


Certamente Locke ha dei meriti storici grandissimi perché, in un'epoca non troppo lontana dalla fine del medioevo, ha ridato centralità a concetti come l'uguaglianza fra gli uomini e il valore assoluto della libertà individuale (*1). Il professore l'ha introdotto adesso perché il pensiero di Locke ha dei punti di contatto con il libertarianismo ma, beh, a mio avviso si tratta solo di somiglianze superficiali.
Del lavoro di Locke non mi piace la premessa centrale del suo pensiero: lo Stato di Natura. Mi è occorso molto tempo per capire il vero senso logico dell'introduzione dello Stato di Natura perché ho dovuto calarmi nella mentalità bigotta della fine del XVII secolo. O magari il problema è stato solo quello di non aver letto l'intero saggio ma solo una parte...
Comunque sia l'elemento che mi sfuggiva era questo: Locke pone le basi del suo pensiero sullo Stato di Natura perché quello era lo stato in cui Dio aveva inizialmente posto l'umanità. E poiché Dio è perfetto, Locke ne ricava che le leggi che regolavano questo stato erano a loro volta perfette e dovrebbero quindi essere prese come base di partenza per stabilire qualsiasi morale del diritto: compresa una che si adatti a una società più complessa come quella del XVII secolo.
Il primo limite di Locke è quindi il porre come giustificazione ultima di tutto la volontà, insondabile e non sempre intelligibile, di Dio. Che però Locke ha invece ben chiara! (*2)
Il secondo limite è lo Stato di Natura stesso. Non ha basi scientifiche ma si basa su un mondo immaginifico dell'autore, sulla sua personale idea di come vivessero i nostri antichi antenati prima della nascita della civiltà.
Avrei da obiettare su numerosi aspetti di questo ipotetico Stato di Natura immaginato da Locke ma mi limiterò a un caso fondamentale: quello sulla libertà dei nostri antichi antenati.
Secondo Locke, nello stato di natura, gli uomini avevano piena libertà in quanto non esistevano gerarchie e tutti erano quindi fra loro uguali. Probabilmente li immaginava in una sorta di paradiso terrestre con il cibo che cresceva abbondante e senza pericoli.
In realtà se consideriamo la vita degli uomini cacciatori/raccoglitori (ai quali sembra ispirarsi Locke) le cose non erano così semplici: per sopravvivere tali uomini dovevano cooperare insieme e, di conseguenza, seguire degli obblighi comuni a scapito della propria libertà individuale. Anzi, secondo Harari (v. W Harari), nulla indica che tali gruppi di persone non avessero leggi violente e repressive. Di sicuro è stata ritrovata una tomba che porterebbe a pensare che, già allora, esistesse una stratificazione sociale.
In altre parole lo Stato di Natura immaginato da Locke non è mai esistito: anzi, se prendessimo le più antiche società come modello di perfezione sociale da imitare per quanto possibile, probabilmente otterremo l'opposto di quanto sperato.
È su questa base di argilla che Locke costruisce il suo pensiero ed è per questo che io non lo trovo convincente.
Ho la sensazione che le idee di Locke su uguaglianza e libertà fossero valide e pregevoli in assoluto. Ma invece l'autore le impoverisce cercando di conciliarle con l'idea del Dio perfetto e creatore (*3) e giustificando, almeno parzialmente, le strutture della società del tempo.
Conclusione: nulla mi vieterebbe di lasciar perdere questo lungo brano di Locke che sto leggendo e passare oltre. In effetti, grazie a questo stesso pezzo, mi sono chiarito quella sfumatura di pensiero che mi sfuggiva e che, probabilmente, mi spingeva a perseverare nel mio sforzo di comprensione. Probabilmente adesso non ho motivo per perderci altro tempo: oltretutto, arrivato a metà lettura, non ho trovato nessun concetto significativo di cui il professore non avesse già accennato...
Nota (*1): di cui invece oggi ci stiamo rapidamente dimenticando preferendole, ad esempio, un'illusoria sicurezza... Complici governi che legiferano contro gli interessi dei propri concittadini e media asserviti che distolgono l'attenzione dai veri problemi invece di evidenziarli.
Nota (*2): In altre parole Locke giustifica i propri principi attribuendoli a Dio...
Nota (*3): Fanno sorridere gli sforzi di Locke con cui spiega come il passo della Bibbia in cui Dio dona ad Adamo la Terra non possa essere preso a giustificazione delle differenze attuali nella proprietà delle cose...
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