Oggi su FB ho trovato rilanciato il seguente articolo del 20 agosto 2018: Turismo sessuale, 80mila italiani in viaggio per adescare minori. Non chiamateci brava gente. di Carlo Stasolla su IlFattoQuotidiano.it
A prescindere dalla pedofilia (deplorevole, orribile, ingiustificabile, etc) mi ha incuriosito la cifra di 80.000 italiani che mi è parsa eccezionalmente alta.
Mi sono così chiesto com'era stata calcolata visto che, chi compie tali viaggi, difficilmente lo ammetterebbe in sondaggi o altre simili forme di indagine. Sono quindi risalito alla fonte dell'articolo, ovvero: Turismo sessuale minorile: il primato dei clienti italiani di Laura Filios su OsservatorioDiritti.it del 20 marzo 2018 (sottolineo le date perché poi emergerà un dato curioso), che infatti è una versione leggermente più approfondita di quanto riportato su IlFattoQuotidiano.it
Anche questo articolo non spiega però come si arriva al numero di 80.000 italiani ma vi è allegato un PDF citato come fonte: Global Study di Ecpat Iternational (End Child Prostitution in Asian Tourism).
Di questo PDF (uno studio del 2016) ho letto le prime venti pagine da cui ho capito che la Ecpat è un ente che mette insieme le ricerche sulla prostituzione infantile fornite da svariate organizzazioni che collaborano con essa.
Altre informazioni più o meno utili che mi sono rimaste in mente: 1. la conferma della difficoltà di reperire dati affidabili (per molteplici ragioni); 2. fenomeno in espansione non più ristretto all'Asia ma anche all'Europa dell'Est, USA, Canada, America latina e varie zone dell'Africa; 3. il maggior numero di clienti sono uomini orientali (magari in viaggio di lavoro) probabilmente a causa di una diversa percezione della pedofilia.
Poi, cercando la parola chiave “Italy”, ho finalmente trovato il riferimento alle statistiche sugli italiani: si tratta di un contributo di “Ecpat Italia” pubblicato nel rapporto REGIONAL REPORT 2016 EUROPE sempre, come si intuisce dal titolo, del 2016.
Qui, a pagina 20, una tabella riporta i dati con le statistiche italiane insieme a quelle di Austria, Norvegia, Spagna, Olanda e Svezia.
La tabella evidenzia ancor più l'anomalia italiana: i numeri di pedofili "turisti" per nazione sarebbe infatti il seguente:
Austria → 2500-4000
Italia → 80000
Olanda → >3000
Norvegia → 100-150
Svezia → 4000-5000
Spagna → 40000
Di altre nazioni non è dato sapere. L'unica altra cifra paragonabile a quella italiana è quella spagnola ma gli altri numeri, anche tenendo conto delle diverse popolazioni nazionali, sono di uno o due ordini di grandezza minori.
Altra stranezza (questa in realtà presentata a pagina 54 del precedente PDF) è che la media dell'età dei pedofili “turisti” italiani sarebbe di 27 anni (e quindi un buon numero di questi di un'età ancora minore!) contro, ad esempio, quella di 56 degli olandesi. Di nuovo a me pare strana una MEDIA di età così bassa. Comunque una nota sulla fonte dei dati italiani dice che:
«Lombardo Pijola, Marida, “Turismo sessuale, italiani al primo posto: padri di famiglia a caccia di bambini”, Messaggero, 6 giugno 2013, accessed 4 May 2015 from http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/turismo_sessuale_italiani_al_primo_posto_padri_di_famiglia_a_caccia_di_bambini/notizie/288530.shtml. Data comes from research conducted by ECAT Italy in 2003 (unpublished)»
L'articolo de IlMessaggero.it (del 2013) non è più disponibile (anche se testimonianze di tale articolo persistono in siti d'informazione locale: vedi TURISMO SESSUALE, ITALIANI AL PRIMO POSTO: PADRI DI FAMIGLIA A CACCIA DI BAMBINI su CronacheLodigiane.net) ma, soprattutto, i famigerati dati risalgono a una ricerca NON pubblicata del 2003!
Sicuramente tale ricerca è affidabilissima ma resta il fatto che non è possibile verificare come si sia arrivati al numero di 80.000 italiani pedofili e “turisti”. Tenendo presente gli altri numeri (per altro di studi più recenti) mi pare che il dubbio sulla loro attendibilità rimanga più che legittimo.
Nonostante questo, a distanza di 15 anni da tale ricerca, giornali nazionali come IlFattoQuotidiano.it (ma suppongo che anche altri media abbiano riportato tale notizia) pubblicano per certi e ATTUALI dei dati che sono perlomeno incerti e VECCHI di tre lustri...
Conclusione: l'informazione italiana è di bassissimo livello e questa ne è l'ennesima dimostrazione. Non si hanno incertezze a pubblicare numeri dati come certi e attuali senza nessun tentativo di verificarne la correttezza. Immagino che se un giornalista di un quotidiano nazionale avesse telefonato a ECPAT (o ECAT?) Italia avrebbe avuto tutti i chiarimenti del caso: in tale maniera l'articolo sarebbe stato sicuramente più informativo ma, probabilmente, avrebbe avuto molta meno risonanza e quindi si è preferito non farlo... oppure si è trattata di semplice superficialità, non saprei cosa sia meglio o peggio...
Il ritorno del gladiatore
7 ore fa
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