È da un bel po' che non scrivo dei miei “progressi” con la chitarra: cercherò di riassumere la situazione...
A metà aprile (v. U-Turn chitarristico) un mio amico esperto di chitarra mi fece una lezione molto interessante: secondo lui, la metodologia seguita dal mio maestro era sbagliata perché si limitava a farmi apprendere dei singoli brani o frammenti di essi. Invece, ad esempio, avrei dovuto imparare a riusare una certa melodia in altri contesti magari riadattandola: per fare questo è necessario conoscere la teoria.
Nella sua lezione quindi si ripartì dalla scala pentatonica di RE minore sulla quale mi diede un paio di esercizi. Come ho già scritto effettivamente anche il mio maestro era partito insegnandomi seguendo questa metodologia ma all'epoca ero talmente tecnicamente incapace che, dopo mesi senza progressi significativi, si passò a un approccio più pratico basato appunto su brani e frammenti di essi e tralasciando completamente gli argomenti teorici.
La mia sensazione è che in questi anni sia maturato tecnicamente e adesso mi sento pronto e motivato a studiare anche la teoria.
Nelle settimane seguenti avremmo dovuto incontrarci nuovamente ma a causa di problemi vari (una volta mi ha aspettato tutto un pomeriggio mentre io, a mia volta, aspettavo la sua conferma!) non siamo ancora riusciti a farcela...
Comunque, dopo la lezione di metà aprile, non abbandonai i vecchi esercizi ma li affiancai ai nuovi dato anche che, per caso, erano meno numerosi e più rapidi del solito.
Così la mia esercitazione tipo diventò:
Riscaldamento: i soliti esercizi per sgranchire le dita del maestro, più uno dell'amico. Come forse ho già scritto ho bisogno di molto tempo per calarmi in “modalità chitarra” e ho quindi capito che mi conviene perdere qualche minuto in più nel riscaldamento.
Pattern: tali e quali.
She is my sin: dei Nightwish. È il brano che scelsi da solo perché mi piaceva e che, guarda caso (*1), la parte della chitarra è piuttosto abbordabile. Avevo solo un problema con una melodia piuttosto veloce e il maestro mi spiegò (v. Lezione LXX) che dovevo eseguirla senza allontanare troppo l'indice dalla corda. Inizialmente non mi riusciva per niente e dovetti abbassare tantissimo la velocità: adesso invece mi riesce tranquillamente e, anzi, mi viene naturale tenere le dita vicino alle corde in qualunque melodia.
Sweet Dreams: in questo caso mi creava grossi problemi un ritmo un po' ingarbugliato (v. sempre Lezione LXX) ma è stato decisivo memorizzare il movimento da fare con la mano: col tempo sono riuscito a eseguirlo perfettamente anche a velocità reale.
Vodka: mantenuto e portato alla velocità reale. Però mi erano rimaste delle difficoltà: in particolare dovevo tenere il volume della mia chitarra basso perché altrimenti perdevo il ritmo; problemi anche al passaggio al ponte.
Vodka Alt.: un semplice esercizio datomi dall'amico che consiste nel suonare il ponte di vodka con due diteggiature alternative: il suo scopo era solo di ginnastica per mignolo e anulare. Dopo un mese troppo noioso!
Flight of Icarus: era la novità che mi aveva assegnato il maestro pochi giorni prima: siccome il brano mi piaceva ho continuato a studiarlo. Il problema è che il maestro mi aveva spiegato come semplificare alcune battute ma alcune gli erano sfuggite: su queste dovetti ragionarci autonomamente ma, credo, feci un buon lavoro. Diversamente dal solito non ho imparato il brano a velocità reale (110bpm) ma mi sono fermato a 90: la mia idea è quella di cercare di imparare più battute possibili e solo successivamente aumentare la velocità (*2).
Sopra: ho chiamato così l'esercizio di suonare “sopra” gli accordi di Vodka usando la pentatonica di RE minore. Questo esercizio è stato quello che più mi è piaciuto e i risultati li ho pubblicati nei corti Capolavoro e Capolavoro 2.
FA#: in pratica un esercizio di stretching per le dita. Il nome FA# è sbagliato! Avevo capito che era una scala estesa di FA# ma in realtà fra le sue note non c'è il FA# ma il FA! Insomma sarebbe stato più semplice e corretto chiamarlo solo stretching...
Arrivato cosi a metà maggio, dopo un mese circa dalla seduta con l'amico e stufo dei soliti esercizi, ricontattai il maestro per una nuova lezione.
