Stanotte ho dormito poco ma benino: dalle 1:30 alle 6:00.
Un po’ meno delle 5 ore che di solito sono il mio sonno medio ma le ore fatte sono state di sonno continuo e, per questo, particolarmente ristoratore. Di solito mi sveglio moltissime volte durante il sonno mentre stanotte ho fatto un’unica tirata con un sogno lunghissimo...
Devo incontrarmi a un appuntamento (per sesso!) con una mia amica (una mia ex compagna del liceo che all’epoca mi piaceva). Invece di andare da lei direttamente passo a prendere da casa degli “aggeggi” che penso mi potrebbero essere utili. Soprattutto non fisso però con lei direttamente ma con un gruppo di altri amici/coppie: l’idea è poi di andare tutti insieme a un mio castello dove potremo poi godere in intimità le nostre compagnie.
Sfortunatamente rimaniamo bloccati intorno a un tavolo a discutere: arriva anche questa mia amica che è vestita da guerriera greca: non un’armatura realistica ma più un costume salace, ovvero che le lascia scoperte varie parti del corpo: ha una pelle rosata e noto anche un po’ di pancetta che però, molto diplomaticamente, fingo di non notare. Dell’armatura ricordo un reggiseno corazzato, un gonnellino corto con lamine di bronzo e un elmo con una cresta piumata di colore blu: non credo avesse però degli schinieri ma invece dei semplici sandali con i lacci che risalivano incrociandosi più volte intorno ai polpacci. Trovo curiosa la sua scelta di abbigliamento ma mi piace e non ci penso più di tanto. Non le parlo direttamente ma capisco che si annoia ed è seccata di essere in compagnia e non sola con me: sbuffa vistosamente girando intorno al tavolo. Anche io vorrei già essere solo con lei ma sono ancora fiducioso che la mia sia stata una buona idea e che il contrattempo sia solo temporaneo: temo però che si stufi e decida di andare via.
Finalmente ci spostiamo verso il castello che, scopro o mi rendo conto, non è mio (ne ho solo, per qualche motivo, la disponibilità) ma appartiene a un’antica famiglia nobile. Si trova nelle colline (anzi fra le colline!) intorno alla città, in una gola brulla, buia e fredda: quando vediamo il maniero da lontano molto entusiasmo si spegne perché fa paura e sembra abbandonato. Come se non bastasse arrivano un paio di strani rappresentanti della famiglia che, capisco subito, sono dei vampiri ma, soprattutto, sono inopportuni per i miei progetti. Fuggiamo.
Io e i miei compagni ci ritroviamo a una lezione universitaria: c’è sempre l’idea che, appena finisce, raggiungeremo le nostre belle. Frattanto però, almeno la mia, è sparita! Finalmente ce ne andiamo ma quando sto per uscire dall’aula mi accorgo di aver dimenticato qualcosa e torno indietro a prenderla pensando di non aver problemi a raggiungere poi il mio gruppetto.
Invece esco dall’aula e non so dove siano spariti: sono all’estremità di una strada che sbocca a un grande incrocio con moltissima gente per strada: dalle parti, invece che negozi, ci sono le porte delle diverse aule universitarie. Mi viene l’idea bislacca di controllarle tutte: dirimpetto a quella da dove sono appena uscito c’è quella della mia classe del liceo V-E (sì, confondo liceo e università) ma è vuota. Poi entro in un’altra dove stanno tenendo una conferenza su dei pianeti e c’è solo gente anziana (io sono me stesso in prima persona ma credo che fossi giovane, diciamo sui 25 anni).
Mi rendo conto che questo metodo di ricerca non può funzionare così vado a chiedere a degli studenti/volontari/tutor/bidelli che sono seduti a dei tavolini spartani, ignorati da tutti, per dare informazioni (tenete poi presente che per tutto il sogno ho un senso di fretta per cercare di raggiungere/fare qualcosa). Chiedo a uno di questi “Sai dov’è la classe V-E?” e qui vedo che è già spaesato ma subito aggiungo “non la classe fisica, quella è laggiù in fondo, ma gli studenti?”. Ovviamente non ne sa niente. Per qualche motivo gli chiedo anche se sa dove posso trovare un’erba dal nome strano (tipo “centofalina” o qualcosa di più o meno simile): qui i suoi occhi si accendono e mi indica una strana struttura che avevo già notato. Una specie di cilindro (in realtà un tronco di cono sottolineo con pignoleria dato che la base è leggermente più ampia del soffitto) che si protende verso l’esterno, sopra la strada, da un edificio a un angolo dell’incrocio. Il cilindro ha una freccia blu tipo quella del senso unico ma a colori invertiti.
Cerco di raggiungerlo il più velocemente possibile ma come detto la strada è piena di persone: quando vi arrivo vicino vengo intralciato da un ragazzo disabile che cammina penosamente e soffrendo. È piegato in due ed emaciato, è circondato da 4 o 5 persone, forse amici o parenti che lo circondano e lo aiutano sospingendolo avanti. Anch’io mi accorgo che sta male e che, probabilmente, non ha molto da vivere: mi dispiace per lui ma, contemporaneamente, mi ostruisce la strada e, quel che è peggio, è diretto proprio al “mio” cilindro per la via più diretta. Oltretutto le persone gli fanno spazio per farlo passare ma così facendo rendono più intenso il via vai vicino a lui. Siccome ho fretta cerco di superarlo passandogli intorno per superarlo e precederlo al cilindro. Ma anche se sono più veloce, la confusione e il mio tragitto lievemente più lungo, lo fanno arrivare un attimo prima di me.
Alla base del cilindro c’è un vecchietto che sembra una specie di benzinaio. Il ragazzo morente inizia a slacciarsi i pantaloni: osservo incuriosito. Il ragazzo si piega in avanti e il vecchietto benzinaio gli infila una specie di sonda trasparente, spessa un dito, nell’ano: subito si vede passare nel tubo un fiotto di feci marroni seguito da sangue scuro.
Io decido di lasciar perdere questa specie di ascensore: non so bene come funzioni ma io mi aspettavo qualcosa più tipo teletrasporto piuttosto che essere tirato su per il sedere…
Gli chiedo così “prima di fare la fila” (dato che il ragazzo morente sta ancora venendo “svuotato”) se ha l’erba centofalina. L’uomo mi dice che lui non ce l’ha ma mi indica invece una vecchietta seduta al bordo della strada lì vicino.
Vado dalla vecchietta vestita di stracci che sembra decisamente una senzatetto: le chiedo se ha l’erba centofalina e lei mi fa un sorriso sdentato che non capisco se è ironico oppure amichevole.
Io ho paura che proverà a vendermi l’erba per antonomasia invece che quella profumata che cerco io. Inizia così a tirare fuori dalla borsa dei biscottoni casalinghi che presumo essere a base di erbe diverse: a me dispiace non comprare nulla ma contemporaneamente mi secca spendere soldi per prodotti che né mi servono né mi interessano.
Improvvisamente non siamo più in strada ma all’interno di un negozio: la vecchietta che mi mostrava la propria mercanzia è un’amica della proprietaria che, saputo quello che voglio, si precipita anche lei verso di me con i suoi prodotti (il negozio è infatti vuoto a parte me e le due amiche sedute a chiacchierare: la vecchietta è diventata una di queste). La vecchietta/amica della proprietaria e l’altra donna mettono, non so per quale motivo, in ciotole piene di una sostanza oleosa i grossi biscotti, ma qui mi sveglio…
Controllo l’ora: è ancora presto ma mi accorgo di sentirmi già ben riposato e così decido di alzarmi e di mettere nero su bianco il lungo sogno che ricordo più o meno bene.
In realtà credo che si tratti della serie di sogni che ho avuto nel corso della notte: la fase REM (quando si sogna) è infatti breve e distribuita nel corso del sonno. Io evidentemente ricordo un po’ del sogno precedente e cerco di ricollegarmi a esso in maniera relativamente coerente.
In questo caso si distinguono vari sogni distinti: quello con la mia ragazza/amante, quello del castello, quello della lezione (di questi tre ricordo poco), quello della ricerca del mio gruppo con tanto di ascensore cilindrico e relativo disabile e infine quello del negozio dove però mi sveglio prima di scoprire il segreto degli strani biscotti…
Conclusione: ieri ho proseguito con le mie letture e, sicuramente, avrei avuto cose più interessanti da scrivere. Però non resisto al fascino di raccontare i miei sogni anche se immagino non interessino a nessuno: soprattutto mi danno una sensazione strana quando li rileggo a distanza di anni. Evidentemente continuano a smuovere qualcosa nel mio inconscio con i loro vaghi e labili significati...
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