Premessa
A metà luglio, in Brevi nel caldo, accennai al fatto che avevo iniziato un nuovo racconto...
In tutti questi giorni poi, in realtà, ci ho lavorato solo una serata. Non so neppure se riuscirò a portarlo a termine: diversamente dal solito ho solo un'idea vaghissima della trama e, oltre al materiale pubblicato qui di seguito, non sono andato molto più avanti...
Però, invece di aspettare di finirlo, sempre che riesca a farlo, ho deciso comunque di pubblicare quanto già scritto.
I Cavalieri
Re Alberto guardò cupamente i convenuti seduti ai loro posti. Intorno all'antico tavolo di quercia i cavalieri si scambiavano poche cupe parole e scuotevano la testa preoccupati. Poi, alzando la mano guantata, il re prese la parola. Immediatamente i cavalieri smisero di confabulare fra loro e rivolsero tutta la loro attenzione al proprio sovrano.
«Conoscete già per quale motivo vi ho convocato...» - esordì re Alberto - «...Ser Graziano è scomparso ormai da mesi ed è giunto il momento di decidere tutti insieme cosa fare.»
Ser Giovanni aprì la bocca per un commento sarcastico ma l'occhiata gelida del re gli fece morire il ghigno sulle labbra.
«La questione è seria: già altre volte ser Graziano si è allontanato da noi, anche per molto tempo, ma stavolta è diverso... Temo che sia perso, forse impossibilitato a tornare, forse prigioniero. Conosciamo tutti il ruolo fondamentale di ser Graziano in questa assemblea: io stesso che sono il re molto spesso, non mi vergogno ad ammetterlo, mi sono piegato alla sua volontà. Non sempre queste scelte sono state corrette e tutti ne abbiamo patito le conseguenze sulla nostra pelle: ma cosa potevamo fare?
Forse per qualcuno di noi la sua scomparsa ha rappresentato una temporanea benedizione: l'inquietudine di ser Graziano è contagiosa, i suoi lamenti importuni spesso ci hanno distratto dai nostri obiettivi e, ancor più spesso, il suo entusiasmo incontrollato ha ostacolato i nostri compiti. È vero: ser Graziano è talvolta un peso, ma tutti conosciamo la sua forza e la sua determinazione. Nella battaglia più feroce è un bastione sicuro sul quale tutti noi abbiamo contato per riprendere fiato e tornare a combattere.
Quando ser Graziano si allontana la sua assenza può costituire un momentaneo sollievo ma, se dovesse perire, sarebbe la fine per tutti noi: siamo d'accordo su questo?»
Tutti i cavalieri annuirono gravemente o borbottarono un cupo sì.
«Allora dobbiamo scoprire cos'è accaduto e, se necessario, intervenire in suo soccorso!» - esclamò re Alberto battendo un pugno sul tavolo.
«Come sapete ser Graziano non si è mai confidato molto con me e io, meno di tutti voi, ho idea di cosa possa essergli accaduto di preciso. Nessuno di noi lo sa, eppure credo, spero, che condividendo e confrontando insieme le nostre conoscenze si possa riuscire ad arrivare a una qualche conclusione. Procediamo con ordine: si parli uno alla volta e si spieghi in maniera chiara e concisa quale siano state le ultime parole scambiate con ser Graziano e le proprie supposizioni riguardo a cosa gli sia successo. È chiaro a tutti? Ci sono domande? Bene, procediamo...»
Per un po' i cavalieri si guardarono, incerti su chi dovesse cominciare e cosa e quanto dire. Poi Tristano, il più giovane della compagnia, si alzò e con voce commossa disse: - «Molti mesi orsono, prima che se ne andasse, ser Graziano mi cercò: era emozionato e felice, ribolliva di entusiasmo contagioso e, grazie a questa sua energia travolgente, mi convinse a iniziare l'opera che da tempo avevo in mente ma non avevo mai osato intraprendere. Qualcuno di voi, forse, sa che sto scrivendo il mio grande capolavoro per cetaredi Il dragone assetato ma, sfortunatamente, senza i consigli di Graziano temo che non riuscirò a portarla a termine...»
Intervenne re Alberto - «Sappiamo che tu, seppur da pochi anni con noi, e ser Graziano condividevate notevoli affinità e interessi. Nonostante la differenza di età, eravate molto vicini: puoi però darci delle indicazioni utili per capire cosa gli sia successo? Ti ha forse detto dove aveva intenzione di andare?»
«Inizialmente, per molti mesi, fu allegro e speranzoso, ma poi divenne improvvisamente sempre più cupo e scostante. Continuò a venirmi a trovare perché mi aveva promesso il suo aiuto ma, in effetti, divenne più un peso che uno stimolo per la mia ispirazione.
Con me parlava principalmente di musica ma era sottinteso, o comunque mi fu subito chiaro grazie alla mia sensibilità, che la cagione della sua allegria fosse una fanciulla...»
