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giovedì 29 gennaio 2015

Fuoriusciti, espulsi, vomitati ma non dimessi

Su FB, almeno fra le mie scarse conoscenze, in questo periodo imperversa una diatriba fra attivisti o simpatizzanti del M5S ed ex dello stesso.
Io, benché faccia parte della seconda categoria, cerco di tenermene fuori: sono dell'idea che su FB sia impossibile articolare un confronto sensato di idee e non mi va di prendermi o mandare (difficile conoscendomi!) insulti con sconosciuti o quasi...

Comunque la richiesta che più frequentemente i grillini rivolgono, suppongo provocatoriamente, ai dieci parlamentari fuoriusciti dal M5S è quella di dimettersi. L'argomentazione è: siete stati eletti con i voti del M5S, se non vi riconoscete più in esso, benissimo ma dovete tornarvene a casa e far subentrare al vostro posto i primi non eletti in lista elettorale perché altrimenti tradite i cittadini che vi hanno votato.

Non tutti lo sanno ma i parlamentari, proprio per evitare che siano soggetti a costrizioni esterne, possono dimettersi solo per gravi motivi di salute.
Facciamo però finta che così non sia e analizziamo questo dilemma morale: è (sarebbe) giusto per un parlamentare che non si riconosce più nella propria forza politica rimanere in Parlamento o dovrebbe dimettersi?

Per rispondere a questa domanda la chiave è capire, secondo la filosofia della democrazia, a chi debba rispondere un parlamentare. La risposta è ai cittadini che rappresenta, ovvero a coloro che lo hanno votato.
È qui si ha un problema pratico insormontabile: non è infatti possibile, poiché il voto è segreto, rintracciare gli elettori che hanno contribuito all'elezione di un parlamentare e chiedere loro cosa il loro rappresentante debba fare.

Arrivati a questo limite invalicabile si può solo cercare di indovinare che cosa pensino tali elettori. Ogni caso è diverso: ci può essere il partito che fa il contrario di quanto dichiarato in campagna elettorale, facendo quindi infuriare i propri elettori, oppure no.

Per il caso specifico dei fuoriusciti dal M5S la domanda diventa quindi: ci sono indicazioni che permettano di stabilire quale sia l'orientamento dei suoi elettori (*2)?

Ne abbiamo un paio: la prima indicazione è data dal progressivo calo di voti ottenuto dal M5S a ogni consultazione posteriore alle politiche del 2013. Mi pare abbastanza evidente la lettura che, del 25% circa di elettori del 2013, una buona fetta, difficile da quantificare ma comunque consistente, non si riconosca più nel M5S.
La seconda indicazione è ancora più significativa: si tratta degli attivisti, senza incarichi istituzionali, che hanno spontaneamente abbandonato il movimento (*1) al quale avevano creduto e al quale avevano gratuitamente prestato il proprio tempo libero. Questi ex attivisti, prima di tutto cittadini, sono un segnale forte sugli umori dell'elettorato del M5S.

Queste due indicazioni fanno ragionevolmente pensare che una buona fetta degli elettori delle politiche del 2013 non sia affatto contrariata dal comportamento di questi dieci parlamentari ma che, anzi, lo approvi pur con qualche “se”.
I “se” sono, in breve: mantenere i principi del M5S, non entrare in altri partiti, mantenere i contatti con il territorio etc...

Modifica (30/1/2014): la seguente osservazione l'avevo preparata nella bozza ma poi mi sono dimenticata di svilupparla e inserirla nell'articolo! Rimedio oggi...
Alcuni grillini poi, nei loro commenti su FB, cadono nella comicità involontaria quando scrivono frasi del tipo: “Questi non si dimettono? La prossima volta dovremo sceglierli meglio i nostri candidati!”.
Evidentemente non sanno che, uno dei motivi principali per cui (almeno in Toscana) molti attivisti hanno abbandonato il M5S, è proprio quello di non essere riusciti (a causa di interventi e veti dall'alto) a cambiare le regole interne per la selezione dei candidati alle elezioni in maniera da poter scegliere persone, non solo oneste, ma anche serie e preparate: non dei completi sconosciuti magari iscritti al "blog" da anni ma che non si sono mai fatti vedere a un banchino o a una riunione...

Conclusione: conoscendo personalmente un paio dei dieci fuoriusciti sono ragionevolmente fiducioso che la loro scelta non sia dettata da secondi fini. Comunque determinante sarà il comportamento dei prossimi giorni.

Nota (*1): Io per primo avevo maturato questa posizione già a ottobre dello scorso anno (v. L'ultimo tabù) e avevo continuato a collaborare col mio gruppo, che in buona parte condivideva le mie perplessità, solo per spirito di squadra e di impegno sul territorio. Quando poi a novembre (v. La fine del M5S) gli eventi sono precipitati non ho avuto esitazioni a prendere le mie decisioni.

Nota (*2): quelli del 2013! è ovvio che chi ancora crede nel M5S sia infuriato!

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