo umorismo arguto di attenta osservatrice dei comportamenti umani...
Ma, come al solito, sto divagando!
In realtà, sebbene il romanzo mi appaia notevole, non voglio scriverne una recensione (anche perché ho letto non più di un quarto dell'intero libro!) ma solo concentrarmi su qualche battuta che mi ha colpito.
Per rendere comprensibile il passaggio che andrò a citare devo però fare una brevissima premessa.
Al momento il libro narra le “avventure” di una giovane “eroina” che in realtà non sono tali o, al massimo, lo sono solo dal punto di vista soggettivo della protagonista. La ragazza, Catherine, è infatti una comune signorina, di buona famiglia ma non particolarmente ricca e nemmeno particolarmente bella né arguta né intelligente né istruita ma anche senza nessun particolare difetto: una ragazza comune insomma.
Catherine ha lasciato per la prima volta il paesello natale per passare una vacanza, ospite di una famiglia facoltosa, a Bath (una specie di Viareggio inglese). Qui farà nuove amicizie e nascerà il suo primo amore. Una di queste amicizie, Isabella, è una ragazza di qualche anno più anziana di lei che, inizialmente ammiratissima dalla protagonista, si rivela poi essere estremamente superficiale ed egoista.
Isabella, grazie alla sua superiore conoscenza del mondo, impressiona Catherine con le sue capacità. In particolare «era in grado di scoprire una simpatia tra un gentiluomo e una signora che solo si sorridevano fra loro e indicare un eccentrico in mezzo a una folla enorme».
In realtà è solo la seconda parte di questa frase che mi ha colpito, ovvero «era in grado... di indicare un eccentrico in mezzo a una folla enorme».
Infatti mi sono subito sentito tirare in causa: fin dalla primissima infanzia (v. KGB le origini: l'asociale) sono sempre stato fuori dalla norma e difficilmente mi si poteva confondere col resto del gruppo. Personalmente me ne sono sempre infischiato e non ho mai cercato né voluto rincorrere l'approvazione altrui o conformarmi alla moda, alle idee, agli usi del momento o dei mie coetanei.
Come un carrarmato ho sempre proseguito dritto nelle mie convinzioni: guidato solo dal mio senso per la verità e dal disgusto per ogni forma di ipocrisia. Ho sempre considerato il cercare di essere diversi da ciò che si è come una forma di ipocrisia volta a ingannare il prossimo. In altri termini io sono quel che sono e, cercare di apparire diverso, sarebbe una forma di bugia che mi risulterebbe intollerabile.
Ecco, in verità qualche dubbio l'ho avuto: crescendo ho avuto la sensazione, diventata negli anni certezza, che le donne percepissero immediatamente la mia particolarità ma, invece di apprezzare l'onestà di non cercare di apparire meglio di quel che sono, ne erano al contrario piuttosto intimorite e mi trattavano con diffidenza. Anzi rettifico i due ultimi aggettivi usati dal significato troppo forte: c'era, più precisamente, una forte difficoltà a relazionarci, a comprendere i relativi diversi modi di pensare.
Il breve passaggio evidenziato è l'ennesima conferma: le donne cercano di individuare immediatamente gli eccentrici e, possibilmente, li evitano.
È evidente che questo comportamento è istintivo e naturale: l'evoluzione deve aver reso le donne diffidenti dagli uomini che si distinguono dal gruppo forse perché percepiti incapaci di fornire la protezione e sicurezza cercate.
Ovviamente in questa teoria c'è un risvolto non proprio nascosto: se l'uomo che si distingue dal gruppo è ammirato dalla massa (ad esempio se è un calciatore o comunque un personaggio noto e importante) allora viene percepito come fortemente attraente.
Più volte mi sono divertito a domandarmi come sarei considerato dalle donne se, pur con tutte le mie stravaganze più o meno evidenti, come la trasandatezza nel vestire e nel curare il mio aspetto (*1), fossi visto alla guida di una Porsche: ho la fortissima sensazione che la mia eccentricità, invece di essere vista come una preoccupante “stranezza”, sarebbe considerata un'affascinante “originalità” (*2)!
Ci tengo a sottolineare che non sono irritato col genere femminile per questo modo di comportarsi: sono consapevole infatti che, da parte mia, non sono migliore in quanto sono attratto solo dalle donne che trovo belle, indipendentemente dalla loro intelligenza o simpatia (*3)!
Conclusione: uomini e donne sono quel che sono e seguono la propria natura. Certo che se avessi letto Jane Austen una trentina di anni fa... ;-) (*4)
Ah, dimenticavo il titolo “Cerchi ed ellissi”, niente di che: se fossi la ruota di una vettura sarei così eccentrico da far venire il mal di mare a tutti i passeggeri...
Nota (*1): tipo la barba perennemente incolta o i capelli tagliati male...
Nota (*2): la prova con la Porsche non ho avuto modo di farla ma, nel mio piccolo, ho notato qualcosa di analogo: quando giro con la chitarra in spalla mi accorgo di essere guardato diversamente. Evidentemente la percezione comune è che gli artisti possono e devono essere un po' eccentrici! Ah... l'avessi scoperto da giovane....
Nota (*3): ovviamente i miei gusti sono molto più complessi e, ad esempio, la simpatia (anzi, il senso dell'umorismo) pur non essendo decisiva conferisce un grosso “bonus”! Per non parlare della mia predilezione per le donne dal carattere “complicato” che una mia cugina definisce regolarmente, con una colorita espressione dialettale, dei “buchi torti”...
Nota (*4): nei miei pezzi ho bandito l'uso delle faccine ma, in questo caso, volevo essere sicuro che si capisse che scherzavo e non sapevo come altro fare...
mercoledì 29 maggio 2013
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