Zietta
Sono trascorsi dieci anni da quando la zia non c’è più. Sotto alcuni aspetti sembrano volati, ma prendendo in considerazione la quotidianità, è trascorso tanto tempo, i ricordi si affievoliscono, la vita è andata avanti per tutti, è l’istinto di sopravvivenza di noi esseri umani che ci porta a continuare il nostro camino su questa terra, in ogni circostanza.
Ciò che invece mantiene viva la memoria è il cuore, l’affetto, l’amore… basta chiudere gli occhi e dal cuore si sprigionano tutti i ricordi sulla zia, che io ultimamente chiamavo affettuosamente “zietta”.
Aveva imparato a inviare gli sms, perciò ci tenevamo in contatto, se adesso fosse viva sarebbe diventata una campionessa di WhatsApp!
I miei ricordi su di lei risalgono alla mia infanzia, eravamo molto legate e ci frequentavamo spesso, forse anche perché oltre al figlio maschio avrebbe voluto anche una femmina. Ero più piccola di cinque anni di KGB e ho tanti ricordi di un’infanzia trascorsa insieme durante le ricorrenze, ma anche nei weekend. Con i miei genitori vivevo in Versilia e zia veniva spesso da sola o con la famiglia, amava portarmi a fare shopping a Forte dei Marmi, le piaceva girare per negozi e poi fermarsi ‘da Principe’ a prendere ‘un cappuccino senza schiuma’ e un’acqua minerale.
Molto di come sono oggi lo devo a lei, anch’io adoro fare shopping (come tutte le donne del resto) e amo soprattutto fare regali, per me, come era per lei, è quasi più appagante che riceverli. Starle vicino ci ha rese molto simili, anche per me ogni occasione è buona per fare regali a chiunque; ho due nipotine acquisite che sono diventate un po’ quello che io ero per la zia. Mi coccolava in tutto e per anni è stata una festa quando arrivava da noi. I bambini adorano i regali, ma sanno capire per istinto se sono sinceri e disinteressati e i suoi lo erano, sapevo che mi voleva bene e adorava vedermi felice. Mi ha regalato un’infanzia piena di gioie e mi ha viziato come i miei genitori, per volontà e per necessità, non avevano fatto.
Si dilettava a raccogliere regali per me e per le altre persone che amava (KGB, gli altri nipoti, gli altri parenti, le sue amiche) e accumularli quotidianamente: più tempo era trascorso dall’ultimo incontro, maggiore era la quantità di regali che portava. Aveva un pensiero per tutti ed i suoi erano sempre regali graditi, perché studiati, pensati, cercati e trovati appositamente per la persona a cui erano destinati. Non ho mai più incontrato una persona così, questa sua caratteristica è sintomo della sua enorme generosità e del suo buon cuore, che concretizzava non solo con regali graditissimi, ma anche con ogni tipo di aiuto o opera buona, che chiunque è venuto a contatto con lei, ha avuto modo di constatare e da cui ha potuto trarre beneficio. Si è sempre prodigata per gli altri e quando si presentava una necessità, era lì col suo sostegno fisico e morale. Ha sempre aiutato tutti senza aspettarsi qualcosa in cambio.
Oltretutto ‘zia Grazina’, come la chiamava la mia mamma, aveva un enorme senso estetico, amava l’arte in tutte le sue forme, dalla narrativa, al teatro, alla poesia, alle atri figurative, alla musica e alla moda, che per lei era una vera e propria passione. Per citare solo un paio di esempi, le piacevano i quadri di Bueno (che anch’io grazie a lei ho imparato a riconoscere) e una volta mi regalò un cd di Maria Callas.
Amava il viaggio, ricordo la sua passione per l’oriente, Bali, Singapore, che si rispecchiava anche nei suoi gusti estetici. Secondo lei, la donna più elegante del mondo era quella indiana, con il Sari, era affascinata anche da altri abiti tradizionali, le piaceva quell’abito composto da un camicione lungo di lino con sotto i pantaloni coordinati, che aveva visto indossato da un incantatore di serpenti e preteso che lui glie lo vendesse. Inoltre in casa aveva un burka originale, regalatole dal marito di una sua amica che era stato in Afghanistan. Nell’indossarlo era colpita da quanto stringesse il capo della donna e da quanto poco chi lo indossava potesse vedere attraverso la piccola griglia che si trovava davanti agli occhi. Provava pietà per le donne afgane che erano costrette in quella ‘prigione’ ambulante.
Era un’ottima padrona di casa, che amava intrattenere gli amici offrendo loro tè, caffè o un ottimo bicchiere di vino, magari un Corvo di Salaparuta, che era tra i suoi preferiti. Offriva anche sigarette provenienti da ogni luogo che aveva visitato.
Negli anni è cresciuta in me l’ammirazione per questa zia, che con la sua dolcezza e delicatezza, col suo atteggiamento esente da ogni giudizio, era diventata la mia più grande confidente. Sapevo che mi avrebbe sempre aiutato se avessi avuto bisogno.
I nostri rapporti non sono sempre stati esenti da attriti, soprattutto durante la mia età adolescenziale, quando ero in rivolta contro l’autorità dei miei genitori e lei, da buona sorella, ogni tanto osava prendere le parti della mamma, ma sempre con grande dolcezza verso di me. Molto spesso però, faceva da mediatrice, come quando regalò un telefono cellulare a mamma, per far in modo che quest’ultima entrasse in confidenza con questo nuovo sconosciuto oggetto e in seguito acconsentisse a comprarlo a me che da tempo lo chiedevo. Le piaceva rendere felici le persone…
Col tempo il nostro rapporto è cresciuto, io ero diventata una giovane donna indipendente, con un lavoro, una casa per conto mio e quando potevo, andavo a trovarla cominciando a ricambiare le sue gentilezze con regali che sapevo esserle graditi. Da zia e nipote piano piano, col progredire della mia maturità, stavamo diventando amiche e complici, come sorelle.
Vorrei tanto sapere come sarebbe oggi il nostro rapporto, immagino che avrebbe organizzato il mio matrimonio, sarebbe stata mia testimone di nozze ed avrebbe partecipato attivamente a tutti i momenti importanti della mia vita. Credo che con lei la famiglia sarebbe stata più unita, era un catalizzatore inconsapevole per tutti noi, avrebbe riempito le nostre vite con la sua affettuosa presenza, riuscendo a farci incontrare più spesso di quanto gli impegni lavorativi e la vita frenetica ce lo consentano.
Zietta era molto più di quanto ho scritto, questa è solo una mia personale visione di lei, di ciò che ha significato per me, è stata zia, amica e sorella e certamente chi l’ha conosciuta avrà una sua versione di lei e dell’impatto che ha avuto nella sua vita, ma il comune denominatore credo che sarà la generosità, la bontà, l’affetto che dimostrava a tutti e una visione dolcemente fanciullesca della vita, che credo di aver ereditato.
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