Da qualche tempo fantasticavo di tornare a visitare Iseoland (il famoso parco giochi sulle rive del Garda). Sfortunatamente non vedevo realisticamente molte possibilità per farlo invece, potere della telepatia, sono stato invitato ad andarci in una piccola comitiva di sei persone (su un furgoncino a 8 posti che chiamerò, per comodità, Argo).
Per motivi di privacy eviterò di fare nomi posso però dire che gli argonauti, oltre a KGB, erano: l'amico di KGB, sempre ben pettinato, al timone di Argo; la moglie dell'amico di KGB, sempre sorridente e serena senza fare uso di droghe; l'amica dell'amico di KGB e armatrice dell'Argo; sorellina dell'amica dell'amico di KGB, facinorosa fan dei Sonora (*1) che si sarebbero esibiti a Iseoland; l'amica e silenziosa ombra della sorellina dell'amica dell'amico di KGB.
La spedizione è partita al rilento con KGB che, solitario, presidiava una desolata piazza in una brumosa alba. KGB aveva infatti avuto la grande soddisfazione di constatare come, arrivando 15 minuti in anticipo sul luogo di ritrovo, non ci fosse ancora nessuno.
Con un simbolico ritardo di pochi minuti sono arrivati poi l'amico di KGB con la sua compagna. Questa era stata opportunamente munita di numerosi marsupi, bisacce e borracce per avere la sicurezza che il marito avesse viveri e bevande sufficienti per sopravvivere fino alla prevista colazione in autostrada.
L'armatrice e la sua sorellina vivevano a pochi metri dal luogo di partenza e quindi, dopo una scampanellata, erano più o meno sveglie e pronte alla partenza: mancava solo l'ombra della sorellina ma questa viveva a diversi Km e sarebbe stata raccolta a domicilio successivamente.
L'amico pettinatissimo sale così al timone dell'Argo e, con qualche titubante balzo (era infatti la prima volta che la guidava) partiamo verso l'avventura. Sfortunatamente non ho critiche da muovergli: ha ben condotto il mezzo con una guida lineare e sicura. Anche sulla via del ritorno non ci sono stati problemi nonostante guidasse semiaddormentato avvinghiato al timone: fortunatamente delle vetture che di tanto in tanto osavano sfanalarci provocavano dei repentini quanto furiosi scoppi di ira che aiutavano a tenerlo desto.
Prendiamo l'autostrada e alla prima uscita andiamo a raccogliere la fida ombra della sorellina.
Beh, il prelievo non è stato poi così automatico. La ragazzina abitava a una quindicina di Km di distanza, però nonostante qualche incertezza, la raggiungiamo senza problemi seguendo le indicazioni della Cri Cri.
La Cri Cri è la versione femminile del Tom Tom che avevamo in dotazione. Può sembrare una contraddizione in termini che una donna sia anche esperta di percorsi stradali ma questa è la verità. Anzi ero molto sorpreso della fiducia canina con cui il mio amico seguiva le sue istruzioni: avevo quasi la sensazione che egli si fidasse più di lei che dei cartelli stradali...
A mio modesto avviso la nostra Cri Cri aveva però un pregiudizio che si può riassumere con “Meglio muoversi che stare fermi”. Tutto i percorsi che calcolava in tempo reale rispondevano a questa legge.
Per questo, avendo visto segnalata una coda sull'autostrada, ci ha subito fatto fare una deviazione fra i monti per circonvallare Firenze. Oltretutto le colline del Mugello erano ancora immerse nella nebbia e i segnali stradali particolarmente confusi: a uno incrocio con tre vie c'erano cartelli per l'autostrada per ciascuna delle tre direzioni...
Improvvisamente la crisi: stavamo salendo per una tortuosa stradina quando scoppia l'emergenza zuccheri. Con una debole vocina il mio amico ha solo la forza di dire “ciboo...”. Subito la moglie che sedeva alle sue spalle scatta: lestamente delle patatine vengono tirate fuori da una bisaccia e, mentre il mio amico riesce a malapena a continuare a tenere il timone, due muliebre braccia extra iniziano a nutrirlo. Debolmente il nostro timoniere riesce a deglutire ma la crisi non è finita: “bananaa...” riesce a mormorare. Rapida la moglie sbuccia una banane e ne premorde pure un pezzetto per facilitarne l'ingestione: di nuovo le braccia si protendono oltre la spalliera del sedile del conducente e, appena in tempo, riescono a nutrire il compagno in difficoltà. La situazione sembra migliorare ma quando tutto appare ormai risolto si sfiora il dramma: la banana non scende!! Con un filo di voce appena udibile un drammatico appello: “acquaa...”. La moglie è lesta e con agilità riesce a introdurre il biberon con l'acqua nella bocca del compagno. Lui inizia con difficoltà a suggere, poi il pomo d'Adamo sale e la banana scende: è fatta, siamo salvi!
