Da pochi giorni ho iniziato a seguire ben tre nuovi corsi su Internet: Guitar, Songwriting e History of Rock...
Quello sulla chitarra, nonostante l'insegnante sia Bob Marley (*1), sembra davvero troppo facile perfino per me, ma magari le prossime lezioni saranno più complesse: vedremo...
Quello sulla scrittura delle canzoni sembra veramente interessante: l'insegnante è un personaggio: una via di mezzo fra un attore, un rokkettaro e un poeta... Il corso è orientato alla stesura dei testi delle canzoni ma tanti concetti sono comunque comuni alla scrittura creativa e quindi, almeno per me, utilissimi.
Ero invece molto incerto se iscrivermi anche al terzo corso, quello sulla storia del rock. Poi ho saputo che il mio maestro si era iscritto: non aveva finito di vedere interamente la prima lezione ma aveva notato che l'approccio storico dell'insegnante americano era molto diverso da quello che lui conosceva grazie alla lettura di un testo di un autore italiano.
Questa osservazione mi ha subito colpito e incuriosito e ha fatto pendere definitivamente la bilancia a favore della mia iscrizione.
Ovviamente non so cosa abbia letto il mio maestro ma immagino che si tratti di ciò che, più o meno, era stato insegnato anche a me: ovvero semplicemente che il rock era nato dalla fusione di più generi, in particolare del rhytm & blues degli afroamericani (direttamente dalle piantagioni di cotone) col country dell'America rurale.
Insomma come la ricetta della nonna per fare una torta: un po' di blues mescolato bene con un altro po' di country, magari un pizzico di folk, poi si inforna per 45 minuti a 180° e il rock è pronto!
La spiegazione dell'insegnante americano è molto diversa: provo a riassumerla rapidamente...
In principio, diciamo intorno agli anni '20, la musica dominante, quella intorno alla quale girano i soldi, è quella pop mentre la country e il rythm & blues sono estremamente di nicchia.
Per diffondere la musica pop viene usata la radio e, anzi, fra case discografiche e stazioni radio si sviluppa una forte sinergia che porta alla crescita di entrambe.
Ma con la seconda guerra mondiale arrivano due novità: la migrazione all'interno degli USA, in particolare della popolazione nera, che dalle campagne del sud va a cercare lavoro nelle fabbriche del nord; la nascita della tivvù.
Le case discografiche si rendono immediatamente conto del potenziale della tivvù e per questo spostano gran parte dei loro investimenti promozionali per il pop su di essa. Così facendo però le radio devono trovare nuove opportunità per finanziarsi e così iniziano a dare spazio alla musica rythm & blues: adesso infatti la popolazione di colore non è più concentrata solo al sud ma è diffusa anche nelle città industriali degli USA: in pratica il mercato del rythm & blues si è, almeno geograficamente, ampliato.
Ma questi programmi radiofonici vengono ascoltati e apprezzati non solo dalla popolazione di colore, alla quale sono inizialmente destinati, ma anche dalla gioventù bianca.
Ecco, la prima lezione finisce più o meno qui, alla vigilia del 1955, ma è facile immaginarsi come la situazione evolverà...
E Aristotele?
Ora ci arrivo...
Nonostante la mia ironia anche la spiegazione “italiana” delle origini del rock è corretta eppure, paragonata a quella molto più articolata dell'insegnante americano, appare semplicistica.
Per Aristotele esistono quattro tipi di spiegazione: causale, teleologica, formale e materiale.
La spiegazione causale è incentrata sulla causa, quella teleologica sullo scopo, quella formale è una dimostrazione mentre quella materiale descrive gli elementi in gioco.
Conclusione: la spiegazione del professore americano è causale mentre quella “italiana” è materiale. Decidete voi quale, in questo contesto, ritenete più utile e/o interessante.
Nota (*1): anche no...
L'esempio di Benjamin Franklin
3 ore fa
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