Per i dettagli vedrò di scrivere un pezzo ad hoc ma in pratica: si tolse Sweet dreams, mi corresse alcune battute di Flight of Icarus, mi consigliò un libro di testo (già comprato) e mi insegnò il ritmo per suonare Horse with no name degli America.
Infatti negli ultimi giorni mi ero intestardito a cercare di imparare tale brano: cercando in rete avevo infatti capito che era banale ma non mi riusciva assolutamente.
Nella versione più semplice, quella che volevo imparare, gli accordi sono solo due Em (facilissimo) ed E9/6 (facile). Quello che mi frega è che su un accordo ho un ritmo e sul secondo uno diverso. Questi ritmi sono facili essendo basati solo su ottavi e volendo l'unica loro difficoltà è che hanno un ottavo prima del cambio di accordo...
Insomma con l'esercizio pattern ero abituato sia a ritmi più complessi (anche con sedicesimi) che a cambi di accordo più rapidi e difficili ma il ritmo era lo stesso per tutto il giro!
Inutile dire che cambiare ritmo per ogni accordo mi confondeva terribilmente. Solo adesso, dopo svariati giorni di esercizio, sto iniziando ad acquisire la necessaria scioltezza.
Il libro di testo è stata poi una mazzata al morale: il titolo è infatti Chitarrista da Zero Vol. 1 di Begotti e Fazari (*3). Alla faccia dei due anni di studio!
In realtà il maestro mi aveva assicurato che avrei potuto fare anche alcuni esercizi dai volumi successivi ma proprio nella lezione 4 (quella che mi aveva assegnato da studiare) c'è un esercizio in cui si suonano accordi diversi su ritmi variabili (banalmente quarti, metà e ¾) che sembrava utile da affiancare allo studio di Horse with no name...
Così, una volta messe le mani sul libretto, ero convinto che non avrei avuto alcuna difficoltà a fare gli esercizi ma invece...
Mazzata su mazzata! Gli esercizi della lezione quattro mi sembravano già difficilissimi!
Il motivo delle mie difficoltà è però molto utile perché mi ha fatto capire che la mia preparazione è a macchie: su alcune cose sono molto bravo ma su altre sono completamente inetto. Gli esercizi in questione erano facili ma richiedevano contemporaneamente tecniche/abilità su cui ero ben preparato e ma anche altre che non avevo mai fatto: a mie spese ho scoperto che in musica “poggio e buca” non fanno pari!
Il primo esercizio della lezione 4 consisteva nel suonare tre accordi (F, C e G7), abbelliti arpeggiando un paio di note per accordo: appena lo vidi mi dissi “questo esercizio me lo mangio!”
Invece no!
Il problema era la base: io ero abituato a suonare su basi (ad esempio su Tuxguitar) in cui comunque si sentiva anche la chitarra. Ora mi è evidente che questo semplifica notevolmente la difficoltà di suonare a tempo perché comunque si ha un riferimento da seguire: col senno di poi nei brani studiati su Tuxguitar avrei dovuto usare il mixer per diminuire progressivamente il volume della chitarra...
Analogamente quando ho visto la melodia ho pensato che non avrei avuto problemi ma invece il suonare su una base senza la traccia della chitarra mi ha dato dei problemi che non mi aspettavo.
Intendiamoci, dopo cinque esercitazioni, sono praticamente arrivato a eseguire perfettamente questi esercizi ma comunque non mi aspettavo le difficoltà incontrate...
Conclusione: ho divagato... Volevo limitarmi al mio basso entusiasmo per la mia incapacità chitarristica ma ho finito per entrare nel tecnico degli esercizi. Spero nei prossimi giorni di riuscire a fissare una nuova lezione col mio amico in maniera da chiarire alcuni dubbi teorici: nel frattempo ho infatti cercato di approfondire da solo la teoria ma ancora non mi è riuscito trovare niente di chiaro in rete...
Nota (*1): mi chiedo se sia una coincidenza che la parte della chitarra sia semplice o se invece mi piace proprio perché tale...
Nota (*2): in genere faccio l'inverso: imparo poche battute a velocità reale e poi, faticosamente, spesso dovendo rallentare di nuovo, ne aggiungo altre...
Nota (*3): ancora è presto per darne un giudizio ma la prima impressione è che sia un ottimo libro: soprattutto gli esercizi mi sembrano pensati e costruiti con attenzione e intelligenza...
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