Recentemente, forse semplicemente a causa degli algoritmi di YouTube, mi capita di imbattermi in molti libri che esaltano i vantaggi della lettura lenta e profonda.
Mi è quindi venuto il dubbio che l’argomento possa essere di un certo interesse e, quindi, ne approfitto per spiegare il mio metodo di lettura: in realtà ne ho già scritto altre volte ma prendo l’occasione di pubblicare la lista dei miei libri letti nell’anno 2022 da GoodReads per farci un pezzo unico.
Prima di tutto i miei libri letti:
Visti così non sembrano molti e, in effetti, rispetto a quanto leggono i grandi lettori sono pure pochi.
Personalmente però non ritengo che la quantità sia molto importante: ciò che invece conta è la qualità.
Ci sono libri che ti arricchiscono e altri che non ti lasciano niente: ovviamente leggere i libri di questo secondo tipo non è utile.
Altro fattore, come ribadiscono appunto molti video di “esperti” su YouTube, è che bisogna anche essere in grado di assimilare ciò che si legge.
In definitiva, secondo me, molto banalmente è importante sia leggere libri di qualità sia capirli.
E qui veniamo alla velocità di lettura.
Io sono un lettore molto veloce.
Ma sono anche un lettore molto lento!
In realtà vario la mia velocità in base a ciò che leggo: i libri “leggeri”, che mi servono solo per rilassarmi, li posso terminare in pochi giorni. Se mi appassiono non ho problemi a passarci sopra diverse ore consecutive. Mi lascio coinvolgere dalla storia e mi distraggo lasciandomi trasportare nel mondo immaginario di turno.
A questo tipo di libri appartengono:
- “La regina dei dannati” della Rice
- “Scelti dalle tenebre” della Rice
- “Hollow city” di Ransom
- “La casa per bambini speciali di Miss Peregrine” di Ransom
- “2010 Odissey 2” di Clarke
- “2061 Odissey 3” di Clarke
Questi volumi non mi hanno lasciato praticamente niente con l’eccezione dei due volumi della Rice da cui potrei forse prendere un’epigrafe o due.
Per questo tipo di libri sono una fogna: potrei leggerne a decine. Non lo faccio perché mi distrarrebbero troppo dalle letture più impegnative e utili.
I libri utili poi non sono tutti di uguale difficoltà di lettura: tutto dipende dall’autore (stile e quindi epoca/linguaggio), dall’argomento trattato oltre che, naturalmente, dalle nostre specifiche conoscenze o, banalmente, se siamo più o meno stanchi.
I più facili li leggo quasi alla stessa velocità di quelli di intrattenimento solo che presto attenzione al contenuto: in questa “modalità” rifletto continuamente su ciò che sto leggendo ed, eventualmente, aggiungo commenti a bordo pagina. Questi scoli possono essere di diversi tipi: alcuni sono semplicemente delle sigle speciali con cui evidenzio dei passaggi di cui magari voglio scrivere sul ghiribizzo o fare presenti a specifiche persone o copiare fra le mie epigrafi o di apprezzamento (i punti esclamativi) o di confusione (i punti interrogativi); a volte mi limito solo a segnare con una barretta laterale i passaggi che mi sembrano significativi: la barretta può essere singola, doppia o tripla in base a quanto la trovi importante; ah, mi segno anche tutte i termini che non conosco o che voglio approfondire e che, al termine della lettura, aggiungo alla mia base dati su Anki…
Poi ci sono brevissime sintesi su quanto afferma l’autore (utili poi per rinfrescarsi rapidamente la memoria sullo specifico contenuto) e, infine, le note più importanti, ovvero le mi riflessioni personali, che evidenzio con un “[KGB]”, e che danno una prima rielaborazione intuitiva di quanto sto leggendo.
I libri facili letti sono:
- “A fleece of gold: five lessons from the fable of Jason” di Given
- “L’amicizia” di Cicerone
- “Che guerra sarà” di Mini
- “Social Psychology” di Myers
- “Musica per organi caldi” di Bukowsky
- “La vita responsabile” di Bonhoeffer
- “Agguato al lago rosso” di Genito
- “Ricordi” di Guicciardini
- “La Francia in Costa d’Avorio” di Akmel
- “Le diaboliche” di Barbey d’Aurevilly
- “Lecce Homo” di Genito
- “Animal Farm” di Orwell
- “1984” di Orwell
- “Teatro” di Büchner
Che siano facile da leggere non significa che siano pochi utili: anzi due dei libri più importanti di questo anno sono proprio “Animal farm” e “1984” di Orwell.
Molto buoni anche “Social psychology” di Myers (che ho trovato facile probabilmente solo perché avevo già seguito un corso in linea basato sullo stesso testo) e “La vita responsabile” di Bonhoeffer (anzi di questo autore potrebbe valere la pena di leggere qualche opera più impegnativa: la mia versione è una selezione di lettere troppo breve per avere una buona panoramica del suo pensiero).
“Agguato al lago rosso” e "Lecce Homo" sarebbero due gialli e quindi letture di intrattenimento ma in questo caso, essendo scritti da un amico, li ho letti con particolare attenzione per potergli fornire un commento ben fondato.
Poi ci sono i libri di difficoltà media: li posso trovare più impegnativi principalmente per due ragioni: 1. capire cosa intende l’autore (magari dovendo rileggere qualche paragrafo); 2. la necessità di prendere molti appunti (che, comunque, mi distraggono e allungano notevolmente i tempi di lettura).
