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venerdì 11 maggio 2012

'O curtiello

Fatalmente oggi penso alle mie scarpe.

Da piccolo la mamma mi trascinava nei negozi di scarpe: in genere mi annoiavo perché avrei scelto le prime che capitavano per tornarmene subito a casa. Ovviamente, la mamma aveva gusti meno facili dei miei e si prendeva il suo tempo...
Fortunatamente c'erano un paio di aspetti che controbilanciavano la mia noia...

Mi piaceva la commessa che con delicata destrezza mi provava la scarpa ma, soprattutto, apprezzavo quando mi facevano fare qualche passo chiedendomi come mi trovavo.
In realtà da piccolo (ma anche da grande!) ho sempre odiato che i miei non chiedessero mai la mia opinione su nulla: è ovvio che l'opinione di un bambino, se in contrasto con quella dei genitori, ha poche probabilità di essere corretta! Ma il punto è che un adulto non dovrebbe chiedere a un bambino la sua opinione con chi sa quali aspettative: l'importante è chiedere per responsabilizzare: l'intento deve essere pedagogico...

Se i genitori fanno una domanda “seria” a loro figlio questo si sentirà importante e cercherà di rifletterci per rendersi utile. Se la risposta del bambino è conforme all'idea dei genitori tanto meglio (ma in più il bambino sarà responsabilizzato perché avrà ufficialmente confermato di condividerla), se invece la risposta non è “corretta”, i genitori avranno la possibilità di spiegargli dove sbaglia: che cosa non ha considerato, cosa ha stimato erratamente, quali sono le priorità della famiglia, etc...
In questo secondo caso, ancor più, aumentano le possibilità di aiutare a far maturare il bambino facendolo riflettere e trattandolo da “adulto”. Spesso si sottovaluta l'importanza dell'insegnare a prendere decisioni importanti come se questa dovesse essere una capacità innata che non necessita di essere appresa...

Tornando a KGB io mi sono sempre sentito ignorato da bambino: cioè non ignorato ma non considerato; sicuramente sottovalutato forse un po' escluso.
Ma per le scarpe no: io avevo l'ultima parola!
Mentre facevo i miei passettini per il negozio tutti gli occhi erano puntati su di me aspettando il mio responso: la mamma mi guardava sorridendomi adorante; la commessa, ansiosa di incassare, mi guardava con un sorriso molto più calcolatore, probabilmente riflettendo, in caso avessi sollevato qualche obiezione, a quali nuove scarpe presentare a mia madre...

Ricordo che, durante le prove, la domanda era sempre la stessa: “ma ai diti ti stringe?”. Il fatto è che si cercava di comprare sempre le scarpe un poco più larghe dell'ideale perché, a quell'età, i piedi mi crescevano in fretta e c'era il serio rischio di doverle buttare quando ancora erano semi nuove!
Il risultato era, visto che ho la pelle delicatissima, che mi venivano sempre delle terribile vesciche al calcagno e, durante i primi giorni con le scarpe nuove, zoppicavo sempre...

Un'altra cosa che mi sarebbe piaciuto fare sarebbe stato uscire dal negozio con le scarpe nuove ai piedi: invece no, la mamma non ha mai voluto. Chissà perché non potevo “rinnovarle” subito visto che, in genere, iniziavo comunque a indossarle dal giorno dopo... booo: mistero materno...

Poi finalmente i miei piedi hanno cessato di crescere: per qualche anno la mamma ha continuato ostinatamente a comprarmi scarpe un po' più grandi, perché non si era immediatamente resa conto che il suo “bambino” non cresceva più, ma poi si adeguò.

Anzi! Divenuto ragazzo la mia testardaggine si era proporzionalmente moltiplicata col risultato che la mamma non riusciva più a trascinarmi a comprare insieme a lei le scarpe nuove: però, grazie al fatto che la mia misura era ormai nota e immutabile, iniziò a rifornirmi di scarpe in cui stavo più o meno scomodo e che mi piacevano più o meno poco.
Però a me sembrava equo: la mamma mi comprava le scarpe che voleva senza disturbarmi e io non mi lamentavo più di tanto...

Probabilmente una persona più attenta alla moda sarebbe stata felicissima di scegliersi le scarpe che più preferiva. Come potete però immaginare anche da ragazzino, al liceo per intenderci, disdegnavo già le mode e non mi interessava minimamente omologarmi agli stili dei miei coetanei. Insomma ero decisamente “out” ma non me ne curavo né mi importava.

