Sono arrivato alla contraddizione di informarmi poco per non farmi cattivo sangue: visto che non posso farci niente preferisco non sapere. Lo so che è sbagliato ma l'alternativa è veramente frustrante...
Ormai diversi giorni fa, ho letto un nuovo editoriale di Guido Scorza (v. Riservatezza azzerata) sul FattoQuotidiano.it: Trojan di Stato ci risiamo? Nuovo rischio Grande Fratello.
Per chi non lo sapesse i trojan, che da ora in avanti chiamerò troiani, sono dei programmi apparentemente inoffensivi e legittimi che però nascondono a loro interno (da cui deriva il nome evidentemente ispirato dal Cavallo di Troia) del codice pericoloso per l'utente.
Ad esempio i troiani possono mascherarsi da salvaschermo, antivirus o altri programmi di qualsiasi genere ma poi, oltre a svolgere la propria funzione “ufficiale”, ne hanno anche altre nascoste.
Tipicamente si tratta di virus o di programmi che rubano informazioni...
Nell'articolo citato si parla invece di troiani di Stato, ovvero di programmi definiti come innocui e/o utili dallo Stato (ad esempio potrebbe trattarsi di un applicativo distribuito gratuitamente per comunicare con la PA, o calcolare la propria pensione futura, o per accedere ai propri dati medici, etc...) ma che però nascondono al proprio interno del codice per spiare l'utente, controllare il contenuto del suo calcolatore ed, eventualmente, prenderne il totale controllo. Alla faccia della riservatezza.
Ebbene, un nostro valente parlamentare, probabilmente su indicazione di qualche gruppo di potere (leggi USA), ha prontamente presentato una legge che nasconde, in poche parole ambigue, la possibilità di rendere legale anche in Italia questo comportamento truffaldino da parte dello Stato.
È da notare come la sua proposta sia nascosta: non viene chiaramente spiegato agli italiani (che dovrebbero essere il popolo sovrano ma sono trattati, forse giustamente, come un branco di ovini appassionati solo di calcio) che in nome della sicurezza (non ricordo bene, suppongo che la proposta miri ufficialmente a combattere il terrorismo o magari la mafia oppure l'evasione fiscale...) li si priva di una fetta importante della loro riservatezza. Al contrario si preferisce agire in silenzio, senza destare l'attenzione né fare rumore: dopotutto ai media ubbidienti basta ordinare di parlare d'altro e questi obbediscono ossequiosi. L'unica consolazione è che, almeno questa volta, la quasi totalità dei lettori è indignata da tale proposta di legge (*3).
Dopotutto su questi argomenti la sensibilità degli italiani è ancora scarsa: in pochi si rendono conto dei pericoli a cui stiamo andando incontro.
Un esempio concreto di questo pericolo, ovvero della scarsa se non nulla riservatezza, l'ho trovato in un altro editoriale del FattoQuotidiano: Dati sanitari, in centinaia potrebbero accedervi. Anche i datori di lavoro? di Luciano Casolari.
È un articolo interessante perché mostra un pericolo che io da tempo avevo ventilato (*1) come possibilità assolutamente non remota: l'abuso per altri scopi di informazioni riservate (non importa come siano state raccolte). In particolare l'articolo riporta la vicenda di una dirigente colpita da una grave malattia che è stata licenziata dal suo datore di lavoro: la parte interessante (e sospetta) è che lei non aveva detto niente a nessuno della sua malattia ma il suo capo, congedandola, si è lasciato sfuggire che adesso avrà più tempo per curarsi. L'articolo e la ex dirigente si chiedono: com'è possibile che il datore di lavoro sapesse?
Inizia così la descrizione del viaggio allucinante che le nostre informazioni più private compiono passando di mano in mano: alla fine si calcola che nella sola struttura pubblica dove si è svolta l'analisi fra cento e duecento persone potrebbero accedere ai nostri dati. Se anche il 99% di essi fosse onesto e incorruttibile, statisticamente ci sarebbero comunque una o due persone disposte a vendere queste nostre informazioni. Non solo: presto i nostri dati sanitari saranno a disposizione di altri ministeri (ad esempio per preparare il 730 precompilato). Questo significa che un altro esercito di persone potrà accedervi: dipendenti dei ministeri, tecnici informatici, etc...
È evidente che le possibilità di incontrare persone disposte ad abusarne, in cambio di denaro o altri favori, crescerà esponenzialmente (*2).
Conclusione: i pericoli per la nostra libertà sono sempre più numerosi e arrivano da ogni direzione. La maggior parte delle persone è obliosa del problema e così, un boccone alla volta, i nostri diritti vengono inghiottiti dal nostro stesso Stato. Il governare è sempre più inteso non come servire la collettività ma come controllare, depredare e costringere il popolo, non sovrano ma suddito.
Nota (*1): Il mio esempio classico era sul politico che faceva una campagna elettorale mirata in base alle preferenze politiche dei suoi potenziali elettori: perché sprecare soldi in materiale di propaganda con chi ha già intenzione di votarti o con chi non ti voterà mai? Meglio invece concentrarsi sugli indecisi... Tramite le informazioni, i “mi piace”, di FB questo è uno scenario molto plausibile.
Nota (*2): Personalmente mi fido pochissimo soprattutto dei tecnici informatici: il personale medico ha comunque un'etica del rispetto del paziente ma l'informatico vede solo numeri e nomi privi di significato: temo che egli avrà meno remore morali ad abusare dei dati a cui può accedere...
Nota (*3): Non voglio divagare ma non posso fare a meno di chiedermi di dove siano le opposizioni. E per opposizione intendo il solo M5S visto che è palmare che le altre forze politiche, benché non al governo, sono comunque fatte della stessa pasta: PD, PDL, SEL etc sono tutti uguali... Ma il M5S, se è veramente diverso, perché non fa propria questa battaglia fondamentale per la libertà dei cittadini? La risposta è che, accanto a tanti parlamentari bravi e volenterosi, c'è una dirigenza marcia (per capirsi chi dirige il “blog” di Beppe Grillo e decide così arbitrariamente la linea politica da seguire...) che ha da tempo tradito quelli che dovevano essere i principi del movimento...
lunedì 1 febbraio 2016
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