A questa categoria appartengono:
- “Discorso della servitù volontaria” di De La Boétie
- “Lettere a Lucillo” di Seneca
- “QED” di Feynman
- “Come io vedo il mondo” di Einstein
- “Babylonian-Assyrian birth omens” di Morris Jastrow
“QED” in realtà è molto difficile se si cerca di capirne i dettagli: quando mi sono reso conto che era fatica sprecata (vedi i vari pezzi sull’argomento) ho anche accelerato la lettura: che sia di difficoltà media è quindi una mia “media” fra la prima e la seconda parte!
Per gli stessi motivi visti al punto precedente, solo ancora più accentuati, ci sono poi i libri che ho trovato difficili e/o faticosi da leggere. Libri per cui, per capirci, ho dovuto fare uno sforzo di volontà per portarli avanti…
Questi sono:
- “Who we are and how we got here” di Reich
- “Il canto della meditazione” di Osho
- “Democrazia cosa è” di Sartori
- “Dialogo su i due massimi sistemi” di Galilei
- “Un nuovo mondo” di Tolle
Qualche precisazione per ciascuno di questi libri:
- “Who we are and how we got here” impegnativo ma utilissimo: letto di gusto e abbastanza rapidamente. Ecco, in questo caso probabilmente chi ha conoscenze di genetica, l’avrebbe trovato facile o medio (un po’ come è successo a me col testo di psicosociologia).
- “Il canto della meditazione” impegnativo perché Osho si esprime per metafore: richiede uno sforzo di intuizione significativo da parte del lettore. Però valido.
- “Democrazia cosa è” molto utile ma pesantissimo: di nuovo chi ha conoscenze della materia potrebbe trovarlo molto più abbordabile di quanto non sia stato per me. A volte arido e stracolmo di dati: è stato faticosissimo ma, data la sua utilità, non ho mai pensato di abbandonarlo.
- “Un nuovo mondo” è l’analogo sbiadito de “Il canto della meditazione” senza averne la profondità. Lo sconsiglio. Poi, ovviamente, anche qui si possono trovare parti utili ma non mi pare che il gioco valga la candela.
Ovviamente si tratta di giudizi indicativi: se riscrivessi questo pezzo domani magari sposterei qualche libro da una categoria a un’altra. Volevo solo dare un’idea del mio giudizio complessivo senza cercare di essere super oggettivo.
Però dell’aspetto peculiare delle mie letture non ho ancora scritto (beh, in altri pezzi sì ma non in questo!).
Io leggo molti libri contemporaneamente e lo faccio perseguendo una specifica strategia cognitiva/mnemonica.
Mi sono infatti reso conto che la mia capacità di assimilare nuovo materiale, ovvero la mia memoria, è relativamente limitata. Se leggo un capitolo di un libro anche impegnativo sono capace di ripeterne abbastanza fedelmente il contenuto, ricordandone (cifra a caso) il 90%.
Se però leggo tre capitoli di fila dello stesso libro ecco che allora rischio di mischiare tutto insieme e la mia capacità di ricordare in maniera organica le singole informazioni crolla a (cifra a caso) il 50%. Ho parlato di capitoli ma in alcuni casi può trattarsi di poche pagine: dipende dalla densità e complessità dell’informazione da memorizzare. In realtà, nella pratica, ormai sento automaticamente quando la mia memoria è “piena” e ho quindi bisogno di tempo per assimilare le nuove idee: un po’ come sentirsi con la pancia piena durante un cenone!
Quindi volendo leggere un solo libro per volta, e contemporaneamente assimilarne una parte significativa del contenuto, finirei per avanzare con estrema lentezza terminando pochi libri all’anno.
Fortunatamente la mia memoria non ha gli stessi problemi di confusione se gli argomenti che leggo in sequenza sono molto diversi fra loro. Per capirci, se leggo di fila tre capitoli appartenenti a generi diversi allora riesco a memorizzarne (cifra a caso) l’80%.
Ma in questa maniera riesco a leggere tre volte più libri con solo una piccola perdita di efficienza.
Per questo leggo sì molti libri contemporaneamente ma gli argomenti trattati sono molto diversi: non ho più ripetuto l’errore, per esempio, di cercare di leggere insieme le “Elleniche” di Senofonte e le “Storie” di Polibio: inizialmente quando Polibio tratta delle invasioni dei galli in Italia non ebbi problemi ma quando passò alle conquiste romane in Grecia iniziai a confondere totalmente le diverse alleanze fra le varie città greche!
Voglio concludere con due citazioni che ho trovato su YouTube e che sintetizzano, molto meglio di quanto potrei fare io, l’importanza di prendersi il giusto tempo per comprendere ciò che si legge:
«Leggere senza riflettere è come mangiare senza digerire» - Burke
«Una pagina ben compresa è meglio di un intero volume letto in fretta» - Macaulay
Conclusione: qual è stato il libro migliore che ho letto questo anno? Sono incerto fra “La fattoria degli animali” e “1984”...
alla prima stazione
1 ora fa
Molto utili le indicazioni sul metodo.
RispondiEliminaAnch'io usavo il metodo delle annotazioni su libri importanti: servono a pensare, ad elaborare, a ricordare, ad approfondire.
Ciao UnUomo.InCammino, prendo l'occasione per ringraziarti tutto in una volta per i tuoi commenti apprezzatissimi!
RispondiEliminaIn questo caso ci tengo a sottolineare che non consiglio il mio metodo ad altri: è solo come faccio io, ma funziona per me perché io sono fatto così!
Probabilmente altre persone si troverebbero meglio con altri metodi e, per altre ancora, il mio metodo potrebbe addirittura essere controproducente...