Che dilemma!!!
Qualche giorno fa riordinavo, evento raro, la mia camera. Così facendo mi sono imbattuto in due o tre regali di mia cugina dallo scopo misterioso...
Beh, in realtà niente di trascendentale: “scopo misterioso” è fuorviante, si tratta di oggetti che hanno una funzione ben definita ma che non credo utilizzerò mai. Di “misterioso” c'è solo il fatto di come lei abbia fatto a pensare che io avrei potuto usarli...
Ma non è questo il punto.
Mentre riflettevo distrattamente su dove sistemarli mi è venuto in mente di definirli “regali diversamente utili” e di scriverci sopra un post divertente.
Ed ecco il dilemma: ricordate il vecchio post l'accademia di Atene? In quel post descrivevo l'accesa discussione fra l'autore di quel blog e un suo lettore. L'oggetto del contendere era il gioco di parole “homoXSSuality” che incrocia insieme XSS e omosessualità.
Il lettore trovava il termine offensivo perché era inserito in un contesto negativo e quindi si associava “omosessualità” a qualcosa di sbagliato.
L'autore del blog rispondeva che si trattava di semplice ironia.
La mia opinione era che bisognava considerare la percentuale di lettori offesi sul totale dei lettori: è infatti ovvio che se un post ha un milione di lettori è altamente probabile che ce ne sia almeno uno, magari psicologicamente instabile, che trova qualcosa da ridire...
Recentemente poi, su FB, una mia amica ha pubblicato il link al seguente post I don't care if you are offended (lettura consigliata) che significa più o meno “non mi importa se ti offendi”.
L'autore, tale Scott Madin, parte dal presupposto che il sentirsi offesi per qualcosa è un fatto molto personale e, complessivamente, non controllabile (insomma come anch'io ho scritto “cercando abbastanza c'è sempre qualcuno disposto a offendersi per qualcosa”!). Poi distingue fra scherzi che offendono e scherzi che danneggiano.
L'autore fa l'esempio di scherzi sulla religione cristiana e scherzi sessisti. Gli scherzi degli atei sulla religione cristiana possono offendere (e magari essere maleducati) ma non danneggiano nessuno invece gli scherzi sessisti (ma anche “racist, homophobic, transphobic, classist, ableist, etc.”) rafforzano, magari inconsciamente, degli stereotipi errati e quindi, a lungo andare, sono dannosi.
La conclusione dell'autore è: scherzi che offendono sì, scherzi che danneggiano no.
Tornando a me, è evidente che il mio gioco di parole “regali diversamente utili” è basato sull'assonanza con “persone diversamente abili”. Leggendo in senso inverso la metafora si potrebbe arrivare alla seguente associazione di idee: “regali diversamente utili” = “regali inutili” = “persone inutili” = “persone diversamente abili”. A mio avviso la precedente catena di equazioni mi pare piuttosto cervellotica però, almeno in teoria, si tratta di un caso simile a quello basato sull'assonanza fra “homoXSSuality” e “omosessualità”...
Inoltre, secondo la definizione di Scott, questo mio gioco di parole è uno scherzo che, almeno potenzialmente, potrebbe danneggiare i diversamente abili e quindi non ammissibile.
Eppure io lo trovo divertente e non me la sento di autocensurarmi. Da qui il dilemma: faccio bene o male a pubblicare un post con questo titolo?
Secondo la mia definizione di “scherzo accettabile” tutto dipenderebbe dalla percentuale di offesi sul totale dei lettori che al momento non posso stimare (*1) ma che ritengo bassa. Secondo la definizione di Scott invece il mio gioco di parole sarebbe da censurare a priori.
In realtà mi pare che ci sia un grosso inconveniente nell'argomentazione di Scott. La distinzione fra offendere e danneggiare è molto meno netta di quanto egli faccia trasparire nel suo post. Ad esempio, un ateo che ironizza sulla religione cristiana non implica forse che i cristiani sono dei creduloni perché, ad esempio, credono che la Madonna fosse vergine quando concepì Gesù? In questa ottica i cristiani vengono danneggiati in quanto lo scherzo rafforza lo stereotipo del cristiano credulone, un po' bigotto che magari non crede troppo nell'evidenza scientifica...
Insomma ho la sensazione che qualsiasi scherzo, prendendosi gioco o sbeffeggiando qualcuno o qualcosa, magari indirettamente, rafforza comunque uno stereotipo negativo dell'oggetto della beffa.
Se così fosse non sarebbe possibile distinguere fra scherzi leciti e illeciti basandosi sul fatto che provochino offesa o danno visto che tutti danneggerebbero qualcuno...
In conclusione credo che la mia definizione di scherzo lecito sia più corretta. Resto però col dubbio che i “diversamente abili” si offendano a morte con me!
Nel caso lasciare un commento...
Nota (*1): Come sondaggio ho chiesto l'opinione di mio padre diversamente abile (ma lui si definisce handikkappato con la doppia “k”) ed egli ha trovato il gioco di parole semplicemente divertente. La sua opinione non è però molto indicativa avendo egli lo stesso mio umorismo che ha ereditato da me...
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2 ore fa
quando mi chiedono: "di che razza è il tuo cane?"
RispondiEliminaio rispondo "diversamente di razza"
fai te...
t.
È un bel dilemma anche questo!
RispondiEliminaCi devo pensare: forse ci scriverò un post... ;-)