«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

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4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

sabato 21 febbraio 2015

AedE: Scena III, Atto III

Le istruzioni in breve (la versione completa è qui):
  1. Fare partire il primo brano della scena
    • Regolare il volume della musica non troppo alto: si deve sentire chiaramente ma non deve distrarre
    • Per calarsi nella giusta atmosfera cercare di battere il ritmo della musica con la mano
    • Non prestare attenzione alle parole della musica o alle immagini del video: in genere il testo della canzone non avrà nessuna attinenza con la scena e potrebbe quindi distrarre e confondere il lettore. Abbandonarsi semplicemente all'atmosfera!
  2. Aspettare il tempo indicato prima di iniziare a leggere il testo della tragedia vero e proprio. E non sbirciare!
  3. Leggere con attenzione cercando di seguire la punteggiatura e “interpretando” i vari personaggi
  4. Finita la lettura aspettate che il brano musicale termini prima di avviare il successivo o passare alla scena seguente



Aspetta 1m 20s

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[Andros si trova su una spiaggia assolata]
Andros – [stupito] Dov'è il tempio? Dove la reverenda madre? Era sera, adesso è giorno! Un attimo fa cadevo e ora, su un soffice letto di tiepida sabbia, sono sdraiato. I festosi richiami degli alcioni volitanti mi salutano mentre il mare mugghia scontroso; timide onde, con delicato riguardo, mi sfiorano appena i calzari e una fresca brezza marina mi sorride arruffandomi i capelli...
Andros – [alzandosi in piedi si rivolge alla propria ombra] Sperduti siamo su un'ignota spiaggia, sotto il sole fiammeggiante, circondati da una florida gariga di fiori ed erbe profumate. Laggiù non lontani, fragranti arbusti di rosmarino e resistente tamerice, si stendono pigri fino a quel grazioso boschetto di terebinti mentre, tutto intorno, i fiori dal lungo collo della mortale scilla occhieggiano curiosi.
Non scorgo però traccia d'uomini: di nuovi soli, tu e io, in un luogo di sogno fantastico e desolato. Grande pace e quiete ci circondano: amo così tanto questo numinoso silenzio che, se tu anche mi parlassi, non ti ascolterei! Ma adesso che fare?
Sperduti ma non persi, non ci resta che aspettare...



Aspetta 30s

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[mentre si guarda intorno Andros ode un distante richiamo provenire dal mare]
Andros – Cos'è stato? … Ecco, di nuovo! Provengono dal mare: gioiosi squilli di buccine potenti... Là in distanza, dove il cielo pare unirsi al mare, una scintillante foschia opalina si approssima rapidamente! Ora odo anche cembali ritmati, e un canto: una peana di basse voci maschili a cui fa eco un contrappunto di acute voci femminili. Sublime e armoniosa melopea! Un corteo regale di tritoni e nereidi scorta un rutilante cocchio che, veloce, scivola sulle onde trainato da una pariglia di delfini dai finimenti aurei! Sul carro marino vi è un trono eburneo adornato di oro e argento ma, assiso su esso, c'è un diamante di una purezza così splendente che il sole stesso, sconfitto e umiliato, ne è adombrato! Ecco è arrivata: Afrodite la Grande è arrivata!
La sua corte, gli aitanti figli e le amabili figlie del mare, si dispongono su due schiere: ed ella soave si alza, leggiadra sulla superficie dell'acqua cammina, maestosa in silenzio viene verso di me: le gambe non mi sostengono, cado in ginocchio di fronte a tanta divina magnificenza!
Afrodite – [con voce comprensiva] Finalmente caro Andros, figlio di Omotimo! Da mesi volevo incontrarti e, in ogni angolo della terra, avevo ordinato ai miei servi di cercarti. Eppure solo adesso giungi a me...
Andros – [sempre in ginocchio non osando alzare lo sguardo sulla Dea] Non sulla terra, ma sotto di essa, venivo preparato al mio compito...
Afrodite – [ridacchiando] Ah! La rozza astuzia del mio rozzo amante... non importa: non pensare però che la di lui brutalità sia più forte della mia grazia! [sorride e guarda intensamente la testa china di Andros che, sempre inginocchiato, si agita visibilmente]
Mi pari turbato: cosa ti succede obbediente Andros?
Andros – Mia Padrona! Il sudore imperla la fronte del mio volto imporporato ma, allo stesso tempo, brividi incontrollabili mi agitano e fanno battere i miei denti!
Afrodite – [con voce stentorea e autoritaria] E perché mai ardi Andros?
Andros – La tua presenza mi accende i lombi di tal emozionante fiamma che la sabbia sotto di me, solo per il tuo divino volere, non fonde divenendo vetro...
Afrodite – [ridacchiando soavemente] E perché allora rabbrividisci Andros?
Andros – L'algore cristallino della tua perfetta bellezza mi ghiaccia il sangue che cessa di scorrermi nelle vene...



Aspetta 20s

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Afrodite – [annuendo] E infatti io sono Afrodite la Suprema, Signora dell'Amore: mio è il potere del fuoco ghiaccio che muta il piacere in dispetto. Posso incendiare un uomo con un sorriso o gelarlo con la mia indifferenza. La grazia vince sulla forza. Ricorda bene: la mia carezza gentile ti proteggerà sempre dal pugno ferrato del mio brutale amante. Ma ti ho invitato in questo luogo così ameno, da dove la stessa bellezza proviene, per istruirti. Alzati quindi, e ascolta bene le mie divine parole!
Andros – [alzandosi] Subito potente Dea... giustamente detta Androfona.
Afrodite – [sorride compiaciuta] Sono la Dea delle donne, e donna, eppure anche dea: vulnerabili al mio fascino sono sia i mortali che gli dèi e questi, come tutti i maschi, spesso finiscono per considerare proprio ciò che loro non è. Callipente, la mia fedele schiava, ti ha spiegato il grave torto che ho subito?
Andros – Profondamente devota ti è Callipente che vive solo per obbedirti: ella mi parlò dell'obbrobriosa offesa.
Afrodite – Mi ha servito bene: è giunto il tempo che la liberi della sua nauseabonda bruttura, intollerabile al mio sguardo. Sappi quindi che il voglioso Ares, il mio irascibile e impulsivo amante, immediatamente pentitosi, mi offrì, come sanguinoso guidrigildo, la testa del suo protetto. Avrebbe forgiato un eroe per tale scopo, mi disse. Ma il nocumento fu troppo grave per lasciarmi blandire da un così misero dono. Ciò, che già per donna mortale sarebbe stato insufficiente, è meno di niente per una degli dèi supremi. Nella mia giusta collera ho deciso quindi di distruggere l'orgoglio dell'orgoglioso Dio distruttore. Così, mentre fra le mie cosce sudando si affannava, gli ho chiesto di promettere ed egli, come tutti gli uomini, ha promesso senza porre domande: mai ti ostacolerà, per nessuna ragione, fino a quando avrai vita.
Sappi anche che, quando il focoso Ares non è nel mio talamo a spegnere i suoi bollori, egli ha un altro grande amore che non tollererebbe dividere con nessuno e, men che meno, con un misero mortale. Tale amore, a differenza di me, gli è sempre rimasto fedele: si tratta della sua spada, Fonias la massacratrice. Un'arma di smisurato potere, capace di tagliare solida pietra come lino sottile, che squarcia il ferro come papiro egizio e che fende uomini e armature come fossero aria del mattino.
Ebbene, mentre in una nostra segreta alcova, sfinito dal piacere giaceva addormentato, gli ho sottratto Fonias. Mio marito Efesto, su mia richiesta, ne ha fatto un simulacro: uguale d'aspetto ma privo di ogni potere. Il mio buon sposo, zoppo ma non sciocco, ha intuito ciò che avevo in mente e, approvando divertito, mi ha donato anche un magico fodero che nasconderà la spada alla divina vista del suo proprietario. Mi segui?
Andros – Sì, mia Padrona... ma non comprendo ancora quale sia il mio ruolo...
Afrodite – In questo fodero di ferro scuro e cuoio brunito, così disadorno per non destare sospetti, è Fonias che io ti affido. Il mio volere è che tu usi questa tremenda arma per uccidere il turpe re mentre il virile Ares, impotente assisterà: non potrà ostacolarti perché così ha promesso... Mano mortale brandirà la sua adorata spada ed egli ne sarà umiliato: fino alla tua morte rimarrà in tuo possesso e, di sicuro, con essa grandi imprese realizzerai. La tua vendetta sarà doppiamente vendetta essendo tua ma anche mia. E stai sicuro, la gratitudine dell'amore, nell'estrema necessità, non mancherà di soccorrerti.
Andros – Con gioia accetto: il mio cuore non può, né vuole, opporsi alla potente Dea dal serico seno di alabastro!
Afrodite – Sappi dunque che il barbaro re, un perfido scita chiamato Totraz, ha il suo regno nel remoto nord, oltre il Ponte Eusino. Parti sicuro e spedito senza esitazione alcuna: in caso di necessità le mie guide ti indicheranno la giusta via...
Andros – Non desidero altro che obbedirti mia Padrona: ora, più di prima, anelo iniziare questa impresa perché, servendo me, servo te. Se me lo ordinassi, sarei pronto a tuffarmi in mare e a gareggiare lottando contro i flutti, fino alla meta, o fino alla morte!
Afrodite – Il tuo entusiasmo ti fa onore: il mio bacio ti sia di benedizione [così dicendo sfiora appena sulle labbra Andros che, immediatamente, cade addormentato]

Elenco dei brani in ordine di apparizione:
1. Take me to Neverland di Wisdom
2. Valkyries di Amberian Dawn
3. River of Tuoni di Amberian Dawn

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