Come accennato nel corto GMail non apprezza il mio dono poetico sto seguendo un gruppo di poesia: in sintesi sapevo già di non capirci niente ma adesso ne ho la conferma certificata!
Per prima cosa non riesco a leggere le poesie: se in un libro, anche di quelli che mi piacciono molto, trovo una poesia difficilmente, quasi mai in verità, riesco a leggerla fino in fondo. Persino quelle del “Signore degli Anelli” di Tolkien, figuriamoci le altre!
Perdo contatto con quello che leggo se non ne capisco i vari passaggi; mi distraggo, non seguo la logica dell’autore, finisco per pensare ad altro mentre gli occhi continuano a scorrere le parole: quando mi rendo conto di star perdendo tempo allora vado oltre.
Rarissimamente sono riuscito ad apprezzare spontaneamente una poesia: mi viene in mente Itaca di Cavafy… ah! e Catullo… forse i poeti romantici inglesi?… sicuramente William Blake (“A poison tree”)…
Per i poeti italiani, almeno di quelli studiati a scuola, provo solo nausea… con l’eccezione di Dante in effetti…
Ma in genere trovavo le poesie noiosissime e prive di interesse: uno sforzo di erudizione, uno sfoggio di paroloni per alludere poi a concetti opinabili o banali o arbitrari o astrusi a seconda dei casi…
Soprattutto raramente, a parte i pochi casi sullodati, la poesia è stata capace di risvegliare o di trasmettermi delle emozioni: e senza emozioni manca la volontà di sforzarsi per comprendere il messaggio più o meno profondo dell’autore.
Poi anch’io ho scritto qualcosa: chi segue questo ghiribizzo sa che, mediamente ogni 15 mesi, mi cimento con la poesia: chiaro che scrivo per me, in uno stile che piace a me, e senza la pretesa, né l’aspirazione, di piacere agli altri.
Insomma tutta questa premessa è per dire che io con la poesia ho poco a che fare: forse proprio per questo sono affascinato dai poeti e/o aspiranti tali che popolano il gruppo FB che sto seguendo e che ha organizzato il concorso anonimo (*1).
Al momento sono state pubblicate su un gruppo privato di FB, di cui faccio parte, una trentina di poesie: l’80% le trovo illeggibili e incomprensibili, le restanti riesco a finirle di leggere, magari qualche immagine mi piace o apprezzo l’eventuale messaggio o riesco a percepire delle emozioni.
Forse di quelle pubblicate fino a questo momento me ne è piaciuta veramente solo una: che però è stata decisamente “maltrattata” dai critici (che appunto sono poeti/scrittori o altre forme di intellettuali).
Un po’ polemicamente l’ho fatto notare e subito un paio di persone che si sono sentite chiamare in causa più delle altre hanno ribadito le loro motivazioni. Ma non sto a entrare nei dettagli visto che senza poter mostrare la poesia in questione non avrebbe neppure senso.
L’aspetto interessante è che ho iniziato a riflettere sulla natura della poesia.
Ancora ho solo delle idee parziali e informi ma oggi volevo iniziare a rifletterci scrivendo questo pezzo.
- Innanzi tutto la poesia deve avere un contenuto: un messaggio più o meno complesso o almeno un’emozione.
- La poesia deve essere esteticamente bella (altra questione è poi la definizione di cosa si intenda per bellezza!). Ma alla fine però questo della bellezza è un finto problema: essa varia nel tempo e in base ai gusti personali. Fondamentale è che la poesia piaccia al suo autore (vedi la prossima regola) ma il come o il perché non è importante.
- La poesia deve, prima di tutto, piacere al suo autore: non deve essere falsa, scritta cioè per piacere ad altri cercando di andare incontro a un gusto non proprio.
- Ma la poesia deve però anche poter, almeno potenzialmente, essere compresa dai lettori. Questo implica che non deve presentare delle barriere insormontabili. Cioè il lettore medio, magari sforzandosi e riflettendoci, deve poter essere in grado di comprenderne il significato. Una poesia senza barriere potrebbe comunque non piacere a tutti i lettori: ma questo è inevitabile visto che ognuno ha i propri gusti. Comunque la poesia deve permettere, almeno potenzialmente, lo scambio di idee fra autore e lettore.
