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sabato 15 gennaio 2011

Mamma cinese

Ieri ho letto il seguente articolo su Corriere.it: Madri orientali, inflessibili e migliori.

Suggerisco di leggerlo perché è corto e non impegnativo. Comunque, in poche parole, l'articolo descrive l'esperienza educativa di una professoressa di Legge americana di origine cinese.
In particolare il suo metodo “educativo” è ultra severo. C'è un solo esempio ma molto significativo: una delle figlie, a 7 anni, non riusciva a imparare un difficile brano al pianoforte; dopo una settimana la madre iniziò a minacciare la figlia (di non ricevere regali per Natale, di non festeggiare i suoi compleanni, di regalare i suoi balocchi, etc...) e a prenderla a male parole (“incapace”, “codarda”, “patetica”, etc...). Quella sera stessa, la bambina, magicamente, riuscì a suonare il brano alla perfezione. Trionfo del metodo "educativo" materno.

Secondo la signora questo metodo educativo, basato sulle parole chiave “rigore”, “disciplina” e “severità” (RDS), è quello utilizzato dalle madri cinesi e garantisce di trasformare ogni bambino in un piccolo genio matematico, musicale o come i genitori preferiscano...

Personalmente sono rimasto molto perplesso: ci sono dei lapalissiani errori di fondo ed è evidente che la signora ha dei grossi problemi psicologici.

I problemi psicologici sono evidenti: posso essere d'accordo, anzi sicuramente è così, che “rigore”, “disciplina” e “severità” (RDS) aiutino un bambino a dare il meglio di se stesso. Il problema è che la signora oltrepassa ampiamente i limiti di RDS per sconfinare nella pura e semplice crudeltà. Credo che un buon psicologo potrebbe spiegare questo suo odio verso le figlie...

Gli errori di fondo sono altrettanto evidenti.
Non mi risulta che tutti i ragazzini cinesi di Shanghai, citati nell'articolo, siano geni musicali o della matematica. Evidentemente ottengono dei risultati superiori alla media ma questo equivale a ben altro che essere dei geni! Questo significa che il metodo RDS non fa miracoli ma semplicemente migliorerà le prestazioni dei ragazzi di un ragionevole 10, forse 20%...

L'altro errore di fondo è ancora più macroscopico e fa apparire ironico che questo saggio sia stato pubblicato dal quotidiano finanziario Wall Street Journal.
Quando si giudica il risultato di un'operazione? Quando questa è in corso o quando è terminata? È una domanda retorica: ovviamente quando tutto è concluso.
Quando si giudica il risultato di un metodo educativo? Qui è più difficile rispondere: forse a 18 anni? Al termine dell'università? Oppure a quarant'anni (quando si può fare il conto dei soldi spesi per lo psicologo e per gli psicofarmaci!)?
Non lo so. Sicuramente non è però possibile trarre conclusioni quando le bambine (lo si capisce dalla foto allegata all'articolo) stanno appena entrando nell'adolescenza!
Chi ci dice che il il metodo “educativo” della madre non porterà ad esempio le figlie a scappare di casa o, peggio, a drogarsi? Insomma, siamo sicuri che queste ragazzine non abbiano subito dei danni psicologici? Le auguro di no ma ancora è presto per dirlo...
Torniamo al Wall Street Journal. Cosa ha fatto la madre pubblicando il suo saggio? Ha fatto un'operazione finanziaria. Ha “venduto” il suo metodo educativo, come se fossero delle azioni, all'apice del suo valore: ovvero quando le figlie eccellono confrontate con le loro coetanee. Credo che la signora sia consapevole che fra qualche anno le sue figlie potrebbero non essere più speciali come sono adesso. Allora il suo metodo “educativo” apparirebbe per quello che è: inutilmente crudele.

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