Ai tempi del liceo chiesi a un mio amico, accanito lettore di fantascienza e simili, il suo parere su Stephen King: all'epoca non avevo letto niente di suo ma, apprezzando le numerose trasposizioni cinematografiche di successo che negli anni '80 erano state tratte dalle sue opere, mi chiedevo come fosse. Già trent'anni fa guardavo con sospetto i “grandi successi”: infatti, allora come adesso, ciò che da tutti è apprezzato spesso non piace a me...
Il mio amico si raccolse in qualche istante di riflessione e poi sentenziò: “Scrive bene, crea grande atmosfera, ma poi sciupa tutto nel finale...”
Non so sulla lettura di quanti e quali libri si basasse il parere di questo mio amico ma io lo presi per buono e per molti anni evitai Re Stefano. Forse, nel corso degli anni, ne avrò letto un paio, che magari mi furono regalati, ma non ne sono neppure sicuro...
Qualche giorno fa ho però terminato di leggere Il talismano di Stephen King e Peter Straub, Ed. Sperling & Kupfter, 1986, trad. Tullio Dobner: mi avevano infatti attratto le oltre 600 pagine scritte in caratteri minuscoli...
Che dire? Probabilmente essendo Stephen King solo un coautore non è il miglior testo per farsi un'idea del suo stile però ho comunque formulato una teoria complementare e integrativa di quanto mi disse tanti anni fa l'amico precedentemente citato.
La mia sensazione è che King abbia una facilità di scrittura talmente grande da essere imbarazzante. Dategli un tema, “ragazzo triste sulla spiaggia in inverno”, e lui è capace di riempire pagine e pagine di descrizioni, pensieri e ricordi. King non ha il problema di riempire la carta ma, al contrario, rischia solo di soffocare la trama. Perché queste descrizioni danno profondità ai personaggi, credibilità alla storia e creano aspettativa ma da sole non portano avanti la storia.
Io credo che quando King inizi a scrivere non abbia in mente la trama completa ma solo qualche idea generica sul protagonista e il mistero che dovrà affrontare: poi King inizia a scrivere e la storia inizia a crescere da sola con idee che generano nuove idee e la trama che si sviluppa lentamente.
Il limite di questo approccio è la difficoltà nel capire dove si vada a parare perché paradossalmente l'autore non ha il controllo completo sulla propria storia.
La conseguenza è che, chiaramente non sempre ma solo alcune volte, King si accorga di aver scritto le 500 pagine stabilite con l'editore ma di essere lontano dall'idea originaria che aveva in mente: ecco allora che, forse cinicamente, ricorre a delle conclusioni brutali che terminano la storia riallacciando alla bell'e meglio insieme tutti i fili delle sottotrame che si erano sviluppate “da sole” con l'idea originale. Il risultato in questo caso può non essere sempre all'altezza.
Il romanzo in questione è invece particolarmente modesto: l'idea di fondo poteva anche essere valida ma è massacrata da una serie di incongruenze che la rendono non credibile. Il protagonista, un ragazzino che le avventure dovrebbero far maturare, non è convincente: dovrebbe avere 12-13 anni ma non lo si percepisce minimamente.
Non so, probabilmente, mettersi d'accordo in due su questi dettagli non è facile e se non c'è sintonia totale fra gli autori si casca facilmente in questo tipo di problemi...
Insomma si tratta di un libro che sconsiglio totalmente!
Tornando a King, la mia teoria sul suo stile è basata quasi interamente sulla mia intuizione: ho cercato di combinare insieme l'opinione del mio amico con i pochi elementi estratti da questo libro ma, io per primo, sono consapevole dell'opinabilità di quanto ho scritto.
Bisognerebbe leggere almeno una decina di suoi libri per esprimere un giudizio più compiuto!
Conclusione: mi è venuto in mente che, alla luce di quanto ho affermato, dovrebbero essere particolarmente significativi i suoi racconti brevi. Per la loro natura infatti tali racconti non possono essere dispersivi come i romanzi normali e quindi eventuali carenze e/o pregi della trama dovrebbero essere maggiormente evidenti.
Proposito per il 2016: trovare una raccolta di racconti di Stephen King per capire di che “pasta è fatto”!
lunedì 4 gennaio 2016
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