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venerdì 8 febbraio 2013

Il buono ma brutto Ingegnere (2/?)

Finalmente l'Ingegnere si sedette in sala riunioni su una comoda poltrona: amava la sensazione del duro cuoio nero che sfregava direttamente sulla soffice pelle delle sue chiappette bianche e sudaticce. Senza rendersene conto chiuse gli occhi e, passandosi la punta della lingua sulle labbra, iniziò a muovere il bacino per apprezzare maggiormente il lubrico attrito.
Un colpo di tosse lo fece tornare in sé: i colleghi lo guardavano stupiti. Lui sorrise e annuì a tutti ricomponendosi lentamente.

Il Presidente arrivò per ultimo e tutti si alzarono per salutarlo. Il primo a parlare fu proprio suo figlio, detto il Presidentino, nonché direttore del marketing. La sua presentazione fu come al solito molto breve. Essendo un disfunzionale proterandro complesso afasico e, per giunta, con difficoltà di pronuncia, il suo discorso fu composto da una serie di “gnee 'enghe” e “aaahh 'nghè!” intervallati da schede Power Point. I diagrammi erano degli incomprensibili rettangoli colorati collegati insieme da una miriade di frecce annodate fra loro. Comunque, circa una scheda su quattro, contenevano delle immagini porno e questo mantenne alto l'interesse per tutta la durata della presentazione. Quando terminò urlando “'ghe!!” e sbattendo un pugno sul tavolo tutti i presenti si alzarono in piedi per applaudirlo: il Presidentino si fece la pipì addosso per la gioia e il padre gli sorrise orgoglioso...
Accidenti! Ha sempre delle trovate geniali: sarà difficile fare meglio...” - pensò seccato l'Ingegnere.

Poi fu il turno della Donna. Era l'unica donna che partecipava alle riunioni dell'azienda. Dicevano che fosse brava ma in verità l'Ingegnere non ne aveva idea perché, quando lei parlava, lui si limitava a osservare il suo seno muoversi, ondeggiare ipnoticamente nella generosa scollatura, senza ascoltarla...
Poi si riabbotonò la camicia fino al colletto e si rimise a sedere: tutti capirono così che la sua presentazione era finita e si congratularono con lei.

Terminati gli applausi, bianco come un cencio, si alzò in piedi il ragioniere Menghettini: subito gli ingegneri presenti iniziarono a darsi gomitate e a scambiarsi risolini di complicità. Il buon Menghettini infatti era l'unico dei presenti a non essere un ingegnere e, per questo, veniva guardato con sufficienza e tenuto in scarsa considerazione. In verità anche il Presidente e il Presidentino non erano ingegneri ma essi erano fuori concorso e, se necessario, ci si rivolgeva loro con un “dottore”, non meglio specificato, di circostanza...
Il Menghettini collegò il suo portatile al proiettore e subito iniziò a mostrare tabelle fitte di numeri e a sciorinare dati con la sua vocina monotona e pigolante.
Subito l'Ingegnere ebbe una crisi di sonno e la sua mente iniziò a vagare: pensò che sarebbe stato bello possedere un unicorno bianco con delle meches rosa alla criniera e alla coda. Venire a lavoro in groppa a esso mentre ai semafori tutti lo guardavano invidiosi: “Potrei anche indossare un perizoma e un mantello di pelliccia d'orso, un elmo vichingo magari... sarei l'Ingegnere barbaro...” - fantasticò fra sé.
L'ingegnere sapeva però che, subito dopo il Menghettini, era il suo turno di parlare e, non sapendo ancora cosa dire, sarebbe stata una buona idea iniziare a rifletterci. Con un sforzo di volontà alzo gli occhi sullo schermo dove i numeri si susseguivano uno dietro l'altro come formichine impazzite mentre la voce del ragioniere citava, confrontava e incrociava miriadi di irrilevanti informazioni fra loro in una nenia interminabile. Nonostante tenesse gli occhi fissi, e spalancati a palla tanto da farle sembrare due palline da ping pong, la sua mente vagò di nuovo: si immaginò di essere sul Titanic e, come nell'omonimo film, di starsene sull'estremità della prua quasi sospeso sopra l'oceano: si immaginò due forti braccia che lo circondavano teneramente. Erano le braccia di Di Caprio il quale, stringendolo stretto, affondava il volto nei riccioli unti dell'Ingegnere e gli sussurrava parole dolci all'orecchio. Nonostante l'eccitazione (aveva bagnato il tanga) il timore di fare la figura del perecottaro con Leonardo si insinuò nel sogno dell'Ingegnere: “Non avrò mica le ascelle sudate!?” - pensò preoccupato. Automaticamente sollevò il braccio sinistro e aspirò a pieni polmoni la forte fragranza muschiata della sua ascella.

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