- Del seguente punto invece non sono ancora convinto: la poesia, e quindi il poeta, deve essere onesta/o. Intendo dire che non deve fingere di avere un messaggio/significato che invece non ha costringendo il lettore a un’indagine inutile e vana. Questo a meno che l’incertezza dell’autore non sia proprio il messaggio che voglia essere trasmesso. Il mio dubbio è se l’autore è onesto se lascia possibili interpretazioni multiple: probabilmente sì se non lo fa per pigrizia ma perché, effettivamente, più risposte/messaggi sono effettivamente validi. Ecco lasciare aperte “troppe” alternative, solo perché non si è in grado o non si vuole essere chiari, è disonesto; lasciare solo quelle valide è onesto e anzi può dare maggior spessore alla poesia.
Riassumendo quindi:
#1 Contenuto → presenza di (almeno) un contenuto/messaggio.
#2 Estetica → valore estetico
#3 Sincerità → deve essere vera: deve piacere al suo autore che non può essere ipocrita proponendo messaggi che in fondo al suo animo non condivide realmente.
#4 Scambio → deve essere in grado di veicolare il proprio messaggio al lettore che voglia riceverlo: no barriere artificiali.
#5 Onestà → la poesia non deve fingere di essere ciò che non è.
Quindi:
Belle parole messe in fila ma senza un contenuto non sono poesia.
Un contenuto esposto chiaramente ma non in maniera bella ed elegante non è poesia.
Un’opera scritta per piacere ai potenziali lettori (o editori) ma che non piaccia al suo autore non è poesia.
Un’opera ermetica e criptica che solo il suo autore è in grado di comprendere non è poesia.
La poesia non deve fingere di avere risposte o messaggi che non ha: se lo ammette invece non è un problema: questa stessa ammissione sarà il suo messaggio/significato. Una poesia che diventa artificiosamente complessa o vaga per nascondere la mancanza di contenuti non è onesta.
Queste semplici regole, il cui acronimo è CESSO, sono al momento le basi di quella che è la mia poetica.
Altre considerazioni:
La poesia deve essere sincera (#3) ma deve anche permettere lo scambio (#4): affinché quest’ultimo sia possibile la poesia deve riuscire a connettersi al lettore: deve quindi piacergli esteticamente e essere da questi comprensibile.
C’è quindi il pericolo concreto che l’autore cerchi di inseguire (per ottenere successo o visibilità) il gusto del pubblico o degli editori: questo è lecito solo fino a quando l’autore resta sincero (#3).
La questione se la poesia debba essere per tutti o per pochi non si pone: l’autore deve essere sincero (#3). A quante persone piaccia è solo una conseguenza di quanto il suo stile e messaggio affascini esteticamente e intellettualmente il pubblico: ma il poeta non dovrebbe preoccuparsene.
Anzi, probabilmente se è troppo apprezzato dal pubblico significa che scrive per il proprio tempo, che cavalca l’onda del momento e che evidenzia tematiche ormai evidenti e chiare anche al grande pubblico: difficilmente sarà un grande poeta. Del resto anni fa (non ricordo l’autore) lessi un bel aforisma che diceva qualcosa del tipo: «Chi scrive per i contemporanei sarà dimenticato dai posteri» o «Chi insegue il gusto dei contemporanei sarà dimenticato dai posteri»
Altra questione è quella della barriera. La barriera non deve essere artificiale: cioè l’autore non deve inventarsela per apparire più complesso o profondo di quanto non sia (in effetti un aspetto della regola #5). Essa può essere solo il naturale risultato dell’estetica (#2) e della sincerità (#3) dell’autore: ovvero la barriera può nascere dallo stile dell’autore quando quest’ultimo insegue la propria concezione del bello e contemporaneamente definisce il proprio messaggio in una forma che valuta appropriata.
Conclusione: sicuramente continuerò a riflettere su questo problema e, forse, arriverò a una definizione ancora migliore anche se dubito di ottenere un acronimo migliore!
Nota (*1): per chi fosse interessato il regolamento è questo: Dopo l’Anonima Racconti, gli Imperdonabili lanciano l’Anonima Poeti; le istruzioni su come partecipare sono invece queste: Le istruzioni per partecipare all’Imperdonabile Anonima Poeti.
L'esempio di Benjamin Franklin
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