Tutti insieme festeggiamo con degli urrà la prontezza della mogliettina che per un soffio ci ha salvato tutti ma improvvisamente questa inizia a menare dei gran colpi sul retro del sedile del marito: ci guardiamo perplessi non capendone la cagione ma poi il mio amico emette un lungo e sonoro ruttino e tutto diventa chiaro...
La situazione è però ancora grave: avevamo già accumulato un notevole ritardo sulla tabella di marcia e, da un po' di tempo, non vedevamo più nessun cartello per l'autostrada. Anzi, il nostro pilota ne aveva visto uno nello specchietto retrovisore che puntava nella direzione opposta alla nostra.
Il panico aveva quasi sopraffatto l'equipaggio: le bimbe piangevano disperate abbracciandosi preoccupate, non tanto per la propria incolumità, quanto per il pericolo di non arrivare in tempo allo spettacolo dei loro beniamini; il pilota, come un registratore rotto, ripeteva ogni cento metri di voler tornare indietro sicuro di essere sulla rotta sbagliata; anche la Cri Cri, priva di punti di riferimento (i satelliti non si vedevano nella nebbia), era perplessa. Solo la moglie era rimasta imperturbabile sempre all'erta nel caso il mio amico avesse un un nuovo calo di zuccheri...
Fortunatamente, prima che vengano compiuti atti inconsulti, gli dei ci guardano benignamente e un raggio di solo squarcia la nebbia illuminando un cartello per l'autostrada ormai prossima. Dopo poco è fatta: rientriamo sull'A1 a Barberino in direzione nord verso la Colchide.
Sull'autostrada la navigazione procede tranquilla con solo qualche occasionale invettiva del nostro timoniere verso le macchine ree di intralciare la nostra rotta (non essendo abbastanza leste a scansarsi o non agevolandoci sufficientemente il sorpasso).
Attraversiamo il Rubicone, pardon il Po, lanciando dadi a più non posso e poco dopo ci fermiamo a un autogrill. Colazione, bagno e si riparte.
Si esce a Peschiera del Garda e si iniziano a seguire le indicazioni per il parco giochi. Dall'autostrada si passa su una breve superstrada, poi si gira in una strada ampia, poi in una normale e infine in un vicoletto di campagna fra i campi e, finalmente, alle 11:50 (*2), arriviamo a destinazione.
Sul momento l'incongruità di una via d'accesso così palesemente inadeguata a un parco che attrae decine di migliaia di persone non ci appare evidente. La follia e l'incompetenza degli enti locali ci sarà poi chiara quando, a sera, cercheremo di lasciare insieme a tutti gli altri visitatori il parco.
A parte gli scherzi è una vergogna che il comune, la provincia, la regione, i politici locali o insomma a chi spetta fare qualcosa, non abbiano invece fatto NIENTE per migliorare la viabilità del luogo.
Il parco è pieno di nuove attrazioni dall'ultima volta che ci sono stato una dozzina di anni fa.
Ci fermiamo a fare foto a una sagoma (un cavaliere nel nostro caso) di quelle dove è possibile infilare la testa dal retro. Le due bimbe mostrano di essere ben educate: attendono pazientemente che i “grandi” a turno si dilettino a fare smorfie strane (non KGB ovviamente!). Quando poi la sorella maggiore lascia andare le briglie ed esse si dileguano, rapide come il vento, alla ricerca dei loro idoli.
Sfortunatamente partiamo dall'attrazione sbagliata: troppo vicina all'ingresso e con coda ben più lunga di quanto meriti. Oltretutto facendo la coda si scopre che adesso sono in vendita degli speciali pass che permettono di evitare le file. Questa nuova idea mi disgusta profondamente e meriterà un post a sé stante: per il momento quindi passo oltre ma immaginatevi la bile provocata a KGB da queste persone che evitano 40 minuti di coda...
La giostra fa pena: credo che si chiami “Fuga dalla Tunisia”. Degli scafisti ci fanno salire su dei barconi che si muovono su dei binari immersi nell'acqua. Facciamo una salita e poi c'è una divertente discesa con qualche schizzo d'acqua. Si rimane per un po' alla deriva fra statue di Nettuno, tritoni e delfini poi nuova discesa, nuova deriva e si sbarca a Lampedusa. Attrazione finita. Che schifo!
continua...
Io vorrei i tre giorni di sonno!
10 ore fa
Che forte che sei Gabbry!!!
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