Come libro “del bagno” sto leggendo le favole di Esopo. Belline: sono cortissime, al massimo mezza pagina, spesso pochi periodi. Estremamente essenziali.
La maggior parte delle favole si conclude poi con una spiegazione della sua morale: se ho ben capito si tratta di aggiunte posteriori (anche alcune intere favole potrebbero essere spurie, magari di epoca bizantina).
Queste “morali” sono molto interessanti: alcune infatti danno la sensazione di non aver capito per niente il senso della favola! Mi sono chiesto come ciò fosse possibile.
Sono giunto alla conclusione che queste favole non hanno delle morali univoche e quindi il lettore le interpreta alla luce dei propri protomiti (ovvero del modo di pensare del suo tempo).
Sicuramente sarebbe possibile fare una bella ricerca prendendo nota delle discrepanze più significative ma sfortunatamente non ho pensato di farlo quando ho iniziato a leggere le favole e, ora che sono a più di metà libro, non ho voglia di ricominciare da capo...
Così a memoria però ho notato che molte favole, che io interpreto come rivolte al singolo individuo, vengono spiegate in chiave sociale dove, in genere, il debole non deve ribellarsi ai potenti e allo stato delle cose. La mia supposizione è che tale lettura della favola appartiene a persone di una società molto più chiusa e stratificata della nostra: una visione del mondo in cui i deboli equivalgono a pecore e i forti a lupi. Le pecore potranno fare qualsiasi cosa ma non cambiare la loro natura e rimarranno quindi sempre più deboli e in balia dei lupi: qualsiasi tentativo di cambiare tale situazione è destinato al fallimento. Credo di aver reso l'idea...
Visto che ormai ho superato la dimensione da “corto” aggiungo un altro paio di curiosità.
Ho trovato una favola in cui viene spiegato che il castoro, quando non ha via di scampo, si castra da solo (il verbo “castrare” deriva infatti da “castoro”): avevo trovato un accenno alla medesima credenza anche in Plutarco e ora ritengo probabile che la sua “fonte” fosse proprio Esopo!
Tutti probabilmente sanno che la favola della volpe e dell'uva (che prova a raggiungere un grappolo di uva e, quando non vi riesce, se ne va via dicendosi che “tanto non era matura”) è di Esopo ma, almeno io, non sapevo che anche “la serpe in seno” è dello stesso autore: cioè il modo di dire “tenere/allevare una serpe in seno” deriva da una favola di Esopo dove, in inverno, un contadino trova una vipera mezza congelata dal freddo e se la mette sotto le vesti, a contatto con la pelle, per scaldarla: quando questa si è ripresa lo morde...
Leggendo le varie favole mi vengono in mente finali alternativi o nuove idee per altre completamente diverse: mi sto appuntando i vari spunti e poi scriverò un pezzo con le “mie” favole di Esopo: però prima voglio finire di leggere l'intero libro per non rischiare di scrivere qualcosa che esiste già.
Attualmente mi sono appuntato 14 idee! Alcune sono anche belline, un paio sono varianti di favole esistenti, un paio ho la forte sensazione che esistano già e, infine, per altrettante mi manca un finale decente: vedremo cosa verrà fuori...
Conclusione: secondo me è un libro adatto da leggere ai bambini per fargli spiegare quale sia, secondo loro, la morale delle diverse favole.
alla prima stazione
1 ora fa
Nessun commento:
Posta un commento