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lunedì 18 febbraio 2013

Oltre i conFini

Finalmente (?) dopo i pezzi Imbarazzante e Democrazia dirottata mi decido a esaminare il libro che tanto mi ha entusiasmato: Sudditi di Massimo Fini, Ed. Marsilio Editori, 2004.

Questa è la seconda terza versione che scrivo: nella prima avevo finito per parlare più delle mie idee che di quelle del libro mentre nella seconda avevo invece iniziato a fare un lungo riassunto dei contenuti del saggio...

Il problema di fondo è che la mia sintonia con quanto ho letto è tale che adesso non distinguo più chiaramente quali fossero le mie idee prima e dopo la lettura!
Come detto avevo già idee molto simili ma sicuramente qualcuna è stata leggermente cambiata, a un'altra si è aggiunta una nuova prospettiva, per altre ho compreso esplicitamente dettagli che avevo solo intuito, alcune sono state perfezionate, etc...

L'idea forse bislacca di oggi è quindi quella, non di riassumere il libro di Fini né di evidenziarne le similitudini con il mio pensiero, quanto piuttosto quella di elencarne le differenze.
Io per primo ho qualche dubbio su questa operazione perché non sono sicuro che sia interessante per i miei lettori, e più in generale per chi ha letto o vorrebbe leggere tale libro, sapere quali siano i pochi punti che non mi trovano d'accordo: le definizioni negative (descrivere ciò che non è) raramente funzionano bene...
Eppure, dato che ho già abortito due pezzi scritti in maniera più “tradizionale”, credo valga la pena fare anche questo tentativo con la consapevolezza che comunque non darò un quadro completo del libro di Fini.

Sfoglio le pagine con le mie annotazioni ai margini...

La visione di Fini della democrazia è ancor, se possibile, più negativa della mia (v. i pezzi sulla democrazia e collegamenti ivi contenuti...) ma in “compenso” io sono ancora più pessimista di lui sui politici!
Secondo Fini infatti si tratta di persone mediocri, nel senso che non eccellono sulla massa degli elettori per particolari qualità ma, invece, la rappresentano mediando i suoi comuni difetti.
A mio avviso invece il politico (almeno quello di successo!) è peggiore dei suoi concittadini in quanto, per emergere dall'arena dei suoi pari, deve essere cinico, spregiudicato, astuto e infido: e ovviamente non può mancare un doppio strato di ipocrisia per nascondere la propria vera natura agli elettori e anzi apparire loro di animo totalmente diverso...

La principale opposizione di Fini alla democrazia è che questa, dopo ormai circa due secoli vissuti da protagonista, inizia a essere logora. Logora nel senso che, come una coperta troppa corta, rischia di non riuscire a nascondere le proprie inadeguatezze col risultato che non la sua legittimità (secondo Fini nessun sistema di potere lo è) ma la credenza nella sua legittimità da parte del popolo inizia a vacillare.
In questo senso la mia opposizione è direi semantica perché da un punto di vista pratico sono d'accordo con Fini: credo però che la credenza nella sua legittimità renda di per sé legittimo un potere. Nella pratica sicuramente è così ma credo che lo sia anche in senso filosofico. La legittimità non è infatti qualcosa di oggettivo che si possa misurare ma al contrario è completamente soggettiva: in altre parole lo schiavo che crede legittimo il proprio padrone, legittima la propria schiavitù!
Comunque è da notare l'attualità di questa considerazione di Fini scritta nel 2004: adesso, nel 2013, gli elettori del M5S, senza magari rendersene conto, non si apprestano solo a votare contro i vecchi partiti ma anche contro questo sistema di democrazia (*1).

Nei capitoli seguenti Fini espone poi svariate idee sulle quali mi trovo d'accordo con molteplici livelli di identificazione. Molti concetti li avevo infatti espressi autonomamente su questo viario (*2) molto prima di leggere il saggio di Fini...
Esiste però una differenza sempre presente: dove io scrivo “poteri forti” Fini parla invece di “oligarchie politiche”.
Anzi, se non erro, Fini evita accuratamente di usare questa brutta locuzione: anche a me non piace perché “poteri forti” è un'espressione troppo abusata eppure mi pare che esprima meglio lo stato delle cose.
Attribuendo tutto il potere alle “oligarchie politiche” lo si richiude tutto nella sua espressione finale, ovvero la politica, ma si escludono altre entità che, sebbene indirettamente attraverso i “propri” rappresentanti politici, esercitano un considerevole potere.
Nei “poteri forti” non includo solamente i partiti o i loro esponenti di spicco ma anche i grandi gruppi finanziari (*3), religiosi, i sindacati, i media etc... Tutti, a loro modo, esercitano il loro potere sulla gran massa della popolazione. In altre parole parlando di “oligarchie politiche” si nascondono numerose altre entità che dovrebbero invece essere sempre tenute presenti nei ragionamenti che coinvolgono il potere nelle sue diverse forme.

«Chi appartiene alle oligarchie democratiche non ha qualità specifiche». Nella mia nota ha margine ho scritto “Noo!! ha qualità negative!!”.
Tanto per ribadire la mia visione più pessimista dei politici...

Incredibilmente, nonostante abbia sfogliato pagina per pagina controllando ogni mia nota, non ho trovato altre divergenze con il mio pensiero (*4)!
Inoltre, come si è visto, le mie poche obiezioni sono più formali che sostanziali...
Mi dispiace che, nonostante il mio grande entusiasmo per questa opera, non sia stato in grado di illustrarne adeguatamente i meriti e la moltitudine di idee attualissime che sbucano fuori da ogni sua pagina...
Credetemi quindi sulla fiducia quando vi dico che è un libro che va assolutamente letto per capire “come gira il mondo”!

Nota (*1): il M5S si vanta infatti di essere per la democrazia diretta (in pratica i deputati e senatori eletti si consulteranno, tramite la rete, con i propri elettori per decidere come votare in parlamento). Io sono contrario a questa forma, come a tutte le altre, di democrazia diretta: la sua inefficienza è lampante. Ne approfitto per segnalare la mia idea abbozzata nel pezzo Democrazia (3b/3)...
Nota (*2): “viario” = vi-(rtuale) + (di)-ario = blog; v. il corto Viario.
Nota (*3): più avanti Fini accenna anche a “oligarchie economiche” ma in primo piano restano comunque sempre quelle cosiddette politiche.
Nota (*4): in realtà ricordavo chiaramente un esempio in cui si dimostrava che in un villaggio medioevale c'era più libertà che nella nostra democrazia. Sfortunatamente non devo averlo marcato con nessuna annotazione e così non mi è riuscito ritrovarlo. La mia obiezione sarebbe stata che nel medioevo l'aspettativa di vita alla nascita era meno di 30 anni: certo la salute non equivale alla libertà ma è innegabile che comunque esista una relazione fra le due: insomma un esempio forse troppo paradossale.

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