Ser Giovanni ridacchiò sommessamente ma l'occhiataccia che il re subito gli scagliò lo fece nuovamente tacere.
Proseguì intanto ser Tristano - «Una ragazza lo ispirava e animava i suoi pensieri dandogli scopi, idee ed energie. In lui queste energie si moltiplicavano, la brezza diventava tempesta, ed egli senza sosta si adoperava e, con noi tutti, condivideva la sua esuberanza.»
Molti cavalieri annuirono alle parole di ser Tristano, memori delle proprie esperienze con ser Graziano.
«Poi però qualcosa cambiò: i suoi vaghi accenni alla fanciulla misteriosa si diradarono fino a cessare. Contemporaneamente egli divenne sempre più scuro e accigliato, pensieroso e distratto. Non me lo disse chiaramente ma, grazie alla mia raffinata intuizione...»
«Quale fortuna che un giovane così sensibile, talentuoso e perspicace si sia unito alla nostra compagine!» - esclamò ser Alvaro ridendo: molti cavalieri si unirono alla sua risata mentre ser Isacco scosse cupamente la testa.
«Ordine! Ordine!» - urlò re Alberto e, solo quando il silenzio fu ripristinato, disse - «Prosegui ser Tristano...»
«...dicevo, prima che l'ingiustificata ilarità sconvolgesse questa riunione, che improvvisamente ser Graziano cambiò. Io ho il forte sospetto che il rapporto fra lui e la misteriosa ragazza si fosse improvvisamente deteriorato e, con esso, l'umore del mio amico e mentore ser Graziano.»
«E questo conferma i nostri sospetti: quando ser Graziano sparisce c'è sempre di mezzo, o sotto!, una donna...» - commentò con un sorriso beffardo sulle labbra ser Alvaro.
«Evitiamo battute e commenti inutili: ser Alvaro, visto che hai preso la parola, hai qualche elemento utile da aggiungere?» - brontolò il re fissandolo accigliato.
Per una volta il sorriso abbandonò la faccia di ser Alvaro mentre questi, sostenendosi il mento con la mano, si fece meditabondo.
«Uhmm... anch'io, un po' come tutti noi, tendo a farmi influenzare da ser Graziano: quando è di buon umore spesso ci troviamo a ridere e scherzare insieme, magari ci scoliamo qualche boccale di birra scura alla taverna e poi ci congediamo col cuore lieto e gran pacche sulle spalle... Quando però l'umore di ser Graziano si fa cupo: e questo accade con fastidiosa regolarità, tutti i miei sforzi per distrarlo divengono inutili e, talvolta, addirittura controproducenti.
Lo stesso amore che lo solleva e lo fa volare alto fra le nuvole diviene un peso al collo che lo affonda fino al fondo limaccioso di una nera palude. Forse, fissandolo con una corda a un tuo marchingegno, lo renderebbe la fonte di energia perpetua che da sempre cerchi, vero ser Isacco?»
Ma nessuno rise alla battuta pensierosa di ser Alvaro: quando perfino lui diveniva serio, la gravità dell'argomento era tale che nessuno se la sentiva di ridere...
«Ser Alvaro, ti ringraziamo per il tuo intervento ma hai notizia specifiche su ciò che possa essere accaduto a ser Graziano?»
«Sì maestà: in realtà ho un elemento che forse potrebbe essere utile... Mesi fa, quando ancora Graziano era tutto sorrisi e il suo animo volava alto come... un pallone gonfiato? No... come... diciamo, come una rondine volitante... dicevo, in quei giorni ser Graziano venne da me e mi chiese di aiutarlo a preparare delle battute, dei divertenti calembour, con i quali intrattenere la ragazza della quale era invaghito. Io ero perplesso riguardo l'opportunità di esporre una giovinetta al mio umorismo e lo dissi chiaramente a Graziano. Ma egli insistette, disse che sarebbe stato prudente e, alla fine, fu così convincente che accettai di buon grado. Passammo tutta la sera a scrivere e a buttar giù idee, alcune mi pare anche piuttosto meritevoli, e a notte fonda ser Graziano se ne andò via soddisfatto ringraziandomi più volte.
Qualche giorno dopo lo rividi e, quando gli chiesi com'era andata, lui non disse niente, scosse mestamente la testa, si voltò e si allontanò rapido senza rispondere alle mie domande. Da allora lo rividi poche volte ma mi è chiaro che il mio umorismo non fu assolutamente apprezzato o che, più probabilmente, ser Graziano non seppe assolutamente dosarlo... »
«Quindi è colpa tua se anche questa storia di Graziano è finita male?!» - chiese ridendo ser Giovanni.
«Temo di sì...» - rispose ser Alvaro senza riuscire a nascondere un insolito e imbarazzato rossore.
L'esempio di Benjamin Franklin
9 ore fa
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