Questo per arrivare a spiegare perché mi comprai, per la prima volta da solo, un paio di scarpe alla tenera età di 25 (+ o -) anni!
All'epoca studiavo all'università di Pisa e mi ritrovai nella triste necessità di dover presenziare al funerale di mia zia. Mia cugina, conoscendomi bene e non apprezzando troppo il mio stile che definiva da “homeless”, si premurò di chiedermi se avevo scarpe adeguate alla funzione religiosa. Ovviamente io avevo solo scarpe da ginnastica più o meno consunte e sicuramente non le classiche scarpe nere di cuoio...
Allora me ne andai nel primo negozio di scarpe che trovai e optai per qualcosa, non proprio di tradizionale ed elegante, ma almeno passabile. All'epoca andavano di moda le Timberland e mio zio non faceva che decantarne le qualità così io... dopo aver visto i prezzi... presi qualcosa che le rassomigliava un po': design simil-Timberland, colore marrone scuro ma con una suola biancastra decisamente bruttina (sul momento non me ne resi conto...) ma prezzo decisamente inferiore. Mia cugina quando le vide storse subito il naso ma, rendendosi conto della mia buona volontà, mi disse: “vabbè, possono andare... sigh...”.
Inutile dire che, appena la mamma le vide e riuscì a metterci le mani sopra, le fece sparire di circolazione: non so, forse le bruciò nel camino...

Attualmente sono alle prese con un esperimento: vedere cosa succede quando le scarpe iniziano a rompersi. Già ai tempi dell'università avevo iniziato un esperimento analogo e, a Pisa, indossavo delle scarpe in avanzato stato di decomposizione: sfortunatamente un giorno, per sbaglio, ci tornai a casa e la mamma, svelta svelta, prima che me ne accorgessi, me le buttò nella spazzatura senza nemmeno farle passare dal via...



Invece, le scarpe di queste foto, le comprai in Olanda: sono ancora molto comode e l'unico problema reale è la suola che si sta distaccando da quella destra. Ho provato a riattacarla col silicone ma non regge perché troppo “rigido” col bostik è andata un po' meglio ma, dopo una decina di giorni, si è scollata di nuovo.
In realtà, a parte gli sguardi disgustati delle persone di buon gusto, il problema della scarpa con la suola scollata, non considerando l'occasionale incespicatura, è dato solo dalle pozze d'acqua: basta un'unica pozzetta e l'acqua arriva a bagnare il piede.
Certo sono un po' in lieve imbarazzo a usarle in pubblico ma volete mettere l'importanza del mio esperimento?!

Le ultime scarpe degne di nota sono queste:


Come vedete niente di eccezionale. Forse qualcuno avrà riconosciuto delle Geox ma per me non sono importanti per il loro marchio. Anzi mi stanno pure un po' strette e non mi piacciono particolarmente.
Eppure ci sono molto affezionato perché sono l'ultimo regalo che mi fece mia mamma poche settimane prima di morire. Ricordo che, tornato per qualche giorno dalla Spagna, mi chiese di accompagnarla a fare acquisti. Si passò da una profumeria dove comprò un profumo per sé, della schiuma-gel per la barba a me (su mio suggerimento!) e due pensierini per le mie cugine; poi parcheggiai vicino al fiume e lei, scesa di macchina, stette diversi minuti sorridendo assorta a contemplare l'ampia ansa con le paperelle starnazzanti sotto di noi: in effetti era una bella vista ma in circostanze normali non sarebbe stata degnata che di uno sguardo distratto. Invece quel pomeriggio era facile indovinare i suoi pensieri e la sua consapevolezza che era probabilmente l'ultima volta che avrebbe visto quel paesaggio...
Ma torniamo alle mie scarpe: ci fermammo anche al negozio "Tuttoscarpe" e, nonostante le mie rimostranze (“ne ho a dozzine!” protestavo io), volle insistere per regalarmene un paio: così finii per provare le famose scarpe che fanno “respirare i piedi”...
Da allora le indosso però raramente: le conservo per le occasioni importanti, quando voglio ricordarla oppure augurarmi buona fortuna (anche se decisamente non sembrano portarla... sgrunt...). Mi piacerebbe che restassero sempre con me e per questo non le metto quasi mai: forse una volta ogni due anni!

La conclusione è un non sequitur: secondo il test della mia Nintendo Wii Fit oggi dovrei indossare scarpe molto più piccole: ben 17 taglie meno e, per l'esattezza, la 24!!!!

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