… la legge anti-persecuzione (*1)...
L'articolo di riferimento è: Denunciato dall'amica per stalking si impicca nel suo palazzo di Repubblica.it
Già il titolo è piuttosto auto esplicativo: una tragedia nella tragedia, ma che cosa pensare della legge in sé?
Si può forse dire che la legge, al di là del suicidio, ha funzionato perché almeno ha protetto la donna? Se ci si limita al titolo dell'articolo senza leggerlo si potrebbe pensare così: se però si entra nei dettagli c'è da rabbrividire...
Ecco il perché: «...Lui, dopo aver aspettato un po’, intorno alle 21.30 ha sfondato la porta a vetro a calci ed è salito a sua volta. Giunto davanti all’appartamento, si è messo ad armeggiare alla serratura dell’ingresso per penetrare nella casa. Dorina se n’è accorta guardando dallo spioncino, è corsa sul balcone (pronta a urlare qualora lui fosse entrato) e ha chiamato la volante. La polizia è piombata sul posto, ha raccolto la querela della donna per stalking e danneggiamento, ha rintracciato l’uomo che nel frattempo si era nascosto tra le siepi del giardino condominiale e intorno alle 23.30, lo ha portato in questura per identificarlo e fotosegnalarlo. Dopo le procedure di rito, F. se n’è andato da via Zara. »
In pratica l'uomo, dopo aver fatto irruzione nel palazzo dove abitava la donna e tentato di sfondare la porta della sua abitazione, era stato fermato dalla polizia e... nulla!
Dopo essere stato identificato e fotografato era stato rimesso in libertà: poi il caso ha voluto che lui abbia deciso di suicidarsi ma cosa sarebbe successo se avesse deciso di uccidere la donna?
Una persona che ha deciso di uccidersi è estremamente pericolosa: che protezione avrebbe avuto la sua vittima se questi armato, magari anche di un semplice coltello da cucina, l'avesse attesa fuori casa per assalirla?
Quello a cui voglio arrivare è dimostrare di nuovo che la mia tesi, espressa nel pezzo Stalking e confermata indirettamente dai dati riportati nel recente corto L'anti persecutore, è corretta: nei casi più gravi la legge anti-persecuzione è inefficace: le persone malate di mente non si fermano con una carta bollata ma solo curandole.
Nel caso in questione, ad esempio, l'uomo dopo essere stato fermato, avrebbe dovuto essere visitato da uno psicologo per accertarne la pericolosità e l'equilibrio mentale ed, eventualmente, sottoposto a delle cure coatte. Invece no: la legge considera il persecutore come un normale delinquentello che, beccato dalla polizia, di solito preferisce starsene buono per qualche giorno e magari cambiare zona...
Lo ribadisco: in questo caso la legge anti-persecuzione ha fallito. Non perché l'uomo si è suicidato ma perché, con altrettanta facilità, avrebbe potuto uccidere la donna. E tutto questo a poche ore dall'intervento delle nostre istituzioni dimostrandone così, come ulteriore beffa, la completa inefficacia.
Conclusione: Letta col suo provvedimento (v. Femminicidio e No-TAV) probabilmente si è guadagnato un po' di consenso, senza spendere niente, ma limitarsi a inasprire le pene: in realtà per affrontare questo problema sarebbero necessari investimenti in prevenzione e cura che però hanno costi (1/4 di un unico F-35) che non possiamo permetteci...
Nota (*1): ho deciso di sostituire ai brutti anglicismi stalking/stalker i termini, mi pare, equivalenti persecuzione e persecutore.
venerdì 16 agosto 2013
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