Qua e là leggo da vari intellettuali, sia esteri che italiani, che la soluzione ai problemi politici e sociali del mondo occidentale dovrà essere ispirata al “socialismo di mercato” cinese.
La loro argomentazione più forte è data dal miglioramento delle condizioni di vita del cinese medio da una parte e dai progressi economici e scientifici dall’altra.
Sulla mancanza di libertà si minimizza, si spiega che non è troppo diverso dall’occidente e, del resto, l’occidente con motivazioni speciose sta rapidamente riducendo gli spazi di ciò che è considerato lecito.
Addirittura le diverse correnti del partito comunista cinese vengono spacciati per l’equivalente di partiti diversi. E di nuovo l’occidente con i suoi partiti differenti solo all’apparenza, ma tutti in realtà sistemici, rende più difficile capire dove e se vi sia una differenza sostanziale.
Chi segue questo ghiribizzo sa che io sono molto freddo verso il sistema cinese e, per esempio, pur in un momento in cui anche le “democrazie” occidentali stanno riducendo le libertà della proprio popolazione, la situazione cinese è decisamente peggiore (v. Libertà nel mondo).
Ma cosa dice la teoria della mia Epitome al riguardo?
In realtà manca una sezione vera e propria che affronti direttamente questo argomento e l’idea è appunto quella di scriverne oggi in questo pezzo.
Il problema della democrazia è la rappresentanza: le leggi del potere ([E] 5.4) ci dicono che, col tempo in base a specifiche condizioni, gli interessi del potere rappresentato (la popolazione) e di quello delegato (il relativo governo) tendono a divergere (*1): questo significa che spesso il potere politico non farà l’interesse della popolazione ma quello di altri poteri (oggi sostanzialmente economici e/o finanziari) con cui tende naturalmente a collaborare insieme ([E] 5.6).
Ma la Cina non è una democrazia. Come viene eletto il presidente cinese?
Ho cercato di documentarmi su Wikipedia su come funzioni il sistema politico cinese: quel che mi interessava era capire chi elegge cosa. Il meccanismo non mi è chiaro ma di sicuro è chiuso e poco trasparente.
È interessante notare che già per accedere al partito provinciale (da cui poi si viene scelti per far parte del comitato centrale) si deve avere almeno una laurea.
Non so se a un qualche livello la popolazione possa votare i propri rappresentati ma, suppongo, di no: cioè solo gli iscritti al partito potranno farlo.
Comunque è evidente che il modello cinese introduca molti gradi di distanza fra la popolazione e il segretario del partito (la massima carica, Xi Jinping per capirci). Questo porta all’applicazione del corollario dei gradi di distanza ([E] 5.5) che significa che gli interessi del segretario generale e quelli della popolazione (o dei semplici iscritti al partito in questo caso) divergeranno sensibilmente se si verificano le condizioni delle rappresentatività imperfetta attraverso i vari passaggi.
In questo caso, non avendo ben chiari i meccanismi delle diverse elezioni, ha senso ragionare solo sulla condizione più importante: quella di convincimento.
Ovvero i vari politici cinesi faranno l’interesse della popolazione soprattutto in base a quanto siano convinti del proprio ruolo e dovere nei confronti della popolazione e del paese.
È possibile che l’indottrinamento sia molto forte e, di certo, io non ho i mezzi per valutarlo. Ma il punto centrale è che il mondo politico cinese è un gruppo a sé stante, dal quale vengono via via selezionati gruppi più ristretti fino ad arrivare al segretario generale. Questo significa che il gruppo dei politici avrà i propri epomiti locali ([E] 6.3) ovvero dei propri principi e ideali, in genere basati sulla particolare declinazione del comunismo cinese, che differiranno però dagli epomiti assoluti ([E] 6.2) comuni alla maggioranza della popolazione.
È facile immaginare che gli epomiti della maggioranza della popolazione saranno quelli tipici di una società capitalista, ovvero sarà precipuo il successo economico e, in generale, l’importanza del denaro.
Questa differenza fra epomiti locali e assoluti inevitabilmente causerà problemi nei politici cinesi che si troveranno a dover conciliare insieme principi capitalistici e comunisti: in parole povere come fare una bella vita con pochi soldi? Mi sembra evidente che la risultante sarà la corruzione economica dei politici. E in questo senso ho varie conferme.
Questo significa che anche i massimi organi politici cinesi tenderanno, esattamente come le controparti occidentali, a collaborare con i grandi poteri economici del paese e difficilmente questo avverrà nell’interesse della popolazione locale.
