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martedì 12 febbraio 2013

Viziato

Ho letto un libro importante perché, sebbene un po' indirettamente, fa comprendere un aspetto fondamentale dell'evoluzione della morale nel mondo occidentale.
Il libro in questione è I sette vizi capitali: storia dei peccati nel Medioevo di Carla Casagrande e Silvana Vecchio, Einaudi, 2000.

Per una volta è un libro mio e non dello zio: non ho solo libri di fantascienza!
In realtà fu un regalo ma, non essendo interessato alla materia, ne lessi solo il primo capitolo prima di lasciarlo perdere...
Però, nonostante questo, mi rimase un ottimo ricordo e così, finalmente, mi sono deciso a rileggerlo per bene.

Il saggio parte subito nel “vivo” dell'azione dedicando a ciascuno dei vizi capitali un proprio capitolo e, solo al termine di questi, nell'ottavo, viene fornito un quadro d'insieme sulla loro evoluzione.
Questa scelta ha il vantaggio di catturare immediatamente l'interesse del lettore non perdendosi in preamboli però, dal punto di vista della comprensione, sarebbe meglio leggere per primo l'ottavo capitolo (quello sui vizi in generale). Nei primi sette capitoli è infatti un continuo saltare fra le varie argomentazioni di teologi più o meno noti (Cassiano, Gregorio Magno (*1), Sant'Agostino, Tommaso d'Aquino, etc...) e per chi, come me, non è un esperto della materia è facile perdersi non solo nelle disquisizioni teologiche ma anche nella loro evoluzione cronologica (*2). L'ottavo capitolo, potendo dedicare più spazio a queste figure, permette anche di inquadrarle meglio e di capire quindi maggiormente le loro posizioni.
I capitoli iniziali sono, giustamente, incentrati sui vizi ma i protagonisti della loro evoluzione tendono a confondersi insieme: quasi “parlassero” tutti insieme, si tende a sovrapporli e a dimenticarsi che, fra l'opinione di uno e quella dell'altro, possono intercorrere svariati secoli!
Infine c'è un ultimo capitolo che mostra la penetrazione della concezione dei vizi capitali nel mondo dell'arte: tutto sommato avulso dal resto del libro (in verità dovrebbe essere un saggio a parte) lo consiglio solo a chi interessa la storia dell'arte.

La storia dei singoli vizi è comunque interessantissima: non è lineare ma piena di svolte quando non veri e propri colpi di scena. La lotta per la corona di “primo vizio” fra superbia e avarizia, il lungo peregrinare (semantico!) dell'accidia, la difficile giustificazione del peccato di gola, la sconfitta della vanagloria...

Di seguito alcuni esempi degli argomenti trattati nei capitoli dedicati ai singoli vizi.
Evagrio e Cassiano furono i primo a identificare, a uso e consumo del monastero, ben otto vizi principali da cui facevano derivare tutti i peccati.
L'idea fu poi ripresa da Gregorio Magno che eliminò la vanagloria, portando quindi i vizi capitali a sette, e dando il posto d'onore alla Superbia. Anzi, con un'efficace metafora, rappresentò i peccati come un grande esercito dove il generale in capo era la superbia, gli altri sei vizi capitali i suoi luogotenenti e i rimanenti peccati soldati semplici.
È interessante sottolineare la scelta di Gregorio Magno di porre la superbia al di sopra degli altri peccati: da una parte (Ecclesiastico 10,15) si afferma che la superbia è «inizio di tutti i peccati» ma, nel Nuovo Testamento, San Paolo afferma chiaramente che «radice di ogni male è la cupidigia». Cioè l'interessante è constatare la natura umana dei teologi che, senza curarsi troppo di questa grave contraddizione, per secoli hanno disquisito sopra l'impianto di Gregorio Magno. Io vi vedo la volontà di raggiungere quello che ritenevano il vero chiudendo gli occhi su tutto il resto (*3).
Interessante anche la distinzione fra ira giusta e sbagliata: infatti l'ira non era sempre considerata sbagliata in quanto c'era il precedente eccellente di Gesù che, irato, scaccia i mercanti dal tempio. Ovviamente anche in questo caso c'è un'interessante successione di teorie che vengono spiegate nel capitolo relativo ma la conclusione è che Gesù non era in prede all'ira ma faceva finta di esserlo per sottolineare il suo sdegno!

Insomma, per ogni vizio ci sono numerose storie interessanti ma preferisco non divagare per arrivare all'elemento che mi pare più importante.
La suddivisione dei vizi e dei peccati (che vengono tutti visti derivare dai vizi capitali) era nata in ambito monastico nei primi secoli dopo Cristo e in seguito era stata ripresa e perfezionata da Gregorio Magno (VI sec.).
Ma fino al XII-XIII secolo circa (*4) la questione dei vizi capitali era rimasta una disputa teologica che non aveva particolarmente influenzato i fedeli: infatti è verso il XIII secolo che questo modello estremamente rigido viene esportato e applicato al mondo laico (*5).
In altre parole si volle imporre quella che era la morale per monaci che vivevano in monasteri anche ai laici: mi viene quindi da pensare che, proprio per questo, la morale cristiana dovette divenire molto più rigida nel basso medioevo; mi chiedo inoltre quanta influenza possa aver avuto nella caccia alle streghe che avverrà alcuni secoli dopo (*6).
In particolare la fobia per il sesso in tutte le sue forme, a malapena tollerato fra marito e moglie, nasce nei monasteri e viene poi imposta alle persone comuni: sembra folle ma la sostanza è questa!
Immagino che il cristianesimo dei primi secoli, quando il paganesimo era ancora diffuso, doveva essere molto più tollerante e aperto nei confronti dei nuovi fedeli altrimenti non avrebbe potuto diffondersi così rapidamente (*8)...

In conclusione anche l'attuale etica occidentale risente ancora pesantemente (anche se non ce ne rendiamo conto e pensiamo di essere di mentalità aperta (*7)) degli influssi medioevali. Di nuovo non posso fare a meno di stupirmi di come il sesso era visto, senza alcuna sfumatura di trasgressione o peccato, al tempo, ad esempio, di Apuleio (v. Apuleiata 7)...
Confermo poi che il libro in sé è molto piacevole e interessante ma, secondo me, bisogna avere la pazienza di iniziare la lettura dal più ostico ottavo capitolo per comprendere poi più facilmente l'evoluzione dei singoli vizi narrata nei primi sette capitoli...

Nota (*1): volendo trovarci della serendipità pochi anni fa avevo scritto il pezzo L'ho l'etto...
Nota (*2): questi citati sono quelli famosi che mi ricordo a mente e che, più o meno, riesco a inquadrare storicamente, ma ci sono moltissimi altri nomi che non avevo mai nemmeno sentito nominare...
Nota (*3): sto leggendo Nietzsche (Aldilà del bene e del male)...
Nota (*4): in realtà non ricordo esattamente ma, secolo più o meno, non è importante: quel che conta è il concetto...
Nota (*5): Ad esempio l'interrogatorio del confessore (la confessione fu resa obbligatoria almeno una volta l'anno nel 1215) si basava sullo sviluppo della catalogazione dei peccati nata dal settenario...
Nota (*6): nel senso che molti comportamenti che prima erano tollerati magari proprio allora iniziarono a essere considerati con sempre maggior sospetto...
Nota (*7): vedi il pezzo Epoca
Nota (*8): beh, il “rapidamente” è opinabile...

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