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giovedì 10 dicembre 2015

Incompleto ma colorato

Ho letto un libriccino molto breve: Il rabbi di Bacherach di Heinrich Heine, Ed. SE, 1989.
Si tratta di un'opera incompiuta che si interrompe appena dopo i primi tre capitoli. La trama doveva basarsi intorno alle vicissitudini di una coppia di ebrei nel medioevo: il Rabbi Abraham e sua moglie, la bella Sara. Nel secondo e terzo capitolo vengono presentati altri personaggi interessanti ma è impossibile prevedere quale sarebbe stato il loro ruolo nella vicenda.

Devo dire che questo volumetto mi ha lasciato piuttosto perplesso: la trama di per sé non è sufficientemente sviluppata per riuscire a comunicare qualcosa: si può tentare di immaginare quali sarebbero stati i suoi messaggi ma si tratta di un'operazione di pura fantasia. Considerando l'opera esclusivamente da questo punto di vista la farebbe apparire come inutile e priva di senso eppure...
Eppure questi tre capitoli hanno un fascino enorme: ci ho riflettuto per capire cosa mi aveva colpito e sono giunto alla conclusione che si tratta dei colori. I colori predominano in ogni descrizione e sono vividi e vivaci; anche lo stile, con i personaggi che attraversano più volte la soglia fra il verosimile e l'inverosimile, contribuisce a dare al testo un saporefiabesco...
Era sicuramente un'opera molto promettente ed è un peccato che non sia stata terminata. Non saprei se consigliarne la lettura o no: personalmente l'ho trovato toccante ma si tratta di un giudizio soggettivo, magari ad altri darebbe solo l'impressione di aver perso tempo...

Un paio di annotazioni:
Nel terzo capitolo è riportata una filastrocca che ricalca quasi esattamente il testo di Alla fiera dell'est di Angelo Branduardi. La differenza sta nel verso iniziale: nella canzone di Branduardi si compra un topolino “per due soldi” mentre nel libro di Heine si tratta di un capretto. Pensavo che si trattasse di uno scherzo (visto che nel libro è la Pasqua ebraica) e non mi sembrava credibile che poi un gatto si mangiasse un capretto. Però ho controllato su Wikipedia ed effettivamente la versione originale (v. Chad Gadya) ha le sue origini nella musica popolare tedesca del medioevo e la versione del racconto non è quindi solo corretta ma anche perfettamente appropriata...

Nel primo capitolo i due protagonisti sono costretti a fuggire precipitosamente dalla loro casa di Bacherach perché Abraham si è accorto che dei suoi ospiti, evidentemente cristiani travestiti da ebrei, avevano introdotto e nascosto il cadaverino di un neonato: molto presto ci sarebbe stata un'irruzione e il rabbino e la sua famiglia sarebbero stati accusati di aver sacrificato un bambino cristiano per celebrare la Pasqua ebraica.
Probabilmente fino a qualche tempo fa un'idea di questo genere mi sarebbe sembrata solo un pretesto poco credibile usato dall'autore per dare il via alle avventure dei suoi protagonisti ma recentemente (un anno, forse due, poco dopo aver seguito il corso di Harari...) ho letto un pdf (la scansione di un vecchio libro) il cui titolo mi aveva incuriosito: Il sangue cristiano nei riti ebraici della moderna sinagoga dell'ex rabbino Neofito (poi monaco greco), Ed. Tipografia Giachetti, Figlio e C., 1883, trad. Professore N.F.S.
In tale libro viene appunto spiegato come veniva usato il sangue di bambini cristiani assassinati nella celebrazione della Pasqua ebraica che, in pratica, ci riporta direttamente alla trama del libro di Heine: evidentemente queste credenze sugli ebrei erano molto più diffuse di quanto immaginassi nel XIX secolo!

Conclusione: aggiungo che mi sembrava di aver già brevemente accennato al libro Il sangue cristiano nei riti ebraici della moderna sinagoga ma non mi è riuscito trovarne tracce nel mio viario. Il motivo è che nella ricostruzione dell'omicidio di un sant'uomo cristiano, il nome dell'ebreo che lo tradisce e uccide è Harari, proprio come il professore di storia (v. W Harari!) che mi ha così tanto entusiasmato! Non so quanto sia diffuso il cognome Harari: comunque l'essermi imbattuto due volte, a distanza di pochi mesi, in questo nome mai sentito prima è proprio una delle buffe coincidenze che mi piacciono tanto!

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