«Chi soldi possiede, navighi con vento sicuro e regoli a suo piacimento la fortuna. Prenda in moglie Danae e gli sarà consentito convincere perfino Acrisio, come fece con la figlia. Faccia il poeta, il declamatore, strappi a tutti applausi e cause discuta e sorpassi Catone. Da giureconsulto del “risulta, non risulta” disporrà e il suo valore sarà quello di un Servio e di un Labeone. Troppe chiacchiere: quel che vuoi, coi soldi alla mano desideralo e arriverà. La cassaforte Giove tien dentro racchiuso.» (*1)
Mi sembrava di aver già terminato di leggere il “Satyricon” di Petronio ma ieri mi sono accorto che mi mancavano ancora poche pagine: in realtà la parte finale disponibile è così frammentaria che si intuisce appena quella che doveva essere la trama (*2).
Eppure non mancano passaggi interessanti (*3): l’autore, in quello proposto sopra, descrive la potenza del denaro e come questo sia in grado di fornire varie opportunità. Ma, particolare più sottile, evidenzia anche come cambi la reazione degli altri rispetto al ricco: egli non solo può comprarsi ciò che vuole ma viene anche apprezzato e ammirato: se farà il poeta, non importa il suo talento, comunque la folla lo acclamerà.
L’ammirazione, anzi la piaggeria, che circonda il ricco provocata dal denaro mi ha sempre disgustato. Di sicuro ne ho scritto seriamente ma al momento mi ricordo solo di un pezzo ironico del 2014: Intervista a John
Chiaro però che tutta questa atmosfera di approvazione e attenzione da cui viene circondato il ricco lo porta, tranne forse nei casi dalle personalità più sobrie e intelligenti, a convincersi della propria eccezionalità, della propria intelligenza, della propria arguzia etc.
Probabilmente la maggior parte dei super-ricchi è in parte consapevole di questa tendenza e, almeno coscientemente, cercherà di controllarsi per non apparire arrogante o supponente di fronte agli altri. Ma è però altrettanto chiaro che dentro di sé la presunzione, la sopravvalutazione delle proprie forze e capacità, fermenterà trasformandosi in hybris.
Alla fine però, se questa arroganza restasse limitate al singolo individuo, non sarebbe troppo dannosa: ogni tanto il super ricco potrebbe prendere qualche decisione avventata, magari sottovalutando l’intelligenza della gente comune, ma nel complesso non potrebbe danneggiare troppo la società.
Il problema è quando centinaia e centinaia di questi super ricchi si ritrovano insieme, magari in una cittadina svizzera, e parlano fra loro, da pari a pari. Ecco allora che il pensiero si polarizza, che il convincimento della propria presunta superiorità intellettuale si rafforza e a questo si affianca anche (altrettanto erroneamente) l’idea di superiorità morale. Vengono infatti trovati scopi e obiettivi condivisi: guidare la gente comune, sfortunatamente meno dotata di loro, attraverso politici e media compiacenti verso un futuro “migliore” che essi, grazie alle loro capacità intuitive e lungimiranza, riescono a intravedere e hanno scelto per il resto dell’umanità a loro inferiore. Incidentalmente questo futuro vedrà di salvaguardare, o meglio ancora incrementare, la propria ricchezza: solo il 99,999% della popolazione se la passerà un po’ o molto peggio… ma è per il bene di tutti si dicono annuendo benigni fra loro...
In realtà al di là della dubbia moralità di pochissimi che decidono per tutti, questi super ricchi, dalle capacità nella norma o poco più ma rese miopi dall’egoismo e dalla presunzione generati dalla ricchezza, non sono in grado di prevedere il futuro né, tantomeno, di individuare strategie particolarmente buone. Nei casi migliori riusciranno solo a proteggere la loro ricchezza a danno della popolazione globale, nei casi peggiori causeranno veri e propri disastri…
“Contro la stupidità neanche gli dei possono niente” scriveva Nietzsche: e che dire allora di persone normali che si ritengono dei geni visionari e che, sfortunatamente, hanno la possibilità di influire pesantemente nell’andamento del mondo? Beh, la mia teoria è che chi si sopravvaluta, anche se di intelligenza normale, finisca per compiere scelte errate esattamente come farebbe uno stupido: e se ti comporti e pensi da stupido allora sei uno stupido.
La mia risposta è che nessuna divinità potrà salvarci dai loro pasticci: bambini viziati che giocano col fuoco in un bosco d’estate senza adulti che li sorveglino...
Conclusione: pezzo pessimista, lo so, ma bisogna essere obiettivi e la situazione è questa: siamo governati da politici imbecilli che seguono le indicazioni di riccastri cretini che nella loro presunzione si credono dei geni illuminati.
Nota (*1): tratto da “Satyricon” di Petronio, (E.) BUR, 2009, trad. Andrea Aragosti, pag. 507.
Nota (*2): dove il protagonista cerca di curare la propria impotenza con le relative divertenti avventure alla Strabuccino…
Nota (*3): Probabilmente anche tutta la parte centrale sopravvissuta del racconto, incentrata sulla cena da Trimalcione, voleva mostrare gli eccessi di follia e autocompiacimento a cui porta l’eccessiva ricchezza: ecco spiegate le stravaganze e assurdità del generoso ospite….
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