Non so se qualcuno dei miei lettori abbia dato un’occhiata all’ultima versione dell’Epitome ma nella sezione su Israele ([E] 16.3) nella nota 1327 scrivevo:
“A oggi (inizio settembre 2024) più volte Israele ha cercato di allargare il conflitto al Libano e all’Iran con l’intento di coinvolgere gli USA in un conflitto regionale potenzialmente molto pericoloso per il mondo intero. Le ragioni sono molteplici: 1. da una parte il prolungamento della guerra nella Striscia di Gaza sta divenendo economicamente, socialmente e militarmente intollerabile per Israele; 2. Netanyahu non può però ammettere (possibile solo con l’aiuto statunitense) l’insuccesso a Gaza sia per ragioni politiche ma anche, sembra, per le sue personali vicissitudini giudiziarie; 3. nella confusione di una guerra regionale Netanyahu spera di annettere, con la forza delle armi, nuovi territori creando un Grande Israele e, contemporaneamente, espellere tutti i palestinesi che ancora abitano quelle terre. È in questa ottica che devono essere interpretate le ripetute provocazioni israeliane all’Iran che, al momento, nonostante la minacciata ritorsione militare sembra, comprensibilmente, preferire aspettare di essere più forte.”
La conclusione della nota mi pare spieghi la vera ragione dell’attacco israeliano agli hezbollah e i bombardamenti in Libano: si vuole coinvolgere l’Iran nel conflitto per trascinarvi così a rimorchio gli USA.
Nel caos di una guerra che rischia di allargarsi a tutto il Medio Oriente, Netanyahu spera di aver la possibilità di espellere i palestinesi dalle loro terre e inglobarle nel territorio di Israele: finito il conflitto (sempre che non si allarghi a Russia e Cina divenendo nucleare), che Netanyahu spera di vincere con l’aiuto degli USA indipendentemente dal costo umano, il mondo sarà costretto ad accettare il nuovo stato di fatto.
Inutile ripetere che qui si gioca col fuoco e che le guerre possono essere imprevedibili: Netanyahu spera di salvare se stesso e, anzi, di divenire un eroe nazionale ma rischia anche la distruzione di Israele (e del mondo in caso di guerra nucleare).
Spesso diamo per scontato che tutti gli attori facciano le scelte più logiche e a loro convenienti e che quindi tutto sia prevedibile entro certi margini di errore: ma l’uomo è irrazionale e l’irrazionalità di uno solo può essere sufficiente a scatenare la follia di molti.
Di nuovo lo scoppio della prima guerra mondiale è emblematico.
Cosa farà l’Iran è per me imprevedibile: lo scorso aprile speravo che non reagisse ma pensavo che, anche date le dichiarazioni bellicose, l’avrebbe fatto.
Poi, invece, a Teheran è prevalso il buon senso: attendere e divenire più forte mentre USA e Israele si indeboliscono è la decisione razionale.
Logicamente l’Iran dovrebbe comportarsi così anche stavolta ma non conosco la mentalità iraniana né le pressioni dei suoi alleati né quelle della popolazione.
Beh, molti di questi ragionamenti li avevo fatti a inizio agosto in Aspettando la guerra e non starò a ripeterli.
Da qualche parte avevo scritto che la situazione dell’Iran è difficile anche perché, se non reagisce alla provocazione di Israele, prima o poi ne verrà un’altra. Ho cercato sul ghiribizzo questo concetto ma, suppongo, devo averlo scritto sul mio quadernone di appunti di geopolitica.
Quindi se anche stavolta Teheran non reagisse allora state pur certi che Israele, prima di Natale, colpirebbe ancora.
Forse, all’Iran conviene ormai aspettare le elezioni statunitensi di novembre per vedere chi sarà il nuovo presidente: sia Trump che la Harris sono schierati al 100% con Israele ma la Harris è un burattino dell’apparato militare industriale, Trump è più indipendente e ha dimostrato di avere buon senso. Non è nell’interesse degli USA una guerra con l’Iran e, FORSE, potrebbe, al di là dei proclami, costringere Israele a una pace.
Certo è un FORSE molto grande ma a novembre manca poco e secondo me varrebbe la pena aspettare.
Sarebbe interessante sapere se l’Iran ha fatto qualche dichiarazione ufficiale ma al momento non mi risulta niente.
Stasera mi sa che farò nottata per vedere cosa succede: in caso di guerra aspettatevi benzina/energia alle stelle: e adesso non abbiamo neppure il salvagente dell’energia a basso costo russa. Ovviamente anche l’inflazione a due cifre.
Se poi si arriverà alla guerra nucleare, sapete come la penso: problema risolto.
Il ritorno del gladiatore
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