Premetto che non ho assolutamente voglia di scrivere però, prima di cominciare la versione 1.9.1 dell’Epitome (a cui comunque non ho assolutamente voglia di lavorare!), voglio terminare “Democrazia cosa è” di Sartori: ci sono infatti diverse epigrafi che voglio inserire nella mia opera. Certo, potrei inserirle comunque senza finire di leggere il libro di Sartori ma talvolta divento schiavo delle mie stesse regole delle quali una mi impone di copiare le epigrafi in un apposito archivio solo dopo aver finito la lettura…
Assurdo, lo so.
Come al solito valgono le premesse di Indietro su Sartori (5/?). La mia speranza è di riuscire a essere particolarmente breve…
Il capitolo XII è intitolato “Mercato capitalismo e pianificazione”.
- Il capitolo 12.1 è leggero: democrazia è un sistema politico mentre mercato, capitalismo e pianificazione riguardano l’economia. Eppure le cose si intrecciano fra loro. Comunque Sartori si concentra sull’URSS e sul fallimento della sua economia pianificata per arrivare a concludere che l’unica economia che funziona è quella di mercato.
[KGB] Beh, non sono d’accordo con la conclusione di Sartori che, credo, sia deformata dal crollo dell’URSS nel 1990. È possibile che l’economia di mercato massimizzi il profitto ma, come ci insegna Rawls, se il nostro obiettivo non è semplicemente massimizzare il profitto di pochi allora possono essere possibili delle alternative: magari meno efficienti ma più giuste.
- Concetto ormai banale per me (forse lo trovai nella Bifarini qualche anno fa) ma che giova ripetere: in molti paesi l’industrializzazione è stata sostenuta col protezionismo. In un’economia totalmente libera e senza barriere vince il più forte: è il trionfo dell’utile ma non della giustizia. Rimando anche al corto Mica scemi.
[KGB] Qui, chi ha un minimo di intuizione dovrebbe ricordarsi delle balle che ci raccontavano alla creazione della UE (più precisamente all’adozione dell’euro che ci tolse la leva monetaria per gestire l’economia del paese) e di come sarebbe stato bello per le nostre piccole e medie aziende competere nel mercato globale contro i giganti del mondo…
- Sartori continua a contrapporre il “mercato” alla “pianificazione” ma, come ho scritto a margine, per me è fondamentale il concetto intermedio di “pubblico”.
- Divertente: a fine pagina 218 viene introdotta la “formula di Lindblom” del 1977 che io a margine commento con “Mi sembra una cazzata di idea”. A metà pagina 219 Sartori commenta: «Ma la formula fa acqua, mi sembra, da tutte le parti» (*1). E io commento con “Bene”…
- Sartori è molto pessimista sulle capacità di gestione dell’economia dello Stato: lo definisce anzi “corrompente” e “corruttibile”.
[KGB] Concordo: il problema sono i limiti umani e la degenerazione della democrazia. Per uscire da questo circolo vizioso bisogna cambiare il modello di democrazia. Al riguardo rimando alla mia Epitome.
- Vabbè, Sartori è tutto a favore del mercato: mi limito a copiare il mio commento a margine “Il problema è che nel mercato attuale il consumatore è troppo debole (e il lavoratore non è tutelato)”. E poi: “1. Accumuli di ricchezza; 2. Concorrenza grande contro piccolo; 3. Influenza su politica”.
Non sto a spiegare cosa intendevo: di nuovo rimando alla mia Epitome.
- Ovvio poi che il libero mercato ha anche dei pregi: promuove la libertà di scelta individuale; propone alternative; l’ampia libertà di scelta è però limitata dal mio portafoglio.
[KGB] Vero, ma Sartori ha ancora in mente un modello di democrazia e quindi di mercato non degenerata: se per esempio i grandi gruppi economici, per esempio le banche, sono liberi di accordarsi fra loro allora la libertà di scelta del consumatore diviene fittizia. Se mancano le informazioni sulla provenienza del cibo allora il consumatore sceglie basandosi unicamente sul prezzo: e questa è una scelta fortemente condizionata che equivale a manipolazione, quindi libertà solo apparente. Se al mercato si fanno gestire dei beni indispensabili allora il rapporto fra gestore e cliente può andare ad assomigliare a un ricatto che, chiaramente, non ha niente a che fare con la libertà.
In una democrazia sana la politica dovrebbe vigilare per evitare questi abusi ma nella situazione attuale avviene l’inverso e, anzi, essi vengono facilitati.
- Segnalo un mio commento che copio qui di seguito: “Concetto: i sistemi automatici, distribuiti con unità indipendenti, funzionano bene perché non c’è overhead per gestione (ciò non significa che siano perfetti) → difficile che siano in equilibrio, tenderanno a un limite”.
[KGB] Qui credo di aver mischiato ai pregi del libero mercato elencati da Sartori, l’idea di antifragilità di Taleb. L’economia pianificata è fragile: se il piano è sbagliato o accade un evento imprevisto si ha un disastro; l’economia di mercato con tanti imprenditori indipendenti che adottano strategie diverse è invece antifragile. L’overhead è in realtà un ulteriore elemento tutto sommato secondario. La frase sul “limite” è un’intuizione su cui dovrei riflettere maggiromente…
Vabbè il capitolo è ancora lunghissimo e io non ho veramente più voglia di scrivere e quindi mi fermo qui…
Conclusione: comunque terminato questo capitolo sarò di nuovo in pari!
Mi spiace: mi rendo conto di aver scritto un pezzo veramente noioso e poco interessante…
Avrei dovuto procedere diversamente: sfogliare rapidamente tutte le pagine del capitolo per capire quali fossero gli argomenti più importanti per concentrarmi su di essi: avrei scritto un pezzo più interessante e stasera avrei finito di leggere il libro di Sartori...
Nota (*1): tratto da “Democrazia cosa è” di Giovanni Sartori, (E.) RCS, 2007, pag. 219.
Io vorrei i tre giorni di sonno!
11 ore fa
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