Con colpevole ritardo concludo oggi questa mini serie iniziata lo scorso novembre e rimando a una rapida lettura di KGB sullo stato del mondo 2 e KGB sullo stato del mondo.
Nelle precedenti puntate avevo descritto (a grandi linee!) il percorso storico che ci ha portato alla situazione attuale e tre delle implicazioni più importanti sulla società moderna: il sacrificio economico (inutile) dell'Europa, la crisi della democrazia sempre più al servizio dei poteri forti e la diminuzione delle libertà individuali.
Eppure accanto a queste tre tendenze, che fanno immaginare non solo possibili ma perfino probabili le peggiori distopie, ci sono degli sprazzi di luce.
In alcuni paesi, fra i quali l'Italia, forse per mancanza di solide radici di cultura democratica (*1), la democrazia è particolarmente decaduta: i politici sono divenuti sempre più incapaci e attenti solo al proprio interesse e alla conservazione del proprio potere. La corruzione generalizzata ne è la manifestazione principale.
Nei governi di queste democrazie, particolarmente irrispettosi del bene e della volontà popolare, i poteri forti hanno trovato dei volenterosi burattini ubbidienti e facilmente manovrabili.
Probabilmente questa degenerazione politica sarebbe potuta andare avanti ancora a lungo: i cittadini, anestetizzati, quando non plagiati, dalla tivvù, e con sempre meno libertà di azione e di controllo sul potere, probabilmente avrebbero accettato la propria progressiva trasformazione in sudditi/consumatori senza rendersene conto o ritenendola inevitabile (*2).
Ma la crisi economica è stata come una secchiata di acqua gelida che ha riscosso molti cittadini dal torpore nel quale erano caduti. Una cosa è vedere della cattiva politica ma vivere decentemente, un'altra è vederla quando si vive in miseria: nel primo caso, magari con disgusto, la si tollera; nel secondo ci si ribella.
Ma quando tutti i partiti, indipendentemente dall'etichetta “di sinistra” o “di destra”, sono percepiti uguali fra loro, perché effettivamente controllati, o comunque fortemente influenzati dai poteri forti e quindi lontani dagli interessi della gente, cosa succede?
La risposta la vediamo in Grecia e, soprattutto, in Spagna con la nascita di movimenti con una forte base popolare e in aperta opposizione alla volontà dei poteri forti.
Anche in Italia si è avuto qualcosa di analogo ovvero il M5S ma, paradossalmente, grazie alla prorompente personalità del suo leader, ha avuto un prematuro successo. Questo successo improvviso ne ha forse impedito il sano sviluppo: ci siamo invece ritrovati con un movimento fragile e inefficace a causa delle sue contraddizioni interne e in primis per la mancanza di democrazia interna e di capacità politica.
Da questo punto di vista il M5S sarà paradossalmente, negli anni a venire, un ostacolo al successo di altre forze, comunque popolari ma pienamente democratiche (*3), che naturalmente emergeranno dalla combinazione di crisi economica e democrazia allo sbando.
A riprova di quanto scrivo proprio adesso mi è caduto l'occhio sull'articolo del Fattoquotidiano.it Intesa PPE PSOE: in pratica la destra e la sinistra spagnola si alleano insieme, ufficialmente contro il “terrorismo”, ma potenzialmente anche in funzione anti-Podemos.
Come ho spiegato infatti i tradizionali partiti di sinistra e destra sono la STESSA cosa: pescano da bacini elettorali diversi ma, nella sostanza, sono tutti più o meno agli ordini dei poteri forti internazionali. È ovvio quindi che si coalizzino contro l'unica forza dalla parte dei cittadini.
Certo è un tentativo rischioso perché in questa maniera, al di là delle chiacchiere per i media di regime, nella sostanza dimostrano di essere la stessa cosa...
Nell'equazione che lega insieme crisi economica e crisi della democrazia non è forse chiaro il ruolo delle libertà individuali. Vediamo di chiarire.
Da una parte si cerca di allontanare i cittadini dalla politica (vedi in Italia le riforme di Renzi sul senato e sulle province) in maniera che i governi (non solo nazionali ma anche regionali o locali) abbiano più libertà per imporre scelte che vadano palesemente contro l'interesse delle rispettive popolazioni. Votare più raramente possibile e con un accentuazione della rappresentatività indiretta sono scelte che vanno in questa direzione.
La grande novità degli ultimi 20-25 anni è poi rappresentata dall'esplosione di Internet.
La rete mette a disposizione di tutti una tale quantità di informazioni INDIPENDENTI che INIZIA a controbilanciare lo strapotere dei media CONTROLLATI dai poteri forti. Internet è inoltre il carburante che permette la nascita e lo sviluppo dei movimenti popolari che, praticamente a costo zero, possono dotarsi di strumenti utili a coordinarsi e a far conoscere le proprie idee.
Per questo i vari governi, con scuse varie, cercano di ridurre sempre più la libertà della rete.
Conclusione: la situazione mondiale è brutta. Il declino non solo economico ma anche politico degli USA pare inevitabile ed è adesso mascherato solo dal fatto che la Cina (v. Cina e tao) preferisca mantenere un basso profilo. Mi pare evidente che il declino economico continuerà fino a quando non ci sarà un cambiamento globale di mentalità. Occorrerebbero dei governi in grado di guidare questo processo in maniera da minimizzare le ricadute sulla popolazione ma sfortunatamente non è così. I poteri forti internazionali (fondamentalmente occidentali) hanno ormai un forte controllo sulla democrazia e il loro solo obiettivo è quello di proteggere se stessi: anche loro mirano a raggiungere un nuovo assetto globale dove però la popolazione è composta da sudditi/consumatori. Probabilmente la visione dei poteri forti, poiché è orientata al profitto nel breve/medio termine, non è neppure in grado di essere sostenibile nel lungo termine. Eppure è proprio in quella direzione che i vari governi mirano ad andare: ovvero in una strada senza uscita.
L'unica nota positiva in questa situazione sono i movimenti popolari che superano il dualismo, ormai vieto, dei concetti di “sinistra” e “destra” e, sebbene ancora non ne siano pienamente coscienti, propongono una nuova ideologia: “dalla parte della gente” in contrapposizione al “dalla parte dei poteri forti”.
È importante notare che con questa dicotomia, in una competizione elettorale democratica dove la popolazioni voti secondo il proprio interesse, i poteri forti uscirebbero perdenti: dal loro punto di vista l'unica soluzione è cambiare le regole della democrazia per trasformarla, non di nome ma di fatto, in qualcosa di diverso...
Nota (*1): no, il senato della SPQR e l'Atene di Pericle non contano!
Nota (*2): magari colpa della globalizzazione!
Nota (*3): non cioè guidate da un simpatico dittatore che, in assenza di regole interne, decide il bello e il cattivo tempo senza aver per altro interesse a un reale cambiamento del paese.
venerdì 6 febbraio 2015
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