La speranza ti pugnala alle spalle se appena ti affidi troppo a essa. Per colpa sua ci si trova impreparati. Per colpa sua non si effettuano le scelte migliori.
La speranza inganna, è un velo tremolante che maschera la realtà. La speranza è quindi nemica della verità.
Sorella della speranza è la delusione che da essa non si allontana mai troppo.
La speranza è ingiustamente considerata una virtù: qual è il suo unico pregio? Solo quello di permettere all'uomo di trascinarsi avanti aiutandosi con una stampella destinata a spezzarsi all'improvviso. Ma che virtù può esservi in un inganno?
È il principale ingrediente della felicità? Ma che valore ha una felicità basata sulla speranza? È solo un inadeguato e debole scudo destinato a infrangersi appena la verità si degnerà di sfiorarlo: e allora il colpo si sentirà più duro e sarà più doloroso.
È come se una persona che soffra di vertigini e tema un dislivello di pochi metri venisse bendata e accompagnata in cima a una rupe e lì abbandonata davanti al precipizio. È questo il dono che la speranza fa all'uomo.
Affidarsi alla speranza equivale a scommettere sul futuro e, a lungo andare, inevitabilmente si finisce per perdere.
È paradossale che la speranza venga preferita al pessimismo: dove la prima dà un'illusoria tranquillità il secondo consiglia prudenza. Mentre la speranza ti fa sorprendere impreparato il pessimismo ti consiglia di proteggerti al meglio. La speranza ti rassicura che non ci sarà nessun inverno, che non calerà la notte, ti fa credere che non morirai mai: eppure pochissimi hanno fatto poco più di cento giri intorno al sole e nessuno molti di più...
Mi spingo oltre e dico che è nella speranza la radice del dolore mentre l'assenza di sofferenza sta nell'accettazione del presente.
Chi spera lo fa a proprio rischio e pericolo. Ma l'uomo è cieco: il temporaneo successo di uno fa dimenticare il duro fallimento di molti.
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