Questa è la tendenza inevitabile.
Il progresso economico per il cinese comune c’è sicuramente stato ma anche in questa società si deve accontentare delle briciole perché il governo cinese lavora per aiutare i grandi poteri economici non la popolazione: certo durante gli anni dell’industrializzazione (gli anni ‘90) molti cinesi sono riusciti a divenire ricchi. Ma in questo caso si è trattato della fortuna di essere al posto giusto al momento giusto. Questa fase si è ormai chiusa da un paio di decenni e anzi c’è una minoranza di cinesi che rendendosi conto di venire sfruttata, di non poter fare carriera nonostante il massimo impegno, si risolve all’estremo opposto, ovvero a lavorare il meno possibile.
La differenza con l’occidente è che la Cina NON è in decadenza come l’occidente e, quindi, il potere politico riesce comunque a governare con quel minimo di equilibrio che da noi invece si è ormai perso. Equilibrio non certo nel rispettare le libertà della popolazione ma semplicemente nel non andare contro i suoi più basilari interessi.
La Cina è poi in quella che nella mia teoria dell’espansione ([E] 22.2) chiamo fase 2, ovvero della crescita a scapito di altre popolazioni e nazioni (*2). In questa fase il contrasto fra poteri economici e popolazione cinese non è ancora critico: gli obiettivi sono comuni e si può procedere di comune accordo.
Il punto è che il sistema cinese non è quella panacea che risolve i problemi della società globale: in particolare il potere politico ha lo stesso difetto delle democrazie occidentali. Ovvero fa l’interesse primariamente dei poteri economici cinesi e non della popolazione. La Cina è semplicemente in una fase storica diversa da quella dell’occidente e, solo per questo, può sembrare almeno in alcune iniziative più dalla parte della propria popolazione di quanto non accada da noi.
Ma si tratta di un’illusione ottica: non di una soluzione definitiva. Anzi, a occhio nel giro di una generazione, anche la Cina entrerà nella fase 3 e allora, ammesso che ci siano ancora osservatori indipendenti, diverrà evidente per chi realmente lavora il governo cinese.
Vale qui la pena ricordare un altro caposaldo del mio pensiero: la società è più giusta quando la democratastenia, ovvero la maggioranza della popolazione è più forte. La democratastenia è più forte quando il suo membro medio, l’uomo qualunque, è più forte. L’uomo qualunque è più forte quando è più ricco ma, soprattutto, quando è più libero: la libertà gli dà infatti quell’autonomia decisionale che gli permette di difendere al meglio anche la propria ricchezza e, in generale, di tutelare il proprio interesse personale.
Attualmente l’uomo comune cinese è meno libero del comune occidentale e questo rende la democratastenia cinese meno capace di difendersi da eventuali soprusi e, contemporaneamente, più facilmente sfruttabile dai poteri economici.
Conclusione: per adesso passare da una democrazia occidentale al sistema cinese equivalerebbe a cadere dalla padella nella brace. Poi, considerando come vanno le cose, soprattutto della dittatura democratica ([E] 15.6), è possibile che fra una dozzina d’anni non ci sia più una differenza significativa...
Nota (*1): la situazione attuale dell’occidente è ancora peggiore dato che si trova in un periodo di piena decadenza ([E] 15).
Nota (*2): l’occidente è invece nella fase 3, ovvero lo spostamento di ricchezza è interno agli stessi paesi occidentali: i poteri economici vampirizzano la ricchezza della stessa popolazione.
SIVIGLIA Y TAPAS
1 ora fa
Molto interessante
RispondiEliminaQuesta analisi socio-politologica conferma la mia intuizione: prima, pensiero poi: la frantumazione in atto nella società "occidentali" mediante vari processi più o meno cruenti (immigrazione di massa, deculturazione, distruzione di identità sessuale, della famiglia, degradazione del cibo e della cultura del cibo, annichilimento della scuola ad ammortizzatore sociale per marginali, etc.) è la conseguenza di piani pensati e attuati di castalie cosmopolite per il controllo planetario: avete masse di frantumati significa avere masse di mansueti manipolaboli e sfruttabili.
Attali, il guru progressista consigliere di Macron, non nasconde certo questi obiettivi, come Soros e altri.
Ah! dimenticavo: ho apprezzato molto questo tuo commento e quindi ho fatto della mia risposta a esso il seguente pezzo: https://parole-sante.blogspot.com/2022/12/coesione-e-